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Il fascio sulle stelle
di Massimo Mongai


Una recensione di Alberto Panicucci

Robin Edizioni, 2005
Collana "I libri colorati"
Pagine 288, euro 14

"Benny Mussolini era uno scrittore che sognava, era un raccontatore che parlava dei suoi sogni e i suoi sogni e le sue storie erano sempre a lieto fine. Per lo meno, i buoni vincevano e i cattivi perdevano".

Non male come inizio? Sì e no.
Prima di tutto perché questa frase campeggia a mo' di sigillo sulla quarta (non sulla prima) di copertina della nuova creazione di Massimo Mongai, indimenticabile autore di quel bellissimo romanzo che è "Memorie di un cuoco d'astronave" (premio Urania 1997). In sostanza, Mongai immagina un mondo alternativo in cui Mussolini lascia l'Italia nel 1918 ed emigra in cerca di fortuna negli USA, dove diventa un apprezzato scrittore di fantascienza… sulla soglia dei 90 anni, nel 1973, viene chiamato a scegliere e introdurre ai lettori i suoi racconti più belli, quelli cui è maggiormente legato, per un'antologia personale, "Il fascio sulle stelle" appunto. E, nel farlo, racconta, riflette, sulla sua vita e sul mondo che è intorno a lui, che ovviamente non esiste ma che Massimo Mongai non manca di descriverci immaginificamente (o meglio, a farlo è Massimiliano Milleri, che cura in un 2005 ben diverso da quello che oggi noi viviamo la ri-edizione del volume). Insomma, siamo decisamente nella cosiddetta fantascienza ucronica, cioè del "non tempo" (traducendo letteralmente dal greco antico), o meglio, di un tempo alternativo frutto della fantasia dello scrittore di turno (al pari delle "utopie", non-luoghi inventati per fini letterari o magari filosofico-politici). In soldoni, "fantastoria" pura e semplice, ampiamente battuta da scrittori, di fantascienza e non. Norman Spinrad, prima di tutto, che con "Il signore della svastica" (ed. TEA) propone il romanzo di un Hitler immigrato da giovane negli USA e lì divenuto scrittore di fantascienza… e l'opera di Spinrad è la prima che va citata perché è quella cui lo stesso Mongai ammette di essersi ispirato (giocando con essa, anzi, al punto da immaginare che Mussolini ed Hitler si siano conosciuti e siano stati amici, oltre che colleghi, per un certo periodo). Molti altri, poi, gli esempi del genere, dal Dick de "La svastica sul sole" al "Fatherland" di Harris (entrambi incentrati su "fanta-nazismi"), sino ai più recenti "Occidente" di Farneti ("mussoliniano" come il libro di Mongai) e al "Complotto contro l'America" di Philip Roth, in cui il fanatico filo-nazista Lindbergh diventa presidente degli USA nel 1940, battendo Roosevelt, con le conseguenze che si possono immaginare… (per inciso, il fatto che un editore come Einaudi e uno scrittore acclamato come Roth propongano una storia basata su "trucchi letterari" così tanto sfruttati da chi ha praticato e pratica la fantascienza è, volendo, un bel tema su cui riflettere).
E' evidente, quindi, che si potrebbe rimproverare a questa antologia la scarsa originalità, nel senso che Mongai non ha fatto altro che inserirsi in un filone ben consolidato, recuperando in alcuni casi propri racconti pubblicati in questi anni in antologie e riviste. Una critica, però, che non mi sento di condividere: per quanto mi riguarda, l'originalità (qualunque cosa significhi) è una dote rara quanto inutile da rincorrere o pretendere… molto meglio, più pragmaticamente, valutare da lettore quel che viene raccontato ("mi piace?", "mi diverte?", "mi annoia?"… il resto viene dopo, al limite è critica letteraria, occupazione rispettabile quanto difficile, da cui personalmente giro al largo).
"Il fascio sulle stelle di Benito Mussolini" non è un capolavoro, diciamolo chiaramente, ma è esattamente il tipo di libro che, al termine di una giornata di lavoro, si ha voglia di leggere dopo cena o prima di addormentarsi, quando, stanchi e assonnati, si è disposti a "sospendere la propria credulità" per farsi trasportare avventurosamente fra cow-boy spaziali che guidano mandrie di meteoriti, truppe d'assalto terrestri che espugnano fortezze di alieni rettiloidi, mondi futuri iper-femministi ed esploratori delle stelle che scoprono civiltà simil-etrusche in lontani pianeti della galassia… e scusate se è poco!
Ad arricchire il tutto, fra un racconto e l'altro, i commenti e le divagazioni di Mussolini e Milleri, alias Mongai stesso, immaginifico nel descrivere la sua Terra ucronica, in cui ad esempio il nostro paese conosce negli anni '20 la dittatura di Cesare Balbo & c. (gli unionisti), presto seguita dalla guerra civile coi comunisti di Togliatti e Gramsci, per essere infine smembrata in due, con la nascita nel Nord della RSI, Repubblica Sovietica d'Italia. E potrei dirne molte altre (lo sapete che Camilleri nel 2005 ha vinto il Nobel?), ma mi fermo perché non è solo la storia alternativa a colpire.
Per chi lo conosce anche solo un po', infatti, Massimo Mongai è maledettamente presente, nel libro, con tutto sé stesso. La sua ironia e le sue passioni, le sue divagazioni a 360° gradi, le sue opinioni sulla Fantascienza come è e come dovrebbe essere… Benny Mussolini, ex-cuoco ed ex-copy-writer (e qui Mongai omaggia il suo Rudy Turturro ed insieme sé stesso, senza dubbio), poco amato dalla critica ufficiale ma osannato dal pubblico, "cui dà ciò che vuole leggere", mi ha ricordato molto il Massimo che conosco, o meglio, il suo "manifesto programmatico" di scrittore (e come non condividerlo?).

Forse proprio per questo, nella conclusione del libro ("Per aspera ad aspra"), Benny Mussolini/ Massimo Mongai ci descrive una Terra molto più amena e vivibile di quella dei nostri giorni, in una sorta di happy end che non è "solo" una fantasia da scrittore, ma anche un motivo per riflettere e sperare in un domani migliore. Consapevoli, però, che anche nel più bello dei mondi la fantascienza resta sempre "lo strumento grazie al quale, se il posto dove ero mi stava stretto, io me ne potevo andare ovunque nell'universo; e se "questo" universo mi stava stretto io me ne potevo trovare non un altro, ma una infinità di altri"… e credo che tutti gli appassionati sarebbero pronti a sottoscrivere. (A.P.)


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