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Dall'ultimo leggio
di Cinzia Pierangelini
Pubblicato su SITO
Anno
2005-
Michele di Salvo
Prezzo €
6-
60pp.
Collana Identità ISBN
Una recensione
diAngelo Angellotti
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80.3%
“Restando immobile aspetta che il mondo intorno smetta di ondeggiare.
Il cuore le batte all’impazzata e un freddo innaturale le ghiaccia il sudore sulla fronte.
<< Devo sognare. E’ questo il problema. Devo ricominciare a sognare…>> sussurra.”
Con la testa rivolta verso il centro dell’anima, verso l’alto ed il corpo ben saldo per terra, si dispiegano i brevi ed intensi racconti di Cinzia Pierangelini. Racconti sospesi tra terra e mare, in quella terra di nessuno tra sogno e realtà. Un neorealismo tinto di colori pastello, brevi accenni di chiaroscuro che raccontano la vita , dall’adolescenza alla vecchiaia, nella terra di Sciascia e Verga. Storie minime di gente comune, che esalta il valore non quantificabile delle piccole cose. Tinte chiare che solo la sensibilità femminile sa finemente tratteggiare.
Donne infelici, bambini incompresi alla ricerca del loro posto al sole, della propria identità nel mondo dei “dei forti”. Inquietudine aleggia sulle loro esistenze come nube, dissipata poi da un tocco di originalità che evita clichè e stereotipi letterari.
Realismo non più legato al totem dell’ immobilità, ma che vive solo di cambiamento verso la luce, le luci della speranza.
Storie, queste, raccontate con un linguaggio semplice e genuino, infarcite a tratti di espressioni ed idiomi dialettali che sanno di sole e realtà, di verismo contemporaneo. Suoni che giungono quasi melanconicamente all’ orecchio del lettore senza disturbare, senza condurre la propria immaginazione su lidi soliti, logori ed abusati.
Non si stupisca il lettore dinanzi alla brevità dei racconti, essa è leggera pausa tra melodie apparentemente scomposte o poco inclini alla coesistenza; la brevità serve alla scrittrice ad evitare l’appesantimento di ogni piccola storia, serve ad esaltarne la genuinità, la passionalità senza eccessi, a far giungere alle narici di chi legge l’odore di casa, della quotidianità.
Ogni personaggio descritto dalla Pierangelini cerca di sfuggire al proprio destino, di emanare vibrazioni diverse da quella a cui sarebbe costretto, di liberarsi dalla polvere che lo ricopre. Ma non lo fa con violenza verso se stesso o verso gli altri, sceglie, invece, la via più semplice da seguire, quella della gioiosa naturalità delle cose. Alla fine non ci sono troppi giri di parole: vi riuscirà o semplicemente soccomberà.
C’è magia nelle loro intenzioni e nelle loro azioni, c’è magia nelle loro vite, nelle loro esistenze, perché la vita stessa che vivono è magia, al di là del bene e del male.
Donne e uomini pronti a scommettere sul cambiamento ad occhi chiusi. Del resto l’unica posta in gioco è la loro stessa vita.
Proprio come il personaggio della dona ultra settantenne che trova in se stessa il coraggio di uscire dall’apatia della casa di riposo dove è stata rinchiusa, per sentirsi ancora giovane e vitale pur nella consapevolezza dei marosi che incontra ed incontrerà fino all’ultimo respiro che avrà esalato.
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