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L'uomo nel quadro
di Susan Hill
Pubblicato su SITO
Anno
2010 -
Polillo Editore
Prezzo €
8,00 -
128 pp.
ISBN
9788881543588
Una recensione
di
Simonetta De Bartolo
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Votanti:
8149 Media
79.16 %
È un agile livre de poche dalla copertina patinata e di sobria eleganza pubblicato da Polillo Editore, di facile e gradevole lettura, in cui si narra dell’attrazione magnetica esercitata da un quadro “incantato” in cui ogni personaggio dipinto sembra avere “la forza di allungare le mani” su chi l’osserva. A raccontarla è il professor Theo Parmitter che, recuperando lentamente e faticosamente una lacuna della memoria, lo fa conoscere all’ex allievo Oliver. La concatenazione di storie come un silenzioso passaparola (“...una volta saputa una cosa, è impossibile ignorarla”), la morbosa gelosia e l’incombente minaccia di odio e vendetta semicelata ed emanante da un dipinto a olio dell’Ottocento, la predestinazione a una fine misteriosa e orrenda per chi lo riceve come regalo o lo eredita, il mistero delle scomparse di alcuni protagonisti, sembrano snodarsi, capitolo dopo capitolo, senza sfociare in un lieto fine, attraverso un continuo e spontaneo gioco di contrasti: il personaggio narrante è quasi sempre più anziano di chi l’ascolta, la dinamicità del carnevale è ingabbiata in una cornice ed è immobilizzata in un dipinto. La vivida e scultorea bellezza paesaggistica di Venezia, che rievoca le atmosfere languide e decadenti di “Morte a Venezia” (Thomas Mann) nella quale la staticità malinconica del dolore per la perdita di chi si ama e per il vuoto incolmabile che lascia nell’anima, contrasta con la mobilità misteriosa di un quadro che, dopo essere rimasto a lungo nel silenzio di una stanza chiusa a chiave, continua a spostarsi e a fare la sua comparsa mascherato dalla carta regalo. In questa atmosfera maledetta anche un matrimonio, che pure dovrebbe dare inizio a un nuovo ciclo vitale, sfocia nel dramma della morte precoce, in un mistificante effetto ottico di luci e ombre sul dipinto, così come avviene ne “Il ritratto ovale” di Edgar Allan Poe: “Le luci delle numerose candele ora andavano a cadere in una nicchia della stanza che fino a quel momento era stata messa in ombra profonda da una colonnina del letto. Vidi così in piena luce un quadro passato del tutto inosservato prima”. Un fluire già lentissimo nel racconto breve di Poe, che nel romanzo di Susan Hill, si fa appena percettibile. Brividi continui. Per il timore di potersi imbattere da un momento all’altro in una orripilante scena lovecraftiana, per l’ansia trasmessa dalla disperata ricerca dei protagonisti scomparsi, per il mistero occulto delle maschere, per l’agghiacciante ritrovamento di un’anima implorante, segregata ingiustamente nell’infernale carnevale veneziano, sullo sfondo di un temibile acheronteo Canal Grande, o ansimante, o immobile come pietrificata da Medusa, o roteante gli occhi, supplichevoli e disperati per la vita e la libertà ormai perdute per sempre, nelle orbite vuote di un teschio. È come se il quadro maledetto respirasse, impressione che il lettore prova soprattutto al ricordo de “Il ritratto ovale” di Edgar Allan Poe. Ma, mentre ne “L’uomo nel quadro” i protagonisti (e di conseguenza il lettore) hanno quest’acuta sensazione, nel racconto breve, di prodigiosa e indelebile suggestione, al pari di tutti gli altri racconti di Poe, ad avvertirla maggiormente ed orgogliosamente è lo stesso pittore: “.il fascino del quadro consisteva in un’assoluta realistica vitalità di espressione”.
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