GLI
AUDIOLIBRI DI PB
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Quando una scrittore pensa ad una storia, è un’altra storia quella che egli scrive, è la storia lo viene a cercare. Ciò che si scrive difficilmente è ciò che si aveva in mente di scrivere. Lo sanno bene tutti quelli che sentono il morso della scrittura, cosa sia la tenaglia che artiglia la mano e induce alla sottomissione di una magia, che è il processo necessario a partorire un’opera. Ho detto sottomissione, si perché lo scrittore è un esecutore, ho sempre pensato che chi scrive sia solo un tramite fra due universi, e pertanto, ciò che gli spetta è la missione da sottoposto, è l’incarico da sottomesso. Marchi è appunto uno scrittore che scrive di chi scrive, la storia che emerge è quella di Luigi Salvati, un poeta onesto e coerente. Seppure presto abbandonati i sentieri di un linguaggio da giallo, di cui è venata la prima parte del libro, ci si imbatte senza fratture in riverberi di altro colore, che fanno molto vicini a noi i personaggi. Il libro desta la fame di arrivare alla fine, quindi conserva il marchio avvincente di radice del genere primigenio di giallo, ma sorprende in un finale calmo e inevitabile, che ha un potere che rasserena. Su questi itinerari narrativi si ravvisa la luce di una verità universale, che ben seppe cogliere Dino Buzzati, la necessità umana e spesso irrinunciabile, di doversi confrontare con la paura dell’avversario. Che se qui è il compagno Cabiria, sotto altre sembianze, è per tutti noi il Colombre, da cui ci aspettiamo l’attacco per tutto l’arco esistenziale.
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