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di Davide Mattone
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Sono al telefono con Guarretti. Ma è lui che parla.
Si sfoga, dice che suo figlio è cambiato.
- Il mio ragazzo è sessualmente immaturo - Dice.
- E stupido - Aggiunge
- Adesso poi fa cose che credimi, non fanno felice un padre. Cose che un padre non si aspetta davvero dal suo unico figlio -
- Cosa intendi quando dici sessualmente immaturo? - Faccio io.
Lui resta un momento in silenzio, quindi riprende a parlare.
- Quando io avevo sedici anni facevo quello che fanno tutti i ragazzi a quell'età. Insomma spiavo le ragazze nei bagni, mi scambiavo quelle riviste con gli amici, facevo quello che potevo fare, nulla che non potessi permettermi. Cose semplici, giuste a quell'età. Nulla di complicato o strambo, cose così. Io poi non gliel'ho mai date a mio figlio, non mi va giù che scriva a quella donna -
Si aspetta che io dica qualcosa ma io non parlo. Così lui va avanti. Tipico di Guarretti.
- Da qualche tempo ha una relazione con una donna divorziata che è più grande di me - Sospira affranto, tossisce e prosegue nell'esporre il suo problema.
- In realtà non si sono mai incontrati - Dice. - Si tratta di una relazione epistolare.
- Si sono conosciuti attraverso una di quelle inserzioni su una rivista di cose usate -
- Una volta ci ho preso un frullatore su una rivista così - Dico io - Ma non è stata una buona idea, mia moglie mi ha fatto un elenco di tutte le malattie che avremmo potuto prenderci se mai l'avessimo usato. E non immagini quant'erano queste malattie. Da non crederci.
- Stai scherzando? - Esclama Guarretti. - Dico ti sto parlando di una cosa seria e tu te n'esci con tua moglie? -
Ci penso su un momento e credo che abbia ragione, così glielo dico.
Rimango pensieroso per un po'.
- Ti dicevo di questa rivista - Mi fa. - Beh mio figlio ci ha trovato una signora californiana che voleva conoscere un italiano. Così lui si è fatto sotto. Chissà poi perché un italiano, con tutto quello che comporta... -
Emette uno strano lamento e segue a raccontare.
- Lei vive a Santa Monica, in California e ha due figlie. La più piccola ha ventisei anni. Io non l'ho saputo subito, anzi l'ho saputo molto tempo dopo, quando le due ragazze avevano già cominciato a chiamare mio figlio papà. Ripeto, la più piccola ha dieci anni più di lui -
Cerco di immaginare che razza di ragazze siano, per poter chiamare papà qualcuno che neanche sappiano che faccia abbia. A quasi trent'anni poi. Io a mio padre fino ai quarantasei ho continuato a chiamarlo professore, fino a quando non si è preso l'ictus e non c'è stato più verso di chiamarlo né in questo né in quell'altro modo. Ma loro sono americane. Credo che questo cambi le cose.
- Mio figlio ha cominciato col chiedermi per il suo compleanno un corso di inglese con le cassette - Mi dice Guarretti. - Avrei dovuto insospettirmi allora. Invece pensai si trattasse di un ottimo messaggio da parte sua. Una richiesta di apprendimento. E' buono conoscere le lingue, pensavo, ti agevola sul lavoro. Come siamo ingenui a volte, noi genitori.
Mi ha anche chiesto di posare per delle foto. Me ne ha fatta una in salotto mentre leggo il goiornale. Un'altra me l'ha scattata in giardino mentre annaffiavo i gerani sorridendo all'obiettivo.
No, dico, capito il mio ragazzo? Spacciava me per lui. Inviava le foto alla signora e alle sue figliole dicendo: eccomi, io sono questo. In pratica lui racconta di sé prendendo informazioni dalla mia vita personale –
Ora la voce di Guarretti è davvero sconvolta. Si è ridotta a un niente.
- Le ha anche parlato del mio problema al colòn. Come fosse il suo. Dio sa come finirà questa faccenda del colòn.
Poi le ha parlato di sé facendosi passare per suo figlio. E dovresti leggere come si è descritto! Benissimo si è descritto.
- Una volta per distrarlo gli ho dato dei soldi per comprarsi Playboy, dove è pieno di ventenni. Ci ha preso dei francobolli.
Sono stanco, credimi... Non so più che fare.
Lui sostiene che ora che l'ho scoperto devo essergli complice. Gli ho risposto se stava scherzando, che non è proprio il caso di andare avanti con questo dramma, ma poi ho pensato, Cristo. Perciò ti ho chiamato -
Io e Guarretti al telefono.
E' strano, non so bene cosa voglio dire, ma non c'entra molto con la mia vita questa telefonata di Guarretti. Mi fa sentire importante e spaventato allo stesso tempo. Inutile. Come quei sogni in cui vieni fuori da una situazione terribile, tutto sudato. E solo.
- Sai, mi sono rivolto anche a uno psicologo - Dice. - Lui sostiene che dovrei prendermi una vacanza. Che non mi devo preoccupare, che anche suo figlio fa cose così. Ma ti rendi conto? E io dovrei fidarmi di lui, con tutto quello che costa… E' pazzesco.

