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Il pianto della cicala Ed or che di già vien la tarda sera Forte s’irrompe quel cantar acuto Carico d’amor di cicala nera Che l’un con l’altra s’amano a fiuto. Come la luna s’innalza al centro Il canto greve s’abbassa paziente E qui una Cicala stette dentro Senza una compagna per lui assente. Ed io che nel luglio della mia stanza T’ascolto e t’assomiglio qui solo Ma non affine di canto o danza Ed allor m’indovino poi sul ruolo Del canto d’amor tuo come usanza Ed il pianto mio nell’arte del duolo.
La gravidanza di Ada Dov’è la santa pace donna Ada! Da tempo riempi d’aria questo ventre E l’occhio d’un gran prato di rugiada Per voler stretto un bimbo nel mentre. Cara Ada, son triste nel dir pena Al tuo sogno guerriero al cor stretto Che però qui s’arrende alla scena Della sterile carne… tuo difetto. Non odiar quel tuo corpo assai solo E smetti di riempir la pancia d’aria Che nella mentre ancor crede dolo Di poter figliare vita precaria. Cara Ada che qui stringi il frutto Tra la tua brama e la curva pancia Non pregar sempre col ventre in lutto… Non sventrar la pelle con la tua lancia…
Il cero spento Eliso, spento dal pensier, respiri? Ormai un vasto nulla già t’avvolge. Deciso è il mio pensar che volge Assai al Nulla… vivo tra deliri! Beata croce! Cedo alla vista, Vitale, d’una più opaca morte, Reale lutto alla fede svista, Malata d’un progetto alla sorte. Voraci son le bocche della paura Se d’un gran vuoto il blu si riveste! Seguaci d’un veder… ma nelle mura. Se erro il parere mio terrestre… “Rapaci al beccare una dura, se pur dolente, vita come peste!...
©
Leonardo Taverni
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