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Baudelaire - Hegel: Corrispondenze
di Alberto Accorsi
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Baudelaire - Hegel: Corrispondenze

L’accostamento inconsueto tra Baudelaire e il filosofo tedesco G.W.F. Hegel, e la ricerca di eventuali corrispondenze non è che una delle possibili strategie per tentare un avvicinamento al complesso mondo del poeta.

Anna Brzyski, in Retracing the Modernist Origins, ha stabilito dei parallelismi fra il pensiero estetico di Hegel e quello di Baudelaire che, verosimilmente, avrebbe potuto ispirarsi a quello del grande filosofo tedesco.Certamente alcuni tratti fondamentali come l’indipendenza delll’arte dal resto delle attività umane, il ruolo dell’intelligenza nella creazione dell’opera, impegno che va ben al dilà dell’intuizione del genio postulata dai romantici, la concezione dialettica della bellezza e dell’arte, appaiono essere comuni.
Baudelaire accenna alla sua visione dialettica in “Il pittore della vita moderna del 1863. Per Baudelaire la natura duale dell’arte è l’inevitabile conseguenza della dualità della natura umana costituita da un’ anima eterna e da un corpo mortale.
A dire il vero il poeta stesso scrive di non voler dar peso a codesti “giochi di pensiero astratto”e nel saggio svolge una ricognizione dell’argomento, in termini “positivi”; la articola attraverso la descrizione di un artista ideale, il Signor G. L’Artista come” convalescente” e “fanciullo”, l’ispirazione come” congestione” sono metafore usate da Baudelaire per descrivere questo ideale signor G; pagine dense, ricche di stimoli e di esperienze vissute.
D’altro canto ne Il mio cuore messo a nudo leggiamo”Ogni uomo, in ogni momento, ha in sè due postulazioni simultanee: una verso Dio, l’altra verso Satana” dove sembra che i giochi di pensiero astratto si siano in un certo senso incarnati in convinzioni profonde e sincere.

Per Hegel, secondo Maria Pia Rosati, i contrari inespressi dividono la coscienza in due e provocano tormento e infelicità.
La coscienza ha una sola possibilità: ridurre i contrari a contradditori .E’ necessario che si riesca ad approfondire l’esperienza di quelle che si vivono come opposizioni reali, oggettive, assumerle al proprio interno come opposizioni logiche..Se si riescono a vedere i contrari come termini di una contraddizione essi non restano più tali e si mostrano connessi (coincidentia oppositorum). Si ha pacificazione, cioè riconciliazione perfetta e guarigione, solo se si è passati attraverso gli stati della più completa lacerazione e del dolore infinito.

Ed è, in fondo, proprio questa maturità mostrata da Baudelaire nel concepire la morte come possibilità concreta che invita l’esistenza ad una sintesi più ricca di senso, che rende non del tutto bizzarro il tentativo di interpretazione che mi accingo a proporre.Esso si articola in due parti:
1)La rilettura di alcune poesie di Baudelaire alla luce del noto schema dialettico della triade; in esso Baudelaire figura come” vittima” dello schematismo hegeliano, esempio in carne e ossa del travaglio di una coscienza infelice, lacerata e comunque sempre aspirante ad una sintesi pacificatrice.
2)L’interpetazione della sua lirica più famosa, Corrispondenze, sia alla luce di questo schema, sia servendoci di un accostamento, credo, inconsueto, agli interessi culturali di Baudelaire per gli oggetti e la cultura orientale.

I PARTE
Per sommi capi si tratterà di una:
TESI, focalizzata sul perseguimento, da parte del poeta, di un ideale aristocratico, focalizzata sulla costruzione di un modello, il Dandy, in cui trasparirà la credenza in una possibile Perfezione disincarnata, un’aspirazione, in termini filosofici a divenire “essenza”, qualcosa di permanente.
Ma la minaccia costituita da tutto ciò che il poeta considera natura si rivelerà soverchiante:
nell’ANTITESI: la natura, il corpo, la donna saranno vissuti come nemici, il poeta si renderà conto della propria “inessenzialità”, vittima di continue cadute nella sensualità, come espressione della caducità della natura.
ed infine si avrà una
SINTESI: in cui proprio nel lavoro artistico, il poeta saprà trovare la propria salvezza, una pacificazione possibile che trova nell’opera terrena della poesia frammenti dell’ideale di bellezza e di perfezione..