C'è una donna a Santa Monica in California innamorata di me e io potrei anche non saperne nulla. Non è una gran bella cosa dal mio punto di vista.
Se fosse innamorata di mio figlio sarebbe diverso, potrei sempre affrontarla, sebbene il mio inglese…
Ma che faccio? Le scrivo spacciandomi per mio figlio raccontandole che mio padre è un pazzo pericoloso? Non potrei, non mi crederebbe. Non con l'età che lei suppone che io abbia. Amico mio, sono davvero nei pasticci -

Ci ragiono un po' su, anche alla questione dell'amico mio, quindi prendo a parlare.
- Ma in fondo sono lettere - Gli dico.
- Non ci sarà mai una possibilità di incontro poiché quello che lui dice di essere, o per lo meno, la metà di quello che lui dice di essere sei tu.

Allora riflettici, fino a quanto la cosa può andare avanti? Tuo figlio non ha via di scampo, devi esserne felice. Non ci sarà nessuno sbocco drammatico. Finirà, tutto qui-
Guarretti abbassa ulteriormente il tono della voce.
- Si chiama Dorothy e ha due anni più di me. Sai, da quando Sara è morta io non ho più voluto saperne di una donna. Ma ora le cose sono un po' diverse. E' passato molto tempo, tra una settimana fanno sedici mesi.
E poi diciamolo, non sono proprio da buttar via nonostante il colòn e il resto. Io non ci sono mai stato in America, Cristo, e Dorothy non vede l'ora che io ci vada!
Non è una brutta donna sai? Insomma non proprio come Sara ma bella, bionda, elegante a modo suo -
Mi sento in dovere di interromperlo, così gli dico - Cosimo, amico mio, ma te ne sei innamorato o cosa? –
- Beh proprio innamorato, non so, non direi. In ogni caso non se ne parla –
Scatta all'improvviso. - E' la donna di mio figlio, diamine! –
- Non proprio - Faccio io - Tu hai più diritti di lui su Dorothy. E' te che pensa di conoscere, non lui -
- Sì, è vero, ma solo in parte. Di me conosce l'aspetto, il mio lavoro, i miei disturbi gastrointestinali e probabilmente qualcosa di cui neppure io sono al corrente, difetti, debolezze, vai a saperlo. Ma non è la mia testa che conosce, non la mia intelligenza -
- Cosimo ascolta – Intervengo - L'intelligenza di tuo figlio non potrà mai competere con la tua. Giusto? -
Guarretti tace. Anch'io taccio.
Poi, quasi contemporaneamente diciamo: Cristo.

© Davide Mattone





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