GLI
AUDIOLIBRI DI PB
Le versioni audio dei migliori racconti
comparsi sulla rivista, lette dagli autori
o dai membri della redazione di PB. Da ascoltare
on line o scaricare gratuitamente nel proprio
lettore MP3 per portarli con sè in
auto, in metropolitana o... al lavoro. Al
momento sono presenti in archivo
58 racconti scaricabili gratuitamente. >>Clicca qui per ascoltare
Un fiume vorticoso di poesie, parole ed emozioni che sgorgano calde come magma letterario tra le pagine de “l’inchino delle stelle” di Paolo Ceccarini.
Molti scrittori emergenti pensano che la poesia sia il mettere insieme poche righe senza filo logico e stilistico-letterario, o magari si definiscono “poeti alternativi” quando cercano di plasmare il contenuto in versi con una definizione che va oltre l’ermetismo per toccare facilmente i confini fragili del “non senso”. Polo Ceccarini non appartiene a questo genere di poeti, è altro, è “cosa”nuova e vera. Egli è un poeta. Non artificioso, né costruito, non eccessivamente spontaneo né oziosamente contemplativo, né narcisisticamente fermo sulla propria immagine poetica. Non è preso dalla smania del nuovo e del voler dire tutto e subito (peccato atavico degli scrittori alle prime armi); non v’è spazio nella sua raccolta a sensazionalismi. Il prodotto che con zelo e cura costruisce è intimo, ordinato, profondo e sincero. Esso è genuinamente legato ad esperienze personali ma mature, capaci di dare forma al caos delle emozioni.
Il volume di Ceccarini è un mosaico di temi legati all’uomo ed alla poesia classica, temi “bucolici”, di quell’ intenso ed irrinunciabile legame con la terra, esaltata come amica esperta più che come madre. Ad essa sacrifica le asperità ed i contrasti delle esperienze tipiche della gioventù.
Figlio dell’era digitale, della vita virtuale, dei sentimenti di silicio, Ceccarini recupera ed esalta l’eterogeneità della natura, delle sue voci , dei suoi volti; un percorso interiore molto più esaustivo
dell’ “esistenza digitale” che è “metallo e tecnologia” che è “il pallore schizofrenico di un neon”.
E dunque la fuga, verso la natura che è libertà, che è pioggia scrosciante. Così un temporale è magico sinonimo di liberazione: “Chiunque fa cenno di rincasare e ombrelli divorandola magia della libertà.[…]Essi entrano: io esco.” Fuori dal mondo e dal tunnel dei “figli del futuro” che “schiudono gli occhi in laboratorio”. L’autore è figlio di carne della terra. E quanto brucia quella carne che palpita di vita nel contatto di ciò che è vero e l’ha generato. Cielo, stelle, acqua si manifestano nella percezione riflessiva ed innamorata dei suoi elementi naturali, “leccando la terra ed il piacere”. L’autore pone in essere uno scambio simbiotico, animistico, fino all’identificazione con la natura stessa, con la terra morbida ed amica. Terra da accarezzare e toccare con le mani. Nelle sue mani risiede l’anima, esse confondono colpe e rappresentano stimolo ad agire.
Agire per non vivere come bruti al cospetto degli elementi naturali, ma dinanzi ai propri, umani limiti, fermarsi ed accettarne il significato di recondita bellezza che essi ci svelano: “il muschio giunge, dove il dolce prato non può sorgere. Ed il muschio assedia le secche rocce, nella romantica stagione del fiammaggiar morente”. Stagione di cose andate, di incipiente vecchiaia, di malinconico “richiamo del cibo,caldo sulla tavola,appena preparato.” Stagione e stagioni di un romantico “giovane selvatico che sfugge ai pensieri”, giovane cresciuto sui campi di calcio “grezzo, sudicio e sinuoso”; come la sua poesia, volto chiaro di una inesauribile curiosità interiore, curiosità di sé, perché “chi ha bisogno del poeta? Solo il poeta stesso.”
IMPORTANTE: Il presente sito non costituisce testata giornalistica, non assume carattere periodico e viene aggiornato senza regolarità ogni qualvolta se ne presenti la necessità
ovvero secondo
la reperibilità e disponibilità dei contenuti e delle informazioni. Pertanto, il presente sito non può essere in alcun modo considerato testata
giornalistica assoggettabile
agli obblighi previsti dall’articolo 5 della legge n. 47 del 1948.