Dunque la TESI:

Da “Il pittore della vita moderna”:
ecco Il Dandy: L’uomo ricco, ozioso, un pò scettico, che non ha altra occupazione fuor che quella di correr dietro alla fortuna .l’uomo cresciuto nel lusso ...che non ha altra professione fuor che l’eleganza...E’ una specie di culto di se stesso .Questi dandys... sono dei rappresentanti di ciò che vi ha di meglio nell’orgoglio umano.
Da “Razzi”: Ebbrezza religiosa delle grandi città.-Panteismo.Io sono tutti; tutti sono me
Autoidolatria .Armonia poetica del carattere.Euritmia del carattere e delle facoltà.Aumentare tutte le facoltà.Conservare tutte le facoltà.Un culto (magia, stregoneria evocatrice)

Da” il mio cuore messo a nudo”: Il dandy deve aspirare a essere sublime, tregua.
Deve vivere e dormire davanti a uno specchio

Nella Poesia Benedizione:
«Sii benedetto, mio Dio, che concedi la sofferenza come un rimedio divino alle nostre vergogne e come l'essenza più pura ed efficace per preparare i forti a sante voluttà.
So che tu tieni un posto al Poeta nelle file beate delle tue Legioni, e che tu l'inviti all'eterna festa di Troni, Virtù e Dominazioni.

L’ANTITESI, ovvero i conti con la natura in cui la donna ha un ruolo centrale

Da il mio cuore messo a nudo:
La donna è l’opposto del dandy.Dunque deve fare orrore.
La donna è naturale, cioè abominevole
“Il gusto del piacere ci lega al presente.Il pensiero della nostra salvezza ci sospende all’avvenire.Colui che s’attacca al piacere, cioè al presente, mi dà l’idea d’un uomo che rotoli per una china, e che, tentando di aggrapparsi agli arbusti, li strappi e li trascini seco nella sua caduta”
La parte del piacere in atto:

Profumo esotico.
Quando, a occhi chiusi, una calda sera d'autunno,
respiro il profumo del tuo seno ardente,
vedo scorrere rive felici che abbagliano i fuochi di un sole monotono;
una pigra isola in cui la natura esprime alberi bizzarri e frutti saporosi,
uomini dal corpo snello e vigoroso e donne
che meravigliano per la franchezza degli occhi.
Guidato dal tuo profumo verso climi che incantano,
vedo un porto pieno d'alberi e di vele
ancora affaticati dall'onda marina,
mentre il profumo dei verdi tamarindi
che circola nell'aria e mi gonfia le narici,
si mescola nella mia anima al canto dei marinai.

Nella seconda parte di Corrispondenze:

I profumi e i colori
e i suoni si rispondono come echi
lunghi. che di lontano si confondono
in unità profonda e tenebrosa,
vasta come la notte ed il chiarore.
Esistono profumi freschi come
carni di bimbo, dolci come gli oboi,
e verdi come praterie; e degli altri
corrotti, ricchi e trionfanti, che hanno
l'espansione propria alle infinite
cose, come l'incenso, l'ambra, il muschio,
il benzoino, e cantano dei sensi
e dell'anima i lunghi rapimenti.

Dove il profumo è sentito fin nelle più intime fibre come se, in effetti, possedesse le proprietà più inebrieanti .

