Scorrono veloci i versi sotto gli occhi del lettore attento, appassionato, del lettore che interpreta la poesia e la rivive in se stesso come gioia, come inno alla vita, come considerazione di sentirsi tutt'uno con il mondo e la natura. Senza isolarsi da esso, ma lasciandosi scorrere dentro il flusso di emozioni ed energia che esso genera empaticamente.
Ed è questa la poesia di Annamaria Bonfiglio, andare controcorrente rispetto al comune sentimento poetico, andare a ritroso, contro l'idea che l'ispirazione nasca dalla sofferenza.
“Tardivo Prodigio” è l'esaltazione stessa dell'ispirazione che nasce dalle passioni, dal vissuto d'un mondo da assaporare come un frutto gustoso, proibito e proprio per questo meritevole dei versi , perchè la poesia è “oro barocco dell'estate, la canzone che sale dalle mie labbra. Frutto che semini e io raccolgo”, essa diviene nell'elaborazione dell'autrice “essenza che mi porto addosso nel buio e nel chiarore di ogni giorno”.
Come in un mosaico che si compone carico di immagini evocative e non parole, agli occhi del lettore, come immagine mentale, cerebrale, al di là delle figurazioni stereotipate, l'autrice ci regala bozzetti distintivi che ad ogni lettura svelano immagini sempre più chiare.
I versi della Bonfiglio sono semplici, essenziali e per questo si incidono con grande efficacia sul granito di chi si approssima alla lettura d'ogni poesia, senza alcuna incertezza. Ella si osserva, senza compiacimento, guarda a se stessa con equilibrato distacco, sublimando la malinconia nella gioia della natura e degli eventi, concedendo all'ironia di custodire il verso ed il senso di ciò che si esprime.
Come se a volte bastasse rinunciare a se stessi per ricevere dall' Altro, con la consapevolezza di averlo vissuto così che “sia per te la luce il nome mio, e sia per me tu il canto senza oblio” così che “sia una lama a separare il pianto e l'allegria”.
Versi di indiscutibile bellezza, in cui la poesia è femmina e costruisce da sola il paradigma della propria esistenza, vivendo al di là del soffio di chi l'ha generata.
Non v'è in essa il vezzo dell'autocompiacimento, ma l'equilibrio e la geometria che si eterna nella semplicità delle cose e delle espressioni, nell'uso di un lessico appropriato che riesce a mettere in luce, senza incertezza, l'Idea di ciò che si vuole rappresentare.
Per tardivo prodigio è poesia matura, giovane armonia, annuncio di sera che ci separa ma non ci divide.