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Matteo Pegoraro - L’urlo del destino, I Delfini
Raramente capita di leggere un libro simile e quando ciò avviene, l’esperienza lascia sempre un segno, positivo o negativo che sia. Prima di tutto, il romanzo colpisce per la giovane età del suo autore: a 17 anni è riuscito a scrivere un’opera la cui narrazione è già molto adulta. Spesso durante la lettura sono rimasto piacevolmente colpito dall’uso della lingua e dallo stile dello scrittore, che rivela una certa maturità nel suo modo di scrivere. Di contro, a mio avviso, un po’ acerbo appare l’impianto concettuale della trama.
Il libro si presenta come un diario personale, di un diciassettenne rinchiuso in un riformatorio in Umbria, per scontare una pena per un crimine che scopriremo solo verso la fine. La descrizione della vita carceraria (un po’ stereotipata) occupa i primi capitoli del romanzo, che s’incentra principalmente sulla vicenda del protagonista, sul modo in cui il destino, prima sottovoce e poi urlando, l’ha condotto secondo le proprie trame. Andrea, è un liceale di provincia che vive da solo dopo il divorzio dei genitori e, a parte questa piccola singolarità, sembra condurre una vita normale. Ha i suoi amici e i suoi amori, anzi il suo primo amore, che sarà l’origine dei suoi guai e delle sue peripezie. In effetti, molti degli episodi, che si susseguono con un’escalation di colpi di scena, secondo il miglior romanzo d’appendice, trovano una loro giustificazione negli slanci di entusiasmo e di risolutezza adolescenziali del protagonista. Sotto questa luce si possono comprendere molte delle decisioni sbagliate di Andrea, che come ogni adolescente, vive seguendo le sue passioni, inseguendo quell’ideale di amore romantico, che come tale porta alla distruzione. I temi trattati entrano anche pienamente nel genere del Bildungsroman; seguendo il percorso di vita e di dolorosa maturazione di Andrea, il romanzo tocca molte delle corde giovanili, primo fra tutti l’amore, ma anche la scoperta sessuale (con una divagazione apertamente omosessuale) e l’amicizia e il suo valore.
Così, se molta dell’azione della trama trova una sua ragione d’essere nella giovane età del suo protagonista, spesso però i casi del destino sembrano essere un po’ troppo inverosimili. Rivelazioni inaspettate, confessioni strappate all’ultimo momento, tradimenti, lettere nascoste e male interpretate sono elementi caratteristici del romanzo di appendice. Ma se il romanzo di appendice di una volta viveva di questi espedienti per destare il continuo interesse del lettore che lo leggeva a puntate, a volte, in un moderno romanzo intero, risultano troppo fittizi per destare una vera empatia con il lettore. Rimane tuttavia che il vero protagonista sembra proprio essere il destino di Andrea, che, a sussurri e poi a strepiti, riesce a compiersi inesorabile.
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