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Zaira e il fiore degli abissi (seconda storia)
di Fabio Orefice
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Attraversando la corsia preferenziale del cielo che sovrasta Los Angeles, Zaira svetta senza indugio sorvolando le cime degli imponenti palazzi a bordo della sua Mustang fluttuante.

Nonostante il traffico congestionato e la pioggia fluorescente che si abbatte senza tregua, nulla può ostacolare la sua corsa. L’intelligenza artificiale di bordo, collegata alla presa scart dei neurotrasmettitori del cervello, è intenta ad elaborare i dati raccolti nei giorni appena precedenti. Informazioni preziose quanto scomode che stavano per costarle la vita.

Zaira non ha rivali al centro di ricerche nucleari del MIT di Boston, così come non ne ha mai avuti in ambito accademico. Il controllo, la capacità di lasciarsi scivolare il superfluo dietro le spalle così come ora i tergicristalli antiradioattivi lasciano scorrere via l’acqua dalla sua visuale. La fanciulla dai lineamenti decisi e dal corpo tonico sembra non tradire mai emozioni particolarmente forti. Del resto, chiunque abbia vissuto in una famiglia importante come la sua sa bene che per sentirsene parte bisogna imparare a collocare i sentimenti in secondo piano.

Suo padre era stato il più giovane centurione durante le rivolte nelle colonie marziane, ai tempi dell’embargo economico voluto dalla Lega Terrestre per arginare il fenomeno dei contrabbandieri di atmosfera sul pianeta rosso. Distintosi per l’alto valore militare, divenne in seguito un politico stimato, fino ad essere eletto Pretore di Los Angeles per le relazioni con gli altri pianeti.

Onore, patriottismo, disciplina, ed il buon esempio da dare in società; per tutta risposta a questi valori Zaira, negli anni dell’adolescenza, aveva tentato di unirsi ad un gruppo itinerante di heavy metal teatrale avanguardista. Per lei bambole e ologrammi incorniciati dei divi del cinema erano distrazioni, futilità da sognatori. Quante lacrime nascoste nella penombra del letto e soffocate dal suo cuore di bambina! Fino al punto di ripudiare non già chi le ha imposto veti e proibizioni, ma gli oggetti stessi di tali severi ed intransigenti dinieghi; i suoi amati giochi.

Così, per sentirsi finalmente accettata come normale, la ragazza si è data anima e corpo alla scienza, alla ricerca ed alla politica, scatenando un’inflessibilità tanto impropria quanto paterna; ella è infatti la presidentessa del Dipartimento per il Monitoraggio e la Confisca dei Sogni Riciclati. Un’attività clandestina, quest’ultima, nella quale risalta particolarmente l’abilità dell’etnia branchia. Si tratta di un ibrido nato durante le colonizzazioni marziane, quando la seconda generazione di pionieri ha fatto ricorso illegalmente alla manipolazione genetica per poter resistere all’atmosfera ancora non del tutto formata, senza supporti artificiali. Il risultato furono appunto delle speciali branchie, quasi delle prosecuzioni esterne dei polmoni. Esiliati per violazione del codice legale sulla genetica, i branchii hanno continuato a sopravvivere nella clandestinità, odiati e temuti da tutti; quasi ogni sera non c’è un telepato-giornale che non dia risalto a fatti di cronaca in cui sia coinvolto un branchio o una banda di branchii. Zaira, che come tutti suoi coetanei e compagni d’Accademia è cresciuta tra quattro mura di pregiudizio nei loro confronti, ne è divenuta la più acerrima nemica… fino a quel fatidico giorno. Il giorno in cui si è imbattuta in Raul.


Il giovane ed ardimentoso Raul, figlio del capo anziano dei branchii, è il più ostinato, impertinente e prepotente cocciuto che Zaira abbia mai conosciuto… e la cosa più bella che le si sia mai posata sul cuore!
Era un freddo e piovoso giorno di dicembre del 2018: la giovane, come sempre inguainata nella sua impenetrabile divisa-corazza d’ordinanza, era proprio sulle tracce di Raul e del suo gruppo, scoperto dopo mesi di intercettazioni nei laboratori illegali; gli stessi dai quali i branchii craccavano i sogni dalle banche dati di Stato per riciclarli e rivenderli, scorporati delle tasse, alle cliniche clandestine. E proprio quando ella avrebbe dovuto fermarli e mettere il laccio inibitore di movimenti al collo del giovane capobanda, accadde l’imprevedibile. Un grande, soffocante e dolce laccio invisibile travolse nella sua tenera morsa Zaira e Raul, insieme. Per lei il giovane rinnegato appariva all’improvviso come il sogno d’infanzia esiliato per troppo tempo in soffitta; ne sfiorava la pelle seguendo i solchi delle spalle e del torace, così come si scarta un dono prezioso, con la medesima curiosa voracità, come quando si aggredisce per celare la ricerca di protezione. Raul è stato il suo mondo segreto, la scoperta di una cultura nomade fatta di balli, poesie da sussurrare su un giaciglio di incensi notturni e ghiri canterini, e punti di vista a lei ancora sconosciuti.

