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Le onde della vita
di Stefania Bellezza
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Il mare era di un bellissimo azzurro cristallino, stranamente calmo.

Io stavo seduta sulla riva e le piccole onde mi lambivano i piedi. Osservavo quell’immensa distesa di acqua e sentivo una calma placida dentro di me,  insieme ad un senso di pigrizia che mi faceva godere di quel dolce far niente. Una leggera brezza mi muoveva i capelli ancora umidi dopo l’ultimo bagno, mentre il sole caldo asciugava e colorava la mia pelle.

Mi sentivo bene: era la prima vera vacanza dopo cinque anni e intendevo godermela fino in fondo.

Mio marito Alex ed io avevamo deciso di meritarcela: questi cinque anni di matrimonio erano stati pesanti e lunghi.

Quando ci eravamo sposati  il futuro ci appariva roseo. Alex, laureato in chimica, era impiegato presso un’azienda di restauro archeologico; io lavoravo part time presso uno studio commercialistico. Con i nostri due stipendi pagavamo il mutuo della nostra casetta e vivevamo abbastanza serenamente, senza lussi ma anche senza troppi affanni.

Però il diavolo ci mette sempre la coda: dopo neanche un anno di matrimonio la ditta di Alex aveva dichiarato fallimento e licenziato tutti i dipendenti. Così io avevo chiesto di cambiare orario e passare al full time. Fortunatamente mi era stato concesso ma col mio solo stipendio non riuscivamo lo stesso a vivere.

Mentre mio marito spediva migliaia di curriculum si adattava a fare qualsiasi lavoro gli capitasse. Aveva  fatto l’autista, il cameriere, il baby sitter e perfino il badante. Ma era in uno stato di frustrazione continua e il nostro matrimonio ne risentiva dolorosamente.

Io arrivavo a casa la sera stanca morta  e trovavo Alex stravaccato sul divano, davanti alla TV, depresso e scontento. Io avevo sempre i nervi a fior di pelle, un po’ per la stanchezza, un po’ per la preoccupazione e covavo del risentimento nei confronti di mio  marito che, secondo me, aspettava che il lavoro gli cadesse dal cielo.

Tutti i nostri bei sogni, i nostri progetti, stavano miseramente naufragando. Anche il nostro desiderio di  avere almeno tre bambini era stato accantonato, se non cancellato per sempre.

I giorni si trascinavano tutti uguali, tutti ugualmente grigi e tristi. Figurarsi se potevamo andare in vacanza!

Poi, all’improvviso, la luce! L’ennesimo colloquio di lavoro era andato bene e Alex stato  assunto da un’azienda chimica, con un contratto a tempo indeterminato ed un discreto stipendio.

Tirando un grosso sospiro di sollievo avevamo intravisto un po’ di rosa nel nostro futuro.

Ma il nostro rapporto era stato sottoposto a troppe pressioni e ricominciare non era stato per  niente facile.

Ormai Alex lavorava da sei mesi e aveva diritto a due settimane di ferie. Così avevamo deciso di prenderci questa vacanza: ne avevamo diritto! E poi speravamo che stare quindici giorni lontani da tutto, solo noi due, ci aiutasse a ritrovarci, a riscoprirci.

Scegliemmo il mare, amato da tutti e due e per troppo tempo trascurato.

Ma le cose non vanno mai come uno le immagina.

Eravamo arrivati al villaggio di sabato e i primi giorni  erano stati quasi idilliaci. Ci alzavamo tardi, andavamo sulla spiaggia e ci crogiolavamo al sole. Poi facevamo lunghe nuotate e altrettante lunghe passeggiate sulla riva, coi piedi nell’acqua, tenendoci per mano. Non parlavamo molto, dovevamo prima capire noi stessi per poter poi capire l’altro. Ma stavamo bene.

Poi era arrivata una coppia, moglie e marito, che ci si erano appiccicati come la colla. O meglio, lei, Rosita, si era appiccicata a mio marito, flirtando sfacciatamente con lui davanti a me e a suo marito, Giorgio. Il quale faceva finta di niente. Ma io mi sentivo ribollire il sangue, anche perché Alex era evidentemente lusingato e compiaciuto da tante attenzioni.

L’atmosfera idilliaca era rovinata, non riuscivamo a fare un passo senza di lei ed io non sapevo come fare per togliercela di torno.

Infatti mi voltai verso gli ombrelloni dietro di me e vidi Alex che stava seduto sullo stesso asciugamano di Rosita, le spalle e le cosce che si toccavano; lui le stava raccontando qualcosa e lei rideva di gusto, con quello sguardo da gattina smaniosa.

