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Il maestro, la cambiale e l'allievo
di Eliseo Novia
Pubblicato su PB17
Anno
2005-
Seneca Edizioni
Prezzo €
13-
200pp.
Collana Narrativa moderna ISBN
n/a
Una recensione
diCarlo Santulli
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Si racconta che Umberto Giordano, l'autore di Andrea Chénier, Fedora, Siberia ed un'altra decina di opere meno note, sia tornato, all'apice della sua fama, a Foggia, sua città natale, per eseguire al pianoforte alcuni dei suoi pezzi di maggior successo. Ma i presenti gli sembrarono più interessati alle chiacchiere ed al tressette che alla sua musica, sicché il maestro, chiuso il pianoforte, se ne andò offeso, e non rimise piede a Foggia per una ventina d'anni. Solo intorno ai sessant'anni si ripresentò per una serata in suo onore, nel teatro che ora porta il suo nome: questa volta il pubblico lo festeggiò calorosamente, al punto che Giordano scese in platea per ricevere la meritata ovazione in mezzo al "suo" pubblico. Anche Eliseo Novia, compositore e didatta, qui al suo esordio come romanziere, ambienta in parte la vicenda de "Il maestro, la cambiale e l'allievo" nella città pugliese, e le assonanze con la vicenda personale di Umberto Giordano non finiscono qui, anche se sarebbe forse scorretto verso il lettore dire perché. Danilo Lombardi vuole studiare musica, e diventare un virtuoso del pianoforte: la sua strada è tutt'altro che sgombra di ostacoli, tra un padre violento ed alcoolizzato e la poca considerazione in cui gli artisti sono tenuti al paese di Danilo. Siamo nei primi anni '70, si affaccia qualche canzone di moda (il falsetto dei Cugini di Campagna), le ragazze possono portare gonne a portafoglio, con spille ad altezza variabile (scopriremo poi perché), fare l'autostop è ancora un'opzione possibile nell'assolata campagna foggiana, e mettere una cambiale al posto di una banconota, in attesa che venga saldata, non sembra nulla di strano. Danilo è circondato da amicizie e teneri piccoli amori, mentre la sua vicenda familiare si complica e si contorce fino al dramma, ma specialmente il suo interesse è per la musica, che trova attraverso il romanzo una rappresentazione vivida e concreta come ragione di vita, un po' come fil rouge che lega la vicenda, ed ogniqualvolta la musica fa capolino, lo stile e la trama prendono quota: "Gli bastavano poche note per sviluppare temi interessanti e applicare tutte le arguzie e i ferri del mestiere: aggravamento delle note, diminuzione, lettura a specchio e quant'altro. M'impegnavo al massimo. Cercavo di mettere in atto i suoi insegnamenti. Ma non ero simpatico al maestro, me ne accorsi subito. Le attrazioni e le repulsioni verso le persone hanno in sé del mistero" (p. 64). Nel corso della narrazione, da Foggia si passa a Torino, poi a Stresa, eppure i ricordi degli amori, specie quello con una donna misteriosa e bellissima, che lui chiama Angelo, inseguono come un'ombra Danilo, così come altra ombra, malgrado l'alternarsi dei maestri, è quell'unico maestro di pianoforte, legato alla vicenda della cambiale, che Danilo aveva avuto al conservatorio di Foggia. In realtà, come nella composizione, anche il romanzo rivolta gli accordi, legge a specchio la melodia, con oscillazioni ed andirivieni temporali che non sono mai gratuiti. Se devo trovare un difetto, è forse nell'eccessivamente stereotipata caratterizzazione della donna-angelo, e nello stile a volte eccessivamente sincopato, probabilmente nella convinzione (opinabile) che un maggior numero di punti fermi aumenti il ritmo: "Estasiato, frastornato, esterrefatto. Sentivo il corpo bruciare. Un'energia dirompente mi dilaniava. Incontenibile. Dovevo condividerla. Correre. Abbracciare un passante, attorcigliarmi ad un albero" (p. 92). Va detto peraltro che Novia padroneggia ed imbriglia con abilità il ritmo per la maggior parte del romanzo, e che le poche cadute di tono sono scusabili. Un esordio promettente insomma, specie laddove l'autore tratteggia ciò che conosce meglio, la vita in conservatorio, la tecnica esecutiva, i contrasti di personalità, non solo caratteriale, ma musicale, in una struttura narrativa matura e consapevole.
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