Dopo il piacere: lo scoramento Spleen 78
Quando il cielo basso e greve pesa come un coperchio sullo spirito che geme in preda a lunghi affanni, e versa, abbracciando l'intero giro dell'orizzonte, una luce diurna più triste della notte;
quando la terra è trasformata in umida prigione dove, come un pipistrello, la Speranza sbatte contro i muri con la sua timida ala picchiando la testa sui soffitti marcescenti;
quando la pioggia, distendendo le sue immense strisce, imita le sbarre d'un grande carcere, e un popolo muto d'infami ragni tende le sue reti in fondo ai nostri cervelli,
improvvisamente delle campane sbattono con furia e lanciano verso il cielo un urlo orrendo, simili a spiriti vaganti, senza patria, che si mettono a gemere, ostinati.
E lunghi trasporti funebri, senza tamburi né bande, sfilano lentamente nella mia anima, vinta; la Speranza, piange; e l'atroce Angoscia, dispotica, pianta sul mio cranio chinato, il suo nero vessillo
In questa opera non c’è speranza, scrive Erich Auerbach .Il poeta ha dato “un’alta espressione stilistica all’angoscia paralizzante, al panico per l’inevitabile tragicità della nostra esistenza, al totale annichilimento cui questa terribile situazione conduce: impresa di una sincerità estrema, ma anche ostile alla vita .Baudelaire pretese e riuscì a dare forma poetica alla sua triste miseria ...proprio il paralizzante e l’ignobile genera l’attività poetica”.

***

E’ stato scritto da Thomas Stearn Eliot che la tematica principale di Baudelaire si trova tutta nel problema del peccato originale. In modo più articolato Erich Auerbach ha messo in rilievo le differenze importanti tra Baudelaire e la visione cristiana della vita.
“La rappresentazione degradante della sensualità risponde a una tradizione cristiana sempre esistita .Era inevitabile che Baudelaire finisse in questo contesto, tanto più che egli era fieramente avverso all’illuminismo ... Che figure e idee cristiano –medievali abbiano influito su di lui come già sui romantici è senza dubbio esatto ed è anche vero che Baudelaire ebbe la struttura interiore di un mistico, che nei fenomeni andò in cerca del soprannaturale e trovò una seconda, soprannaturale sensualità, nemica della natura, artificiale, demoniaca.Nei confronti della tradizione cristiana però l’atteggiamento interiore dei Fiori del Male è inconciliabile.: ne grazia, nè redenzione si affacciano nelle prospettive del poeta..Per quanto concerne il problema del rapporto con la natura si può dire che e che mentre la morale sessuale cristiana presenta l’oggetto della tentazione sessuale come caduco, non così è per Baudelaire, per lui è molto spesso oggetto di condanna solo la realtà corrotta .
D’altra parte in Razzi vibrano accenti di sincera religiosità: ”Fare il proprio dovere ogni giorno, e affidarsi per l’indomani a Dio”
Nella tradizione cristiana Il Cantico delle creature di Francesco d’Assisi è certamente un testo esemplare.Al suo centro c’è il rapporto fra Dio, l’uomo e la natura che Francesco risolve insistendo sulla bonitas della natura, che dio ha creato per l’uomo .

Altissimu, onnipotente bon Signore,
Tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione.

Ad Te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.

Laudato sie, mi' Signore cum tucte le Tue creature,
spetialmente messor lo frate Sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significatione.

Laudato si', mi Siignore, per sora Luna e le stelle:
il celu l'ài formate clarite et pretiose et belle...

Qui suggerisce Nicolò Pasero c’è una netta presa di posizione ideologica contro l’eresia catara che considerava la natura governata ddal demonio .I catari rifiutano il battesimo con l’acqua in quanto elemento impuro perchè come tutti gli altri di crazione demoniaca.
Francesco non si creerà una sua propria natura umanizzata, si accetterà creatura tra le creature Per Francesco la Natura non è un polo negativo, non è nemica.Partecipa tutta intera alla lodi del Creatore.

