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L apostolo sciagurato
di Maddalena Lonati
Pubblicato su SITO
Anno
2010-
Robin Edizioni
Prezzo €
12-
192pp.
ISBN
978-88-7371-624-2
Una recensione di
Carlo Santulli
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Votanti:
640
Media
80.58%
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Negli ultimi decenni, credo per influenza da oltreoceano, si ritiene che i romanzi abbiano più mercato che le raccolte di racconti. E in effetti è così, non soltanto perché il mercato richiede così, ma anche per la ragione, alle volte sovrapponibile, che le raccolte di racconti hanno una minore visibilità e vengono reclamizzati con non sempre pura convinzione, anzi spesso in modo relativamente demotivato. Non stupisce quindi che spesso si cerchi di “gonfiare” o più abilmente di fondere vari racconti in un romanzo. Qui poi diventa questione di gusti, su cui non mi permetto di discutere, ma io ho in mente molti di questi esempi nella recente produzione narrativa in lingua italiana.
Più insolita, e per questo più interessante, anche per l’intelligenza creativa che vi si percepisce, è la scelta opposta, quella di scrivere un romanzo, dominato dall’assenza del personaggio che gli dà il titolo, e trovarlo, più che scomposto, diffratto in una serie di momenti, appena leggermente convergenti nel pensiero della mente che li vive. Questa è l’operazione che si compie nella seconda opera narrativa di Maddalena Lonati, “L’apostolo sciagurato”.
Ho seguito l’autrice per alcuni anni, prima come scrittrice di racconti, dove l’accuratezza del trattamento psicologico dei personaggi non impediva la manifestazione di sentimenti, spesso calati nelle cose, proprio nel senso del desiderio e del riverbero delle sensazioni provate (o sofferte) negli oggetti di ogni giorno, e poi come autrice di quel “Decadent doll”, dove la protagonista Lucrezia è seguita nel suo percorso di annullamento verso la schizofrenia, in una serie di esperienze dove la trasgressione è mostrata in un senso di disagio che non si dimentica. Da tutto il suo percorso, e naturalmente anche da “L’apostolo sciagurato”, mi sento di dire che questo collocarsi al limite tra racconto e romanzo (che sono e restano comunque categorie artificiali) non è un espediente, ma anzi fa luce sulla possibilità di cercare altre vie d’uscita ad una capacità di descrivere paesaggi, specialmente mentali, non comuni, che non siano quelle di una prosa d’arte fine a se stessa.
Così, questo romanzo non va narrato, non solo perché ci sono molte storie che si sovrappongono per qualche tratto e poi si intersecano o si scompongono, ma anche perché vive di illuminazioni improvvise che si attenuano e modificano pagina dopo pagina. Provare a saltare nell’ombra, in questo caso, non è soltanto la situazione di uno dei momenti di questo romanzo, ma è anche un modo in cui, quasi al riparo di quegli oggetti che circondano la protagonista, si riesce ad attenuare il tumulto del surreale, che può portare a fughe di sogno nel passato. Anche la realtà, a questo punto, non ha un andamento lineare, ma porta a metamorfosi continue ed imprevedibili, come derivano dall’apertura di uno scrigno magico.
Ed in questo scrigno ci sono tante cose, possono esserci degli oggetti, dei colori, magari il rosa in tutte le diverse sfumature, anche le più inquietanti, un’antica toletta veneziana, qualche gioiello, dei tacchi inutilmente alti segno di una non richiesta perfezione, un tatuaggio come metafora del completamento di un’opera scritta con tutta se stessa, o forse soltanto il silenzio, quello che la bimba che non conosce altro, neanche l’immagine dei genitori, ritrova così vividamente dentro di sé da far rimbalzare lontano ogni rumore. Silenzio che all’opposto può farsi urlo interiore, sommerso da una musica adolescenziale, come con acuta psicologia l’autrice osserva.
Volutamente non faccio nomi di personaggi e cerco di essere vago sui fatti: una recensione troppo analitica rischierebbe di far perdere il senso che ogni dettaglio, in fondo, è il tutto, perché il quadro d’insieme non esiste senza di essi. Per apprezzare a pieno questo libro, occorre secondo me sapersi immergere in esso con un senso di sorpresa, non attendendosi colpi di scena, ma continue mutazioni di essa, perché tutto ciò che è letteratura, in realtà, avviene nella mente del lettore, se chi scrive, come in questo caso, riesce ad innescare i giusti indizi in essa.
Un trailer del romanzo è presente a: https://www.youtube.com/watch?v=nSrssJfvIt
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Prefazione / Indice / Scheda
Ghigo e gli altri di Carlo Santulli
2007 pg. 204 - A5 (13,5X21) BROSSURATO
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Altre informazioni / L'autore
Pochi autori, come Carlo Santulli, sanno giocare con le parole, intarsiandole in piccole storie che si snodano tranquille (mai lente) attraverso una realtà quasi ordinaria e che, pure, riescono ad affascinare il lettore costringendolo a leggere fino all'ultima riga. Personaggi stupiti, a volte impacciati, si aggirano tra le pagine di questo libro, alle prese – come tutti noi – con le incongruenze e le follie del vivere quotidiano, non si abbandonano però all'autocommiserazione, non si ribellano, non cedono a tentazioni bohemien e, se cercano una via di fuga, questa è piuttosto interiore che esteriore. Un cammino, a piccoli passi, che li porterà, forse, verso un punto di equilibrio più stabile. Irraggiungibile (ma reale) come un limite matematico. Siano essi alle prese con una Quinta Arborea, un mazzo di chiavi che si trasforma nel simbolo di un'esistenza, un Clostridio tra i Pirenei, o passeggino, semplicemente, per le strade di una sonnolenta Roma anni trenta.(Marco R.Capelli)
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Prefazione / Indice / Scheda
Ghigo e gli altri di Carlo Santulli
2010 pg. 200 - A5 (13,5X21) COPRIGIDA
Altre informazioni / L'autore
Pochi autori, come Carlo Santulli, sanno giocare con le parole, intarsiandole in piccole storie che si snodano tranquille (mai lente) attraverso una realtà quasi ordinaria e che, pure, riescono ad affascinare il lettore costringendolo a leggere fino all'ultima riga. Personaggi stupiti, a volte impacciati, si aggirano tra le pagine di questo libro, alle prese – come tutti noi – con le incongruenze e le follie del vivere quotidiano, non si abbandonano però all'autocommiserazione, non si ribellano, non cedono a tentazioni bohemien e, se cercano una via di fuga, questa è piuttosto interiore che esteriore. Un cammino, a piccoli passi, che li porterà, forse, verso un punto di equilibrio più stabile. Irraggiungibile (ma reale) come un limite matematico. Siano essi alle prese con una Quinta Arborea, un mazzo di chiavi che si trasforma nel simbolo di un'esistenza, un Clostridio tra i Pirenei, o passeggino, semplicemente, per le strade di una sonnolenta Roma anni trenta.(Marco R.Capelli)
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