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I ladri di favole
di Rosa Tiziana Bruno
Pubblicato su SITO
Anno
2008-
EdiGiò
Prezzo €
5-
54pp.
Le tartarughe ISBN
9788862050777
Una recensione
diCarlo Santulli
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Fa bene allo spirito, ogni tanto, poter parlare di un libro di favole, intendo proprio di favole per bambini, di quelle che dovremmo legger loro prima di andare a letto, invece di... (completare a piacere). Questo libretto di Rosa Tiziana Bruno, illustrato da Alessandra Bagnoli con tratto delicato ed efficace, è breve, va detto, per certi versi troppo, quasi come se l'autrice avesse riserbo, forse timore, a dire di più (ma magari la storia avrà un seguito). Peccato, per ora, perché Angiolina, la bambina curiosa dai capelli ricci, è un bel personaggio che ci piacerebbe rivedere.
Va detto che i ricci non godono di buona stampa nelle favole, da Pierino Porcospino in giù, ed anche le principesse in stile Disney tendono a farsi la messa in piega, più che la permanente, nella concezione forse che il ricciolo è disordine, e quindi intrinsecamente, suppongo, poco raccomandabile. Invece Angiolina, oltre che riccia, è curiosa, intelligente, simpatica e, cosa che non si può dire di tutte le principesse delle favole, piena di senso dell'umorismo (e ce ne vuole, per andar in giro per il mondo a cavallo di una forchetta).
Forse ricordate quella “favola al telefono” di Rodari dove veniva rubata una parola da tutti i libri, con conseguenze drammatiche, anche se in apparenza invisibili; ecco, nel paese di Angiolina, Solealto, vengono rubate tutte le favole dalla banda degli Storti (che immagino, ma è una mia idea, sia gente che bazzica in TV o giù di lì), e giustamente i personaggi, con un passaggio logico - fantastico, che sarebbe piaciuto ad Achille Campanile, si trovano senza fondale, e quindi senza vita, come statue che improvvisamente si animano fuori contesto. Nel dramma "L'oiseau bleu" di Maurice Maeterlink (1908), i fratellini Tyltyl e Mytyl scoprono che le persone scomparse esistono nell'aldilà finché qualcuno se ne ricorda, cosa che ho trovato sempre molto suggestiva della nostra esperienza umana. Anche senza arrivare a tanto, il Barone Lamberto di Gianni Rodari stava bene in salute, anzi fin troppo, perché qualcuno lo nominava, specie l'affascinante Delfina dai capelli rossi (in questo, Lamberto non differiva tanto da tanti di noi, tranne che non ringiovaniamo davvero come lui).
Anche ne “I ladri di favole”, le favole stesse si animano soltanto narrandole, e questo fa riflettere: una favola non raccontata non esiste, la narrazione rende vero e reale ogni personaggio e d'altronde anche la nostra vita non è che la “favola breve”, di cui parlava Carducci. Angiolina però è una bambina di oggi, immersa e non spaventata, ma anzi entusiasta e inarrestabile, nel mondo multiculturale che viviamo: e ogni favola è per lei, come dovrebbe essere forse per tutti, un'occasione d'incontro con la personalità e la storia di un paese diverso. Questo fa capire cosa fanno gli Storti veramente: privandoci della fantasia, non rubano soltanto ai personaggi le loro favole, ma sottraggono anche a noi l'intelligenza delle cose che ci accadono e della nostra vita. Sì, perché non siamo in fondo granché diversi (sentimenti ed inclinazioni sono gli stessi) da loro, solo che ci prendiamo (a volte) terribilmente sul serio, come neanche Alì Babà coi ladroni, né Yu Gong il cinese, né Japara dell'Oceania o Masanja l'africano col suo sacco di juta, o gli altri personaggi scovati in giro per il mondo da Angiolina si sognerebbero mai di fare.
Ecco, una conclusione cui mi porta questa favola, è che in questo mondo ci temiamo perché ci conosciamo così poco, e non siamo spesso neanche capaci di raccontarci l'uno le favole dell'altro, e vedere se troviamo in esse dei significati nuovi, degli aspetti che avevamo trascurato. Angiolina, che questo lo sa fare, non ha paura neanche a girare il mondo (che smacco per noi che a volte abbiamo timore anche a voltare l'angolo!).
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