Un thriller originale, che racconta di una malattia che non viene mai analizzata.
Sappiamo bene, l’organizzazione mondiale della sanità ce lo conferma, che la maggior parte dei pedofili sono stati, a loro volta, bambini abusati. L’essere umano non fa altro che rimettere in scena i traumi subiti, piccoli o grandi che siano.
Di questo disturbo, solitamente, sono portatori maschi. Le bambine, parrebbe, si limitano a subire senza che ciò influenzi un loro comportamento aggressivo nell’età adulta.
Ebbene, non è così. Anche le bambine, una volta diventate donne, possono ripetere gli abusi subiti su altri bambini.
Questo romanzo, ben congegnato e scritto con mestiere, ci parla proprio di questo lato della medaglia, una faccia che rimane, perlopiù, oscura.
Il detective David Gurney ha lasciato il distintivo da più di un anno; con la moglie, si è ritirato in una casa di campagna, in mezzo alla natura, limitandosi a tenere corsi di approfondimento per gli ex colleghi.
Almeno fino a quando la madre di una ragazza uccisa (e dacapitata) nel giorno delle sue nozze, lo viene a cercare, pregandola di aiutarla a trovare l’assassino della figlia.
Incerto se accettare o meno il caso, Gurney (ovviamente) alla fine cede a quella parte di sé che non può rinunciare alla ricerca della verità.
Le indagini cominciano e si addentrano in un terreno sempre più vischioso. Si suppone che l’assassino sia un giardiniere messicano che lavorava per il marito della sposa, ma subito dopo l’omicidio è come scomparso nel nulla.
Poi si scopre che il marito è uno psichiatra, nella sua clinica si occupa di ragazze abusate, diventate a loro volta abusanti. Sua moglie era una di loro. Gli eventi si complicano e gli omicidi si moltiplicano, tutti simili a quello su cui sta investigando Gurney. Lo stesso detective viene preso di mira.
Infine, la soluzione.
Un buon libro, scritto bene, definito, non a caso: “Una storia da incubo, un thriller al cardiopalma” da El mundo.