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Le età di Lulù
di Almundena Grandes
Pubblicato su SITO


Anno 2008- Teadue
Prezzo € 7,50- 240pp.
ISBN 8878193518

Una recensione di Maria teresa Lombardo
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Le età di Lulù

Il romanzo è racconto dal protagonista in prima persona. L’inizio non introduce direttamente il lettore al racconto secondo la sua sequenza iniziale ma in una scena scabrosa del romanzo , quella clù di tutta la storia. Incuriosendo il lettore ma anche un po’ inquietandolo anticipando quelli che saranno i risvolti della storia . Un certo fascino è l’ambientazione spagnola,potrebbe avrebbe averne ma non ne ha perché poco spazio è lasciato ad essa nel corso di tutto il romanzo. Poiché è il groviglio dell’animo contorto di Marisa che è descritto. Marisa la settima di sette figli ; lei stessa ammetterà che la sua vita è finita a sette anni quando nacque un altro figlio a sua madre. Le sue origini sembrano molto povere e l’autrice pare spesso non celarlo al lettore ,eleggendo il suo status sociale a causa ,forse , determinante a tutto quello che le succederà . quindi lei è una bambina alle prese con una sorella capricciosa, Pablo invece è già un uomo , amico del fratello che è un amico di infanzia. Pericolosa amicizia conoscendo i risvolti che avrà sulla sua vita e lei stessa avrà spesso da far emergere il suo pentimento nel corso del racconto. La seduce piccolissima nell’età di mezzo tra la fanciullezza e l’adolescenza . Il risultato dell’aver fatto prevalere la passione fisica alla ragione è nefasto a tal punto da fare agire Lulù non più per il suo bene o la sua felicità ma al contrario per la sua distruzione assecondando tutte le voglie più basse e umilianti che Pablo via via le imporrà. Il moralismo non c’entra nel giudicare certe descrizioni e scene alquanto aberanti per il principio del rispetto del corpo che ognuno dovrebbe avere e per la propria incolumità fisica che la protagonista ha perduto, a tal punto da scivolare sempre verso la rinuncia alla spontanea ricerca del proprio piacere . Resta ben poco di tutto questo se a porre fine alla sua spasmodica ricerca di novità , diversivi e avventure , alla fine di sua spontanea volontà rimane coinvolta in una festa sadomaso riportando lacerazioni e sevizie corporali sconcertanti . Sempre Pablo arriva a salvarla dalla morte ,qui come in tutte le sue esperienze sessuali estreme precedenti , ammette la stessa protagonista. Non dimenticando , il furbo ,che è stato lui a causarle . Alla fine è uno che sa bene a che punto ha portato Lulù , per l “amore” che prova per lui ma io direi pure per una volontà inconscia di soffrire , causata dal non essersi sentita amata dalla sua famiglia. Perché quello che ottiene Lulù non è l’amore ma la sofferenza che avvia ogni tappa della sua crescita , perché il sesso è il mezzo con il quale cresce arrecandole sempre più dolore fisico e poi morale. Il dolore della separazione da Pablo quando parte per la Spagna e poi il suo ritrovarlo leggendolo nella bacheca all’Università dove era iscritta. Poi il suo incontro dopo diversi anni di lontananza che la spinge a provare un’altra esperienza deviante di dolore fisico e profonda umiliazione morale ed è sempre Lulù a dirci con le sue parole e la punteggiatura franta che ci fa capire questo al lettore. E’ il dolore che fa emergere dalle sue parole. Sempre guidata da Pablo. Passa per la passione per l’osservazione degli incontri tra persone deviate e si lascia coinvolgere , sempre in compagnia di Pablo, pagando addirittura ( come lei stessa dice ) per quello che ad una donna dovrebbe essere chiesto , dice Lulù, e continuano le sue età giungendo alla trentina con il fisico non più da quindicenne che paga per incontrare nuova gente .La sua casa si popola a questo punto di gente sempre più stravagante e strana ; un giorno viene bendata e “costretta” a subire continue esplorazioni del suo corpo da parte di persone sconosciute per poi scoprire dopo essersi tolta le bende una amara e sconcertante verità . Scelgo la sua scontentezza come parametro per poter dire che non si può parlare di “libertà sessuale” quando si parla de “Le età di Lulù “ ma della descrizione di una ossessione che porta a devianze sessuali inaudite e quindi alla descrizione di una personalità disturbata , che confonde oramai il dolore con l’amore. Lungi da un falso moralismo sottolineo la sinfonia che fa da sottofondo al racconto della Grandes che per imparare ad amarsi deve necessariamente soffrire. Le parti dove l’autrice descrive alcune esperienze si rivelano raccapriccianti. Se non fosse per la volontà narrativa dell’autrice la materia del racconto ne abbassa considerevolmente il valore ,e non è da negare che al lettore più attento non sia successo , non sempre valutabile in termini di popolarità ,( frutto di un pubblico curioso e alla ricerca di una liberazione di costumi) che è il motivo della sua sedicesima edizione. Il libro più che essere preso a manifesto dell’emancipazione sessuale femminile lo eleggerei a simbolo del suo degrado ; quando la sessualità smette di essere conoscenza ed esplorazione del proprio corpo, fonte di benessere e si trasforma nel mezzo per arrecare dolore alla propria anima morbosa.


Una recensione di Maria teresa Lombardo



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