Ma nella stessa tradizione cristiana si possono trovare posizioni assai diverse, molto più tormentate e dialettiche:

Dovrò abbracciare il corpo come un amico
(di Gregorio di Nazianzo)

“Non conosco il modo con il quale io sia stato congiunto al corpo nè come, allo stesso tempo, possa essere immagine di Dio e impastato di fango.Infatti, anche quando il corpo gode di una buona salute, tuttavia mi incalza e mi preme violentemente, provocandomi dolore.Io lo amo come un amico, ma lo odio come un nemico e un avversario...Come nemico il corpo è blando, come amico è insidioso.Com’è straordinaria questa unione e contraddizione!...Che mistero è mai questo?”...

Infine la SINTESI:

La dialettica hegeliana, fondata sul principio di contraddizione, e non su quello di identità, consiste in tre momenti: 1) affermazione di un concetto “astratto e limitato”(tesi: Dandy); 2)negazione di questo e passaggio ad un concetto opposto (antitesi- natura)3)unificazione dei precedenti momenti in una sintesi comprensiva di entrambi .L’”Haufheben”: Il superamento di un momento avviene in quanto esso è un momento e non è l’intero, e consiste nel vedere che questo momento ha la sua limitatezza e chiama l’altro da sé; Così Baudelaire dopo la dura lotta contro” il momento” della natura nemica, nella poesia La morte degli artisti, arriva a descrivere il lavoro estenuante del poeta, e sarà proprio ciò a rappresentare la sua tanto agognata ancora di salvezza. Un altro esempio di tentativo di espressione di “superamento”si trova nella lirica Corrispondenze:
Dunque rileggiamo la prima parte di Corrispondenze:

la Natura ove viventi
pilastri a volte confuse parole
mandano fuori; la attraversa l'uomo
tra foreste di simboli dagli occhi
familiari. I profumi e i colori
e i suoni si rispondono come echi
lunghi. che di lontano si confondono
in unità profonda e tenebrosa,
vasta come la notte ed il chiarore

ma anche nel Viaggio che chiude I Fiori del male possiamo intravedere la tematica della salvezza perseguita attraverso l’opera dell’uomo:

Ogni isolotto avvistato dall’uomo di guardia appare un Eldorado promesso dal Destino; L’immaginazione che architetta la sua orgia scopre un piatto (recif, scoglio) frangente alla luce del mattino..., ma riuscirà l’operazione di ricreare (superare) la natura? “Le più ricche città, i paesaggi più grandiosi per noi non contenevano gli arcani sortilegi di quelli che compone con le nuvole il caso”
Sforzo immane e inutile dunque? In ogni caso si è creata poesia!

E’ un vero e proprio inno al lavoro quello che Baudelaire insistentemente ci propone.
Da Razzi: ...Più si lavora meglio si lavora e più si vuol lavorare.
Più si produce, più si diventa fecondi.A ogni minuto, siamo schiacciati dall’idea e dalla sensazione del tempo.E non ci sono che due mezzi per sfuggire a questo incubo, per dimenticarlo: il piacere e il lavoro .Il piacere ci logora.Il lavoro ci fortifica.Scegliamo....Per guarire di tutto, della miseria, della malaria e della malinconia, non manca assolutamente che l’amore del lavoro .
D’altra parte il lavoro richiama alla mente l’altra notissima figura hegeliana della Fenomenologia dello Spirito, quella della signoria e della servitù.E’ attraverso il lavoro che il servo si emancipa dalla sua condizione .Nel lavoro il servo dà forma alle cose, sottraendole allo stato in cui si trovano per natura; e tenendo a freno l’appetito, viene educandosi a liberarsi dall’immediatezza degli impulsi.Questa educazione dell’uomo alla spiritualità, attraverso la repressione delle tendenze naturali, ha una tappa ulteriore nella figura della coscienza infelice.Si ha uno sdoppiamento della coscienza pensata come esseziale (il Dio trascendente)e un’altra, quella del credente, che si considera inessenziale.

