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A fine ferita
di Casavino
Pubblicato su PB14
Anno
2003-
Il foglio
41pp.
ISBN
Una recensione di
Carlo Santulli
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UN SOLO VOTO AMMESSO Riprova tra 24 ore
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Votanti:
578
Media
80.95%
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Questa raccolta di poesie di Casavino nasce da una profonda esigenza di raccontare se stesso, e le proprie vicende, un’esigenza che si scontra con le difficoltà e le insidie presenti nelle parole. E’ come se queste insidie creassero uno stato di convalescenza da una ferita, presente fin nel titolo, uno stato che è visto dall’autore come una rinascita, lunga e faticosa, eppure quasi prepotente nel suo manifestarsi (“Le narrazioni del buio/non ostacolano la luce”). D’altro canto se la cultura, specie filosofica, serve all’autore come un filtro per le proprie esperienze di vita e di pensiero, nondimeno essa agisce, nei riguardi della poesia, come un limite difficile da valicare. E la coscienza del limite dell’uomo senza qualità affacciato sul mondo moderno, lo vincola a cercare una voce poetica che sia autentica e resista alla stessa autocritica suscitata dal proprio disagio. Questa difficoltà si riflette nella scelta quasi subliminale del frammento come mezzo espressivo, che solo riesce a superare le barriere imposte dalla stessa raffinatezza culturale e poetica dell’autore. Il frammento nasce liberamente dal ricordo, e questo, oltre a permettere una maggiore fusione del contenuto con la forma, consente di cercare il bagliore improvviso e lirico, la definizione per assurdo, piuttosto che tentare un’impossibile ed inevitabilmente imprecisa, specie quando si tratta di sentimenti, caratterizzazione positiva. Nella tradizione di certa poesia ermetica, il frammento parte dalla personale constatazione della situazione del poeta (“La scommessa è persa”) o di ciò che accade in natura (”La via era piena di sole”), per giungere all’osservazione intima del significato profondo di quell’accadimento, che può essere rivelato da un’altra azione, solo apparentemente slegata dalla prima (“Una lampadina rotola nel vento”), oppure da un’amara ammissione d’impotenza (“Non puoi grattare la verità/da un marciapiede immaginato”). Quando i due momenti dell’osservazione e del disincanto si fondono in quello che non può essere altro che memoria, ricordo che non si estingue, si giunge alla poesia come spiegazione complessa, ma solo per questo profondamente ed autenticamente reale, dell’atto (“E’ quasi timido il tuo piede/ sul tappeto indiano./ E’ bello respirare l’acqua/ dopo che vi hai immerso tutta la tua vita...”). La memoria che, come la filosofia da sempre c’insegna, può sola essere l’antidoto contro la morte, ed è il vero amore, quello che non può spegnersi (Ora lo so:/ l’amore è memoria”). Dove il ricordo permane, anche la natura può riaffacciarsi, come infatti accade in questi frammenti poetici, quando una maggiore distensione descrittiva viene ad instaurarsi, quasi in un momento d’imprevista e non cercata lirica serenità (“[...] c’è un fiore di marzapane/da dare alle rondini di domani”).
Una recensione di Carlo Santulli
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Scheda Libro |
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Prefazione / Indice / Scheda
Ghigo e gli altri di Carlo Santulli
2007 pg. 204 - A5 (13,5X21) BROSSURATO
Prezzo Amazon 8.31 euro
Altre informazioni / L'autore
Pochi autori, come Carlo Santulli, sanno giocare con le parole, intarsiandole in piccole storie che si snodano tranquille (mai lente) attraverso una realtà quasi ordinaria e che, pure, riescono ad affascinare il lettore costringendolo a leggere fino all'ultima riga. Personaggi stupiti, a volte impacciati, si aggirano tra le pagine di questo libro, alle prese – come tutti noi – con le incongruenze e le follie del vivere quotidiano, non si abbandonano però all'autocommiserazione, non si ribellano, non cedono a tentazioni bohemien e, se cercano una via di fuga, questa è piuttosto interiore che esteriore. Un cammino, a piccoli passi, che li porterà, forse, verso un punto di equilibrio più stabile. Irraggiungibile (ma reale) come un limite matematico. Siano essi alle prese con una Quinta Arborea, un mazzo di chiavi che si trasforma nel simbolo di un'esistenza, un Clostridio tra i Pirenei, o passeggino, semplicemente, per le strade di una sonnolenta Roma anni trenta.(Marco R.Capelli)
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Prefazione / Indice / Scheda
Ghigo e gli altri di Carlo Santulli
2010 pg. 200 - A5 (13,5X21) COPRIGIDA
Altre informazioni / L'autore
Pochi autori, come Carlo Santulli, sanno giocare con le parole, intarsiandole in piccole storie che si snodano tranquille (mai lente) attraverso una realtà quasi ordinaria e che, pure, riescono ad affascinare il lettore costringendolo a leggere fino all'ultima riga. Personaggi stupiti, a volte impacciati, si aggirano tra le pagine di questo libro, alle prese – come tutti noi – con le incongruenze e le follie del vivere quotidiano, non si abbandonano però all'autocommiserazione, non si ribellano, non cedono a tentazioni bohemien e, se cercano una via di fuga, questa è piuttosto interiore che esteriore. Un cammino, a piccoli passi, che li porterà, forse, verso un punto di equilibrio più stabile. Irraggiungibile (ma reale) come un limite matematico. Siano essi alle prese con una Quinta Arborea, un mazzo di chiavi che si trasforma nel simbolo di un'esistenza, un Clostridio tra i Pirenei, o passeggino, semplicemente, per le strade di una sonnolenta Roma anni trenta.(Marco R.Capelli)
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