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Come Dio comanda
di Niccolò Ammaniti
Pubblicato su SITO
ROMANZO Mondadori 2006
Prezzo €
19 -
495 pp.
Scrittori Italiani e Stranieri ISBN
Una recensione
di
Carlo Santulli
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Votanti:
129 Media
75.81 %
Si sa, i registi d'opera alle volte hanno idee curiose: per esempio, sentivo dire recentemente che per un allestimento del “Benvenuto Cellini” di Hector Berlioz al festival di Salisburgo 2007, il terzo atto, che dovrebbe essere ambientato in una Roma tra Rinascimento e Barocco, dove il fulgore dell'arte e dello splendore papale aveva raggiunto il massimo, veniva fuori come se avesse luogo in uno spazio che il commentatore definiva non molto diverso da Gotham City, la città di Batman. Il paragone è direi ardito, però forse sto cogliendo una moda culturale imperante, se anche Varrano, cittadina o quartiere satellite della galattica periferia capitolina, dove si ambienta la vicenda di “Come Dio comanda”, ultimo romanzo di Niccolò Ammaniti, e premio Strega 2007, assomiglia più a Gotham City che ad un qualunque suburbio italiano. Nessun problema, ovviamente: tranne che a quanto pare qui Ammaniti si mette a fare il sociologo ed a descrivere le nostre periferie, in particolare il rapporto tra Cristiano, povero ragazzo adolescente, ed il padre vedovo e palesemente fuori di cotenna, Rino.
Sono rimasto molto stupito dal successo di questo romanzo, ma forse sembra dovuto al fatto che non sono riuscito a trovarvi neanche una briciola di originalità, e si sa che l'originalità stanca, fa pensare, e comunque non è di moda. Qui ci sono cinquant'anni ed oltre di thriller americano, dal “Postino suona sempre due volte” in poi, mescolato con certe nostre prove neorealistiche (mi fa ricordare per esempio “Ladri di biciclette”, il romanzo, non il film), e con lo Steinbeck di "Pian della Tortilla", nella descrizione della strana comitiva di miserabili (“mascalzoni” li definisce l'autore nel suo blog) e sembra di rivedere qualche film di Dario Argento come “Tenebre”. Poi ci sono le solite menate sui poveri giovani che si drogano, si ubriacano, si fanno piercing, eccetera, ed hanno dei genitori cretini, come quelli di Fabiana, oppure tratti direttamente da “Un posto al sole”, come la madre di Esmeralda: così l'intellettuale medio si rassicura sul fatto che l'autore è tremendamente impegnato, ed ha una propria idea, politicamente corretta, della realtà pazzesca e terribile in cui viviamo. Mi spiace solo che manchi una tirata sul cosiddetto precariato e sul crollo della triplice sindacale, che ci sarebbe stata bene (ma a ben vedere c'è l'aggressione di Zena al figlio dell'imprenditore, ispirata da un celebre incipit di un libro di Pennac). Però c'è, a detta delle note di copertina, molto humour: eh sì, in effetti, ho rilevato tre o quattro gag dei tempi di Cric e Croc, nemmeno queste molto originali, solo un pochino più volgari, perché viviamo in un mondo davvero spaventoso, o almeno ci vive Ammaniti, e francamente non lo invidio (e, a dirla tutta, le note di copertina dovrebbero spiegarci cosa ci sarà mai da ridere). E' un'Italia del tutto artificiale (ma è il nostro paese?), sembra l'incubo di un quattordicenne mai uscito di casa e rimbambito da TV e play-station. Deve essere però l'Italia, perché ci sono Bruno Vespa e Valentino Rossi, e le canzoni di Elisa e di Gino Paoli: o in ogni modo, anche a Gotham City c'è la pizza con le patate ed il rosmarino, il che mi consola, perché da miei studi dettagliati, come cultore della stessa, tale pizza è di difficile reperibilità a nord di Foligno, o a sud di Gaeta. Batman non deve vivere troppo lontano da Roma: non lo sapevo, e ne farò tesoro, non sia mai mi dovesse essere utile in qualche ingorgo.
Naturalmente il dramma accade mentre piove, e non è mai piovuto così tanto, e si allaga tutto, e c'è una specie di tornado, nel quale succedono cose terribili: stupri, assassinii, pedofilia e poi necrofilia qua e là, due amanti nudi fuori da un camper scoperchiato (sui quali tornerò), un terribile incidente vicino ad un bancomat ed altro. La trovata del temporalone e della notte di tregenda era già vecchia al tempo del “Guglielmo Tell” di Rossini e la connessione perfettamente lineare di questo con il dramma, fintamente confuso dall'autore (forse si è fatto aiutare da un po' di editing) è di un'ingenuità da terza elementare, ma pazienza, tanto la mattina dopo spioverà: alba livida, carrellata sui danni del tifone, o quel che è (non vivo a Gotham City, e non so essere più specifico, mi spiace). Il problema è che il romanzo rimane impantanato nella bufera e non si rialza più: per dare la sensazione visiva di quel che è accaduto, l'autore comincia a piagnucolare sulla povera sorte dei miserabili e delle loro vittime, il che va avanti per altre duecento pagine (la concisione sembra un dono perduto negli ultimi tempi), fino ad un funerale con bara bianca, e famiglia perfettamente borghese in prima fila, mentre Cristiano, che è ricomparso dopo un'eclissi durata circa un terzo del romanzo, ci espone a doppio binario, in modo molto simile, ma ahimé solo strutturalmente, a quanto vediamo in Paul Auster, le sue banali azioni ed i suoi pensieri conseguenti. Ecco, Cristiano fa un po' pena, non tanto per il fatto di avere un padre alcolizzato e non proprio brillante (capita purtroppo anche nella realtà), ma perché poteva essere un personaggio interessante ed invece, complice un trattamento dei dialoghi abbastanza imbarazzante, da film di Bombolo e Cannavale, si mantiene a bagnomaria in un amore un po' folle e delirante per Rino e per il suo mondo, ma rimane molto al di qua dal penetrare la pagina.
Una nota suggestiva c'è, però, che ci fa ricollegare a quanto già detto per “Caos calmo”, altro premio Strega. Ricordate forse i due amanti nel camper scoperchiato: ah ah, attenzione, lui è un cattolico, uno della parrocchia (o meglio, di quella di Ammaniti, perché io un soggetto così non l'ho mai conosciuto), e quindi è ipocrita e marcio, ovviamente puzza (che novità: v. “Caos calmo”) e va a letto (per modo di dire, ovviamente) in un camper, anch'esso puzzolente, con la moglie del migliore amico: ecco, credo che questo pezzo dovrebbe far ridere, perché Ammaniti ce la mette proprio tutta, lo fa anche provenire da Ariccia, cosa esilarante evidentemente per un pariolino; pensate, un cattolico che si permette di giudicare, come assistente sociale (anche sulla visione dell'autore degli assistenti sociali ci sarebbe da dire), una famiglia modello come quella di Rino Zena e quel poveraccio del figlio, ha un'amante e riesce anche ad averci un rapporto sessuale (beh, più o meno, ma si sa, i cattolici...). Nel seguito, quel deficiente di Beppe Trecca si fa anche convincere da un frate, o sì, forse no... E si pente, forse sì, forse no (eh sì, i cattolici di Gotham City sono anche abbastanza indecisi).
A questo punto, aspetto con una certa curiosità il Premio Strega 2008, sperando che qualcuno mi regali il romanzo vincitore (sapete, ho famiglia, parecchie spese arretrate, e per dirla tutta ci sono ancora parecchi libri che vorrei leggere)...
Recensione di
Carlo Santulli
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