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oggi Bologna, che riempiva otri di sesso,
rimane vuota e aspetta l’annuncio al binario.
il ticchettio dell’orologio
è un tutt’uno col mio cervello annacquato,
e questo volto, segnato
da corse su treni a vapore
e da vittorie inastate come vessilli su baionette,
ha uno sguardo spoglio
affilato da uno sfacciato vento.
il sole, steso lungo le lenzuola,
bordeggia e sorride
mentre un sapore di antico
insidiosamente sbuffa e annerisce
con cenere di dubbi
chi ancora vive sulle nuvole.
oggi mentre leggo Artaud
Bologna, coi suoi otri stivati,
è un deposito di memorie ascetiche.
legata polsi e caviglie,
aspetta che il fiore sbocci dal bicchiere arso
e ammutolisca il calpestio vivace e incredulo
di portici mistici
in un’assenza di vita.
©
Domenico Garaffa
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