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Il chierichetto
Con quei capelli fitti in su la fronte,
gli occhi sbarrati e le pupille late,
quando da dir tu hai parole pronte,
assumi le sembianze di un primate.
Non quello ch’oltre Tever ti comanda,
empiendo di stupor la terra intera,
con arroganza atavica e nefanda;
ma proprio quello della giungla nera.
Ogni qual volta l’ora per te scocca
di concionar la plebe radunata,
cadenzando tu muovi la tua bocca,
come il becco di un’oca ammaestrata.
Ti fanno dir che sacra è la famiglia,
e tu lo gridi forte al popol bue
che crede ma non prova meraviglia
che intanto tu ne possedevi due.
Tu degno erede sei di quel Forlani,
(ricordo ancora senza alcuna pena)
che avanti alla giustizia alzò le mani,
forte schiumando bava, e uscì di scena.
Or che d’onesto agir ti fai campione,
se dentro al tuo partito guardi a fondo,
vedrai che per delitti e corruzione
a quello del Berlusca è sol secondo.
Togli la cera che le orecchie tura
e ascolta quello che il Vangelo tuona
a quei che di morir non han paura:
“Non puoi servire a Dio ed a Mammona!”.
Togli una volta tanto, togli il velo
dal falso volto tuo da chierichetto.
Non puoi far finta di guardare al cielo
ed all’onesto oprar poi far dispetto.
Se ancora con le mani di Cuffaro
tu vuoi toccar le bende de l’altare,
a men che sante leggi non cangiâro,
il meglio che puoi far è non scocciare!
©
Giovanni Sturniolo
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