II PARTE
Il significato profondo di Corrispondenze

Corrispondenze non è solo l’ennesima, più o meno celebrale, esposizione della dottrina medievale dell’analogia universale; è piuttosto la testimonianza del travaglio complessivo del Poeta, dell’esperienza allucinatoria e della sua faticosa fuoriuscita attraverso il lavoro, nella fattispecie il lavoro poetico.La salvezza è tuttavia sempre in questione e può sembrare che sia ancora l’esperienza allucinatoria a conferire senso ai primi inquietanti versi.

Riprendiamo in esame la prima parte di Corrispondenze dove Baudelaire
Accenna alla dottrina dell’analogia universale che del resto è stata da lui riproposta in varie occasioni.

La dottrina dell’analogia universale:
Il Romanticismo ha sorgenti occulte si si spingono fino al neoplatonismo di Meister Eckhart nel XIII secolo, si avvalgono di Paracelso, di Jacob Boehme fino a Emanuele Swedenborg (1688-1772); Egli ha avuto rivelato da Dio stesso, apparsogli nel 1745, il segreto dell’uomo; per Swedenborg non solo Dio è nello spirito dell’uomo, ma l’universo intero, visibile ed invisibile, si ritrova riprodotto nell’uomo: il Cielo non è che un grandissimo e divino uomo.Stabilito ciò, diventa facile spiegare, attraverso le scritture sotto la dettatura di Dio, i simboli, le corrispondenze fra il divino e l’umano .Con Corrispondenze abbiamo la prima, più possente e lucida apparizione della poesia simbolista;
sui “misteri dell’analogia”scrive Baudelaire nel suo articolo su Victor Hugo; Swedenborg... ci aveva insegnato che il cielo è un uomo più grande; che tutto, forma, movimento, numero, colore, profumo, nello spirituale come nel naturale ha un significato, è reciproco, convergente, corrispondente
E il poeta non è altro che un traduttore, un decifratore

E’ stato scritto che dietro ad ogni dottrina c’è una esperienza.Così Jean Wahl a proposito del sistema di Hegel .
Non sarà il caso, anche per Baudelaire di riprendere in considerazione questa convinzione?

Cesare Brandi ne “Il sorriso di Budda”, ha scritto pagine memorabili sulla cultura e sulla sensibilità giapponese: ”Tutto il modo di concepire il giardino giapponese è un meraviglioso sotterfugio di sensibilità, di attenzione portata sulle cose a cui nessuno fa caso, di calcolo minuzioso come un rischio calcolato....Consiste nel forzare la natura a prendere certi aspetti come se li assumesse di sua spontanea volontà....Nel giardino giapponese non c’è un solo ramo che sia cresciuto come sarebbe piaciuto a lui, ma l’arte è così nascosta, quasi subdola, che può sembrare...

Niente nei giardini giapponesi è causuale, la naturalezza con cui piante, pietre rocce sono disposte è il frutto di uno studio sofisticato e nasconde numerosi richiami simbolici. Ciascuna roccia è messa in qualche modo in relazione con le altre e il tipo di relazione è espresso dalla struttura della pietra, dalla sua forma e dal modo in cui è orientata.

All’epoca di Baudelaire, Parigi fu al centro di una diffusa “Giappone-mania”.Uno dei luoghi di tendenza al tempo era il negozio di Madame Desoye operante dal 1862 al 1888; Edmond de Goncourt annotò a riguardo nel suo “Journal”: Figura storica di questi tempi, questa donna; il suo negozio è stato il luogo, la scuola per così dire, dove si è elaborato il grande movimento giapponese che oggi si estende dalla pittura alla moda.All’inizio sono stati alcuni originali, come mio fratello e io, poi Baudelaire, poi Villot, poi Burty.

Così può essere non del tutto scorretto far notare alcune corrispondenze tra l’atmosfera creata da taluni aspetti della spiritualità giapponese e quella che aleggia in alcuni versi di Baudelaire:

Ne “La morte degli artisti”:
Quante mai volte dovrò scuotere i miei sonagli e baciare la tua fronte bassa, cupa caricatura? Per colpire il bersaglio mistico, quante frecce dovrò sprecare, o mia faretra?
Consumeremo la nostra anima in sottili raggiri e demoliremo più d'una greve armatura prima di poter completare la grande Creatura della quale un infernale desiderio ci riempie di singhiozzi!
V'è chi non ha mai conosciuto il suo Idolo... E agli scultori condannati, e segnati da un affronto, che si danno di martello sul petto e sulla fronte,
non resta che una speranza, strano e oscuro Campidoglio: che la Morte, sospesa come un nuovo sole, faccia sbocciare i fiori del loro cervello.

