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Le affinità casuali
di Paolo Galloni
Pubblicato su PB15
ALTRO Fara 2004
Prezzo €
8 -
76 pp.
Collana Terremerse ISBN
8887808422 Una recensione
di
Carlo Santulli
UN SOLO VOTO AMMESSO Riprova tra 24 ore
Votanti:
130 Media
78.08 %
I blog, come tutti sanno, sono una creazione internettiana abbastanza recente, che ha avuto la sua prima diffusione “di massa” tra il 2001 ed il 2002. Sospesi tra la loro natura di bloc notes ed una virtuale intimità, sono un po’ un modo di aprire la propria anima, in una stanza dove pensiamo non ci possa vedere nessuno, ma dove sospettiamo che in realtà qualcuno ci scopra. Internet è un non luogo, che affaccia su tanti luoghi più o meno reali, e dà la possibilità di comunicare, senza essere visti, inoltre anche la speranza di mettersi in relazione con personaggi più o meno immaginari...
Questo bel libro di Paolo Galloni, elegantemente edito presso Fara, nasce da un blog, e questo potrebbe rappresentare un problema, perché la comunicazione estemporanea è raramente letteratura, e quando si è fatta letteratura con una specie di scrittura automatica, come per esempio nel caso di James Joyce o per restare vicini a noi, di Giuseppe Berto, la stessa era costruita e rielaborata, per ricomporre in altro modo quel canone letterario che si era volutamente distrutto. L’autore è consapevole della difficoltà dell’esperimento, metà diario metà raccolta di prose d’arte, ma, partendo dall’idea che il blog sia una Wunderkammer (camera delle meraviglie), da un lato chiede di giustificare il frequente cambio di scena e d’argomento e dall’altro c’invita a scoprire le perle nascoste nel suo libretto. Personalmente trovo affascinante l’avvicendarsi dei personaggi, particolarmente shakespeariani, scrittori e poeti, tanti, da Borges a Chrétien de Troyes, e l’intercalare di piccole storie personali dell’autore e della sua famiglia. Il libretto è costruito con intelligenza, intorno alla fatica di crescere, di lasciare il nostro confortevole ma limitato universo infantile, incontrando diverse esperienze umane, sentimentali e naturalmente letterarie. Si può incontrare Re Artù a Bath, ed Anna Karenina a Firenze, ma l’impressione è che tutti i luoghi siano filtrati attraverso il paesello emiliano dove l’autore ha trascorso la sua infanzia, e questo filtro avvicina i personaggi a noi, e crea anche un’empatia nel lettore. Nel ’69 dunque in quel paesino aveva nevicato tantissimo, e l’anno dopo, per Italia-Germania di calcio (il famoso 4-3), il bambino non si è addormentato fino alla fine... In quest’ottica, Zorro può credibilmente trovarsi a fianco a fianco di Otello e Don Giovanni, e non sentirsi ridicolo, neanche quando la sua virilità viene messa in discussione. Certo, questo richiede uno sforzo al lettore adulto, chiamato non solo a trascinare con sé tutta la propria cultura e a non rinunciare al bagaglio dell’ingenuità e delle associazioni automatiche d’idee, che erano il dono della nostra infanzia, ma anche a lasciar via libera alla propria capacità di giocare e divertirsi con intelligenza.
In un crescendo ideale di rinnovata complessità, il libro si chiude con i voli poco euclidei di quella farfalla solo apparentemente confusa, ma in realtà consapevole, che è la nostra anima. E’ come se l’autore volesse dirci che la casualità del blog, nell’assenza di ogni trama evidente e dichiarata, può rispondere in modo più profondo e sottile agli schemi nascosti in cui si articola il nostro pensiero.
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