La calma che avevo provato pochi istanti prima si era dileguata: tornai a guardare il mare, per trarre da lui la forza di alzarmi e reagire. Con mossa agile balzai in piedi e mi avvicinai.

- Vado a farmi una doccia. Vieni anche tu? – chiesi a mio marito.

- Intanto vai tu…ti raggiungo tra cinque minuti.

Voltai loro le spalle e mi diressi verso la nostra camera. Mi stavo facendo la doccia quando lo sentii entrare.

Uscii avvolta da un morbido asciugamano. Alex stava seduto su letto, aspettandomi.

- Dopo cena abbiamo deciso di andare a ballare al “Pirata”- mi disse.

- Chi ha deciso? Tu e Rosita?

- Si…ti va?

Mi sedetti sul letto accanto a lui e gli presi una mano.                                 

-  Perché invece non  ce  ne stiamo qui, io e te da soli, ad ascoltare un po’ di musica e a parlare di noi?

Alex divincolò la mano e sbuffando si alzò dal letto.

- Io sono venuto in vacanza per divertirmi…per rilassarmi, non per fare le stesse cose di sempre. Se non vuoi venire vado da solo.

- E allora vai…vai a ballare con lei…io rimango qui e mi riposo…sono stanchissima. Non svegliarmi quando torni. Sai che ti dico? Non ho nemmeno fame, non scendo a cena.

Detto questo me ne andai sul balconcino della camera e sedetti su una delle due poltroncine.

Da lassù si ammirava un panorama splendido: il mare era lì, ad un passo, sotto di noi, sembrava di poterlo toccare allungando una mano.

Il sole stava tramontando, con la sua luce rossa tingeva di rosso il mare…era uno spettacolo stupendo, sempre uguale da millenni, eppure ogni volta diverso e unico.

Mi persi in quel tramonto, ignorando Alex che si stava vestendo con molta cura per la sua seratina con Rosita. Mi sembrava di essere diventata un pezzo di ghiaccio, insensibile a tutto ciò che non fosse quella immensa distesa d’acqua sotto di me.

- Allora vado…ci vediamo dopo.

Non risposi al suo saluto, in quel momento ero lontana da lui e da tutto quello che rappresentava, persa nel mio mare, in quel tramonto che faceva dilagare dentro di me una tristezza infinita.

Sentii la porta che si chiudeva e solo  allora mi accorsi delle lacrime che scivolavano silenziose sul mio viso. Le asciugai con la mano, ma rimasi lì non so quanto tempo, come incantata, cullata dal rumore del mare.

Mi riscossi sentendo bussare alla porta e mi accorsi che si era fatto buio; il sole era sparito ed il mare aveva perso il suo colore azzurro per diventare una distesa nera e misteriosa.

- Chi è? – chiesi, seccata che qualcuno mi venisse a disturbare.

- Sono Giorgio, aprimi.

Sbuffai. Che voleva da me? Andai ad aprire e lo trovai lì, con una bottiglia e due bicchieri in mano.

- Mi fai entrare?

- Nemmeno tu sei andato a ballare?

- Non mi piace ballare. Allora? Mi fai entrare?

Mi scansai per farlo passare. Si diresse verso il balconcino, dove posò i bicchieri sul tavolinetto e stappò la bottiglia.

- Vieni a bere. Loro si stanno divertendo, facciamolo anche noi!

Versò lo champagne e mi porse una coppa.

- Alla nostra! Vieni, sediamoci.

- Giorgio scusami, ma sono molto stanca e vorrei andare a dormire. Ho anche un gran mal di testa.

Ma lui posò il bicchiere e mi si avvicinò, posandomi le mani sulle spalle nude.

- Sei bellissima. Tuo marito deve essere scemo…

- Ma che stai dicendo?

Si avvicinò ancora di più e, mentre cercava di abbassare l’asciugamano che avevo ancora indosso, con la bocca era vicinissimo al mio orecchio ed ogni sussurro era come un piccolo bacio.

- E’ da quando ti ho vista che ho cercato di immaginare come sarebbe fare l’amore con te…hai un corpo splendido…dei capelli meravigliosi…ti voglio!

Mi allontanai da lui, scostando le sue mani da me.

- Ma come ti permetti? Vattene immediatamente. Io amo mio marito e non lo tradirei mai, tanto meno con te.

- Sei una stupida. Io so che Rosita mi tradisce ed io faccio altrettanto, ma questo non vuol dire che non ci amiamo. Solo ci  piace fare esperienze nuove. Lasciati andare per una volta…

- Mi fate schifo! Ma che razza di persone siete? Vattene subito, Giorgio, o chiamo aiuto.