E nel Viaggio:
La nostra anima è un tre-alberi che cerca la sua terra, l'Icaria; «Apri l'occhio» echeggia sul ponte... Dalla coffa una voce ardente e dissennata «Amore, gloria, felicità» va gridando. Dannazione, uno scoglio.
Ogni isolotto avvistato dall'uomo di guardia è un Eldorado offerto dal Destino: ma l'Immaginazione, che subito s'abbandona ai suoi eccessi, non incontra che uno scoglio alla luce del mattino.
O misero innamorato di paesi di fiaba! Bisognerà incatenarti e buttarti a mare, marinaio ubbriaco, inventore di Americhe, il cui miraggio fa più amari gli abissi?
Così il vagabondo, pesticciando nel fango, sogna, naso in aria, paradisi luminosi; e l'occhio ammaliato scopre una Capua dovunque una candela illumini un tugurio.

Ed infine in Corrispondenze:
È un tempio la Natura ove viventi
pilastri a volte confuse parole
mandano fuori; la attraversa l'uomo
tra foreste di simboli dagli occhi
familiari. I profumi e i colori
e i suoni si rispondono come echi
lunghi. che di lontano si confondono
in unità profonda e tenebrosa

Anche la seconda parte di Corrispondenze andrà letta tenendo conto della vita del poeta e delle sue intense esperienze:

Esistono profumi freschi come
carni di bimbo, dolci come gli oboi,
e verdi come praterie; e degli altri
corrotti, ricchi e trionfanti, che hanno
l'espansione propria alle infinite
cose, come l'incenso, l'ambra, il muschio,
il benzoino, e cantano dei sensi
e dell'anima i lunghi rapimenti

In questa seconda parte, dopo un accenno abbastanza sbrigativo alle corrispondenze, “echi lunghi” tra profumi, colori, suoni, la lirica si articola in versi che innegggiano alle magiche proprietà dei profumi .E’ in effetti il senso che più direttamente collega l’esterno al mondo interno quello che più lo attrae .Siamo nell’area olfattiva più grande del mondo ha scritto Patrick Suskind ne Il Profumo, a proposito di Parigi.

Di nuovo leggiamo in Tutta intera
...
e un’armonia troppo squisitamente
concertata governa il suo bel corpo
perchè l’analisi impotente
ne annoti i molteplici accordi

O metamorfosi mistica
Di tutti i miei sensi in uno!
Il suo respiro crea la musica
Come la voce il profumo!

Tutti noi sappiamo quanto possono essere evocativi i profumi: il ricordo di un avvenimento, di un'atmosfera, di un luogo o di una persona resta spesso legato a n particolare odore. L'olfatto è quindi il senso della memoria. Seguendo una scia odorosa si può viaggiare nel tempo, rievocando emozioni, sensazioni ed esperienze vissute in momenti e in luoghi lontani.

E la memoria è, per Baudelaire, fondamentale per la creazione dell’opera d’arte, in quanto essa, come il poeta stesso ha scritto, ha anche un potere di trasformazione e libera l’artista dalla prigionia dei dettagli.In Corrispondenze, in definitiva, avremmo, nella prima parte, un’allusione all’opera poetica come natura ri-generata dal lavoro a umano; nel secondo gruppo di versi ci verrebbe mostrata una delle sorgenti principali di una certa disposizione poetica, quello che tra i sensi è il più direttamente evocativo: l’olfatto.In sostanza, non potremmo considerare questa celeberrima poesia, come un epitome dell’intero processo creativo?

A cura di Alberto Accorsi



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