Se fossi esperta, credo che potrei parlare per ore degli aspetti psicologici che implica lo “scarico di responsabilità” del protagonista del romanzo sulla sua ombra, ma me ne astengo perché non è il mio campo. Da lettrice accanita, invece, posso dire che questo romanzo è davvero da leggere e gustare perché nella sua intensa brevità, nelle sue descrizioni, nei suoi dialoghi, è un piccolo capolavoro.
Ciò che mi ha catturata, oltre alla trama, indiscutibilmente originale, è stata la geniale trovata dell’autore di far “sdoppiare” la personalità di Tiziano, il protagonista, non attraverso un disturbo mentale, che sarebbe stato ovvio e scontato, ma attraverso la “parte scura” di sé, ossia la sua ombra. Ed è proprio questa “trovata” che mi ha incuriosita, che me lo ha fatto apprezzare di più, che mi ha avvinta trascinandomi nella vicenda. Quello che descrive Salvo Zappulla è talmente reale che ho vissuto la storia in simbiosi con il protagonista e più mi inoltravo tra le sue pagine più mi accorgevo di quanto essa fosse così attuale, così vicina a noi, alla vita di oggi, a questo tempo senza princípi né ideali, senza morale, eppure così pienamente umana.
Un episodio di ordinario arrivismo, radiografato in ogni attimo del suo svolgimento, con panoramiche veloci, inquadrature ravvicinate e fermo-immagine su quei fotogrammi di “nudo integrale” in cui il Zappulla riesce, con particolare bravura, a esporre l’anima di Tiziano.
Il finale amaro, non lascia la malinconia che ci si aspetterebbe di provare perché è l’unico possibile, la sola strada percorribile, che permette al lettore di scaricare la tensione emotiva accumulata negli ultimi capitoli e al protagonista, concede l’esile, futura, speranza di un riscatto morale.
Gradevolissima la narrazione in prima persona e invidiabile lo stile “personalizzato” di esposizione di Salvo Zappulla che, elegante, scorrevole e raffinato accompagna e sottolinea lo svolgersi della vicenda.