E' senza dubbio meritoria l'iniziativa di Andrea Giannasi con la sua “Prospettiva Editrice”, in collaborazione con “Tesionline”, che nella collana "I territori" porta alla luce tante tesi di laurea che finirebbero probabilmente la loro vita, come forma di tomi rilegati (o di dischi magnetici) in qualche segreteria didattica. Invece le tesi sono spesso un ottimo anello di congiunzione tra la ricerca scientifica e/o documentaria e la divulgazione, quest'ultima uno dei punti deboli della nostra cultura nazionale. Non che sia facile divulgare: è un'abilità, e non tanto una dote innata, come recentemente osservava Roberto Vacca su Nòva, frutto di duro lavoro, nella scelta dei vocaboli, nell'approccio seguito ed in ultima analisi nella volontà e nella consapevolezza etica di voler comunicare quel che si è appreso.
Nello specifico, nell'esposizione di Daniele Palazzo, si parla di una tematica storica centrale alla nascita della nostra democrazia, come la conosciamo oggi: quel processo che portò Alcide De Gasperi ad escludere dal governo a maggio del 1947 i socialisti ed i comunisti, processo al quale probabilmente non erano estranee pressioni statunitensi né vaticane, in particolare, oltre che Pio XII, quel cardinal Montini che diverrà poi papa Paolo VI. Montini ebbe anche un ruolo essenziale nella formazione della Democrazia Cristiana, un processo sotterraneo che cominciò a prender forma sul finire degli anni '30 in Vaticano. I protagonisti di questa storia sono, oltre che De Gasperi, Nenni e Togliatti, scopertamente irruento e passionale il primo, calcolatore ma in fondo effusivo il secondo, e poi c'è la scissione socialista, di cui Saragat è protagonista, e che paradossalmente esclude il PSLI inizialmente dal governo, solo successivamente recuperandolo ad un'esperienza di governo che sarà inestricabilmente collegata agli anni successivi del centrismo. De Gasperi non può ignorare che dove i social-comunisti sono rimasti al governo, si è instaurata una democrazia popolare (è del 1946 l'espressione di Churchill tradotta come “la cortina di ferro”, in realtà Churchill si riferiva al sipario anti-incendio dei teatri, che rende ancor meglio il senso “ignifugo” dei regimi comunisti). Lo statista democristiano vuole mantenere l'Italia affidabile verso gli Stati Uniti, e deve anche gestire le complesse trattative di pace. Gli alleati rinunciano sì alle riparazioni (ma non l'Etiopia e la Grecia, direi giustamente, essendo stati aggrediti dall'Italia), ma nel complesso non è vero che l'Italia possa mantenere i confini del 1920, tranne che quello al Brennero, grazie agli accordi col cancelliere austriaco Gruber. Internamente, oltre alle sinistre, è il momento dell'Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini, col simbolo del cittadino “torchiato”, che mira a raccogliere le aspirazioni di coloro che vorrebbero soltanto stare “tranquilli” (quanti ce ne sono ancora oggi...), magari anche nella propria ristrettezza mentale.
Ecco, spero di avervi dato un'idea. Alcide De Gasperi, che è personalmente un personaggio che amo molto per la serietà delle idee e degli intenti (al di là dei risultati pratici raggiunti), e per il rapporto da vero e profondo cattolico con la Chiesa, un rapporto dialettico, rispettoso, ma mai servile o prostrato, viene portato fuori dai libri di storia e si cerca con molta chiarezza di definire e delimitare le sue motivazioni ed i suoi obiettivi. Faccio solo due appunti, premettendo che non inficiano il godimento della lettura (almeno della mia): ci sono ancora molti, troppi refusi, specie nei primi due terzi del libro, e manca, ove sarebbe necessario, un indice analitico, almeno dei personaggi, il che per un saggio storico è senz'altro una lacuna. Per il resto: avanti così, anche perché l'analisi storico-documentaria è senz'altro di buon livello.