Mi guardò sorridendo ironicamente. Gli avrei dato volentieri due schiaffoni. Si diresse verso la porta e, sempre con quella sua aria sarcastica mi disse:

- Me ne vado, va bene. Ma sei proprio una piccola stupida provinciale e bigotta. Comunque, se ci ripensi, sai dove trovarmi.

Appena uscito chiusi la porta a chiave e mi gettai sul letto, il cuore in tumulto. Mi resi conto che quello che gli avevo detto era proprio vero: amavo ancora Alex e non volevo perderlo, nonostante tutto.

Mi alzai e mi guardai allo specchio. Dovevo fare qualcosa, non potevo permettere che una Rosita qualunque potesse portarmelo via. Così indossai un tubino nero elasticizzato che mi fasciava il corpo come una seconda pelle, lasciandomi le spalle scoperte. Lo avevo comprato proprio pensando ad un’eventuale serata in un night. Mi truccai leggermente il viso, mettendo in risalto i miei occhi azzurri e misi un  velo di rossetto sulle labbra. Inumidii leggermente i capelli, che  avevo corti e castani, e li pettinai con le mani. Mi guardai nuovamente allo specchio e ciò che vidi mi piacque. Ero bella, molto più di Rosita, ed anche più giovane.

Presi la macchina e mi diressi verso il “Pirata”. Appena entrata li vidi subito che ballavano allacciati al centro della pista. Mi diressi verso di loro. Non volevo fare scenate, volevo solo mio marito.

Battei la mano sulla spalla di Rosita:

- Posso  ballare con mio marito?

Mi guardarono tutti e due. Negli occhi di Rosita vidi un’espressione furiosa, in quelli di Alex un piacevole stupore. Presi le mani di Alex e gli dissi:

- Balla con me, amore mio!

Sul suo viso si allargò un meraviglioso sorriso mentre mi stringeva a se per guidarmi nella danza.

- Scusami, Rosita. Ma voglio ballare con mia moglie.

Mentre giravamo sulla pista mi sussurrò:

- Sei bellissima…ma che hai fatto?

- Ho capito che non potevo starmene senza far niente a vedere il crollo del nostro matrimonio. Io ti amo Alex, e voglio dividere la mia vita con te. Prima che arrivasse Rosita stavamo bene, ci stavamo ritrovando, non buttiamo via tutto per orgoglio, capriccio o  pigrizia. Io voglio lottare per questo amore. Voglio che tutto torni come quando ci siamo sposati.

- Ricordi quanto era bello?

- Certo…e se tu mi vuoi ancora, e mi ami ancora, ce la faremo.

Mi strinse a se e affondò il suo viso nei miei capelli.

- Hai sempre lo stesso profumo! Vieni con me.

Mi prese per mano e mi guidò fuori dal locale, fino ad una piccola spiaggetta riparata in una insenatura.

Ci sedemmo sulla riva, togliendoci le scarpe per farci lambire i piedi dalla risacca.

Mi mise un braccio sulle spalle mentre mi diceva:

- Credimi, con Rosita non c’è stato niente,  nemmeno un bacio. Nemmeno mi piace. Mi lusingava e mi affascinava…ma io volevo solo farti ingelosire, perché credevo che non mi amassi più. Eri così distante!

- Anche tu lo eri…avevamo scavato un abisso tra di noi…ma possiamo colmarlo e riprendere da dove eravamo rimasti prima che ci succedesse tutto quello che ci ha divisi.

Prese a baciarmi la fronte, gli occhi, il naso, per raggiungere infine le labbra, mentre, in un sospiro mi sussurrava:

- Ti amo tanto!

Mi alzai, lo presi per mano e gli dissi:

- Seguimi.

Mi tolsi il vestito e, nuda, mi tuffai in acqua. Dopo un istante Alex mi raggiunse ridendo:

- Sei pazza! Ma ti amo anche per questo!

Facemmo l’amore, lì, nel mare, che ci accolse con il suo tiepido abbraccio liquido e salato, complice silenzioso del nostro amore che stava vincendo sulle insidie del mondo e  sulle difficoltà.

Non mi illudevo che tutto d’incanto sarebbe tornato come prima, avremmo avuto ancora momenti difficili, ma dal mare avevo imparato che a volte siamo sbattuti a destra e a sinistra dalle onde della vita e rischiamo di affogare. Ma se riusciamo a resistere, a non soccombere e  lottiamo  con tutte le nostre forze, alla fine le onde si placano e tutto torna calmo e sereno, proprio come il mare la sera.

Alex ed io avevamo attraversato una tempesta, ma ci attendeva una spiaggia tranquilla e felice.

© Stefania Bellezza





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