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L'appuntamento
di Maria Grazia Armone
Pubblicato su SE2


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Erano trascorsi quarantatre anni, sei mesi ed otto giorni, quando il nonno si presentò all'appuntamento che avevano fissato. Il luogo non aveva importanza: si erano incontrati e non si sarebbero lasciati più.
Giovanni aveva cinque anni la notte che aveva incontrato per la prima volta il nonno dal quale aveva ereditato il nome; ed a quell'epoca, il nonno era morto già da sei.

Nessuno ha confuso le date: le cose andarono proprio così.

Può capitare, alcune volte, che si vengono a creare degli squarci nel mondo reale ed attraverso essi filtrino spiragli di luce che consentono, a poche anime e per brevi istanti, di gettare uno sguardo in una realtà dove é possibile tutto.

Esiste un mondo misterioso in cui non c'è un passato o un futuro ma solo l'attimo che, in quel momento straordinario, si vive.

Questo è ciò che successe al primo incontro fra nonno e nipote.

Giovanni a quei tempi era un bambino gracile, molto vivace, e fantasioso; nonostante avesse una leggera balbuzie, che gli aveva lasciato la difterite, aveva la risposta sempre pronta.

Il piccolo Giovanni poi guarì dalla balbuzie, dopo aver portato in dono alla Madonna una collana d'oro: quel giorno riprese a parlare speditamente.

La mamma di Giovanni affermava che suo figlio era stato miracolato.

Passarono alcuni mesi dallo straordinario evento e la notte d'Ognissanti, come ogni anno, i genitori in omaggio ad una vecchia usanza avevano nascosto un regalo per lui.

A quei tempi si usava dire ai bambini che il nonno, lo zio o un'altra persona cara, che era morta, portava loro un dono.

Questa tradizione era nata per creare un ponte d'affetto tra chi non é più tra noi ed i bambini.

Quella notte il piccolo Giovanni era così eccitato che quasi non riuscì a dormire; mamma e papà gli avevano confermato che nonno Giovanni gli avrebbe portato un regalo bellissimo per il giorno dei morti.

Poco prima dell'alba, Giovanni, si era svegliato e aveva visto vicino al suo lettino il nonno che lo guardava e sorridendo gli aveva indicato il cavallo di cartapesta: il regalo che lui aveva sempre desiderato.

Nessuno sa cosa si dissero quella magica notte, poi il nonno gli fece cenno di tacere e di non raccontare ad altri del loro incontro.

Ovviamente, l'esortazione a tacere era destinata a sortire l'effetto opposto.

Giovanni raccontò a chiunque che il nonno, di cui lui aveva solo sentito parlare, era venuto a portargli il cavalluccio a dondolo e che gli aveva raccontato tante cose.

Mamma e papà sorridevano ascoltando l'ingenuo e fantasioso racconto di Giovanni.

Tutto ciò accadde tantissimi anni fa.

Il piccolo Giovanni crebbe, diventò un gigante dal cuore tenero e generoso, un grande attore ed un poeta molto sensibile, divenne papà a sua volta, ed anche i figli seppero di quest'episodio che la nonna, di tanto in tanto raccontava loro sorridendo.

Passarono gli anni e Giovanni s'incamminava verso il suo percorso di vita.

L'ultimo tratto del cammino divenne molto accidentato tant'è che chi aveva sottovalutato le sue straordinarie capacità interpretative dovette ricredersi.

Sorrideva, mentre ingaggiava un ostinato braccio di ferro con la morte.

Sorrideva mentre il sudore grondava dalla sua fronte e sorrideva, perfino, quando infine incontrò la morte.

Lo vedevo lottare con ogni fibra del suo essere, il braccio poderoso teso in uno sforzo tremendo.

Sembrava che avesse sconfitto la Nera Signora quando ad un tratto Lei con la sua mano predatrice lo ghermì.

Nessuno avrebbe immaginato che, già sin da quella notte di tanti anni fa, Giovanni ed il nonno, avessero fissato un appuntamento al quale nessuno dei due sarebbe mancato.

Il nonno lo trovò in un luogo tremendo, uno strano giardino in cui la gente si muoveva in punta di piede; nel quale crescevano insieme, dolore e speranze (Giovanni lo aveva definito il "lager oncologia").

Era una notte d'inizio estate quando arrivò; gli tese la mano e attraverso un cammino di luce se lo portò via.

Con l'ultimo fiato in gola, Giovanni, disse che il nonno era venuto a prenderlo e non poteva farlo aspettare.

Questa volta nessuno sorrise per la sua affermazione e furono in molti a credergli.

A Nananni che sarà per sempre il più grande
Non smetterò mai di amarti, Mare

© Maria Grazia Armone





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