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GIOVANNI
BOCCACCIO
(1313-1375)
DECAMERON
Prima Giornata
Introduzione
Quantunque volte, graziosissime donne,
meco pensando riguardo quanto voi naturalmente:
tutte siete pietose, tante conosco che
la presente opera al vostro iudicio
avrà grave e noioso principio,
sì come è la dolorosa
ricordazione della pestifera mortalità
trapassata, universalmente a ciascuno
che quella vide o altramenti conobbe
dannosa, la quale essa porta nella fronte.
Ma non voglio per ciò che questo
di più avanti leggere vi spaventi,
quasi sempre sospiri e tralle lagrime
leggendo dobbiate trapassare. Questo
orrido cominciamento vi fia non altramenti
che a' camminanti una montagna aspra
e erta, presso alla quale un bellissimo
piano e dilettevole sia reposto, il
quale tanto più viene lor piacevole
quanto maggiore è stata del salire
e dello smontare la gravezza. E sì
come la estremità della allegrezza
il dolore occupa, così le miserie
da sopravegnente letizia sono terminate.
A questa brieve noia (dico brieve in
quanto poche lettere si contiene) seguita
prestamente la dolcezza e il piacere
quale io v'hodavanti promesso e che
forse non sarebbe da così fatto
inizio, se non si dicesse, aspettato.
E nel vero, se io potuto avessi onestamente
per altra parte menarvi a quello che
io desidero che per così aspro
sentiero come fia questo, io l'avrei
volentier fatto: ma ciò che,
qual fosse la cagione per che le cose
che appresso si leggeranno avvenissero,
non si poteva senza questa ramemorazion
dimostrare, quasi da necessità
constretto a scriverle mi conduco. Dico
adunque che già erano gli anni
della fruttifera incarnazione del Figliuolo
di Dio al numero pervenuti di milletrecentoquarantotto,
quando nella egregia città di
Fiorenza, oltre a ogn'altra italica
bellissima, pervenne la mortifera pestilenza:
la quale, per operazion de' corpi superiori
o per le nostre inique opere da giusta
ira di Dio a nostra correzione mandata
sopra i mortali, alquanti anni davanti
nelle parti orientali incominciata,
quelle d'inumerabile quantità
de' viventi avendo private, senza ristare
d'un luogo in uno altro continuandosi,
verso l'Occidente miserabilmente s'era
ampliata. E in quella non valendo alcuno
senno né umano provedimento,
per lo quale fu da molte immondizie
purgata la città da oficiali
sopra ciò ordinati e vietato
l'entrarvi dentro a ciascuno infermo
e molti consigli dati a conservazion
della sanità, né ancora
umili supplicazioni non una volta ma
molte e in processioni ordinate, in
altre guise a Dio fatte dalle divote
persone, quasi nel principio della primavera
dell'anno predetto orribilmente cominciò
i suoi dolorosi effetti, e in miracolosa
maniera, a dimostrare. E non come in
Oriente aveva fatto, dove a chiunque
usciva il sangue del naso era manifesto
segno di inevitabile morte: ma nascevano
nel cominciamento d'essa a' maschi e
alle femine parimente o nella anguinaia
o sotto le ditella certe enfiature,
delle quali alcune crescevano come una
comunal mela, altre come uno uovo, e
alcune più e alcun' altre meno,
le quali i volgari nominavan gavoccioli.
E dalle due parti del corpo predette
infra brieve spazio cominciò
il già detto gavocciolo mortifero
indifferentemente in ogni parte di quello
a nascere e a venire: e da questo appresso
s'incominciò la qualità
della predetta infermità a permutare
in macchie nere o livide, le quali nelle
braccia e per le cosce e in ciascuna
altra parte del corpo apparivano a molti,
a cui grandi e rade e a cui minute e
spesse. E come il gavocciolo primieramente
era stato e ancora era certissimo indizio
di futura morte, così erano queste
a ciascuno a cui venieno. [
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