Condurre una doppia esistenza richiede sempre una pesante contropartita: adesso la vita sta esigendo il suo conto da incassare sotto forma di spie governative. Ecco perché Zaira sta correndo veloce nella sua macchina volante nonostante la forte perturbazione. Dal suo monitor retrovisore giungono le inquietanti immagini in tempo reale delle autovetture fluttuanti alle calcagna; in un baleno le fiancate ed i tettucci di quei mezzi si rivoltano palesando i caccia-overcraft del cielo, evidentemente mandati proprio dal suo adirato padre, ormai consapevole della cospirazione della figlia. Per le lacrime, i tentativi di riconciliazione o chiarimento, non v’è più tempo ormai: non erano solo poesie ed universi ignoti di eros e tenerezza quelli scoperti da Zaira attraverso la carne inquieta e negletta di Raul; a suo tempo fu proprio l’inflessibile padre di lei, il temuto pretore terrestre, a capo di una spedizione governativa segreta su Marte per appropriarsi del più grande segreto del pianeta rosso, ossia il suo nucleo. Alle estreme profondità del Nuovo Mondo, infatti, non c’è solo il ghiaccio da cui è stata in seguito ottenuta l’aria: nel cuore − è proprio il caso di usare questo termine − di tale nocciolo glaciale, giace una vera e propria creatura viva, una sorta di vegetale dall’aspetto cristallino, capace perfino di auto-rigenerarsi e di sdoppiarsi.
Il solo problema era che i pionieri della regione est di Marte, tutti provenienti da comunità di minatori, vi erano giunti per primi. Non solo: essi avevano anche scoperto che il vegetale ha lo straordinario potere di rendere fertile anche il suolo brullo ed arido di quel pianeta all’epoca ancora invivibile. Ma la Lega Terrestre non avrebbe mai potuto permettere che tutto ciò fosse rivelato, giacché per le industrie governative sarebbe stata la fine; e questo perché Marte sarebbe divenuto totalmente autosufficiente.
C’è stata una guerra di cui nessuno ha mai potuto o voluto parlare, al termine della quale i minatori ribelli, rei soltanto di aver cercato di regalare la vita e la libertà al loro Paese, furono processati, confinati e sottoposti a torture in laboratori genetici al fine di imprimere su di essi un ben visibile marchio d’infamia; ecco la vera storia dei branchii. Ed ecco l’orrore e lo sgomento farsi largo come un fiume ribollente di pece e veleno attraverso il cuore innamorato di Zaira: Marte sarebbe stato destinato in eterno ad essere l’ennesima polveriera di esperimenti e sfruttamento di risorse a beneficio dei pochi privilegiati delle lobby terrestri!

Ma quella raggelante presa di coscienza, dopo la prima ondata di delusione, ha improvvisamente liberato la fanciulla da un fantasma ingombrante; quell’ultimo opprimente termine di paragone con la così detta normalità che negli interludi privati con Raul ancora le regalava sfuggenti e taglienti sensi di colpa.
Dunque eccola sfrecciare impavida e risoluta, deviando improvvisamente dalle corsie terrestri alle autostrade solari, dalle quali poi avrebbe imboccato la statale per Marte: Raul l’aveva pregata di non correre un rischio così grande. Ma lei non poteva cedere, non dopo tutti gli insegnamenti sull’onore, la trasparenza e l’incorruttibilità che proprio il papà le aveva inculcato! Ora solo Zaira sa cosa fare. Il dossier top secret aperto su di lei aveva per nome Operazione Fiore Degli Abissi, con evidente riferimento alla creatura celata nel nucleo marziano. Ed è in merito a quel fiore che la coraggiosa fanciulla stava scansionando le informazioni raccolte dai file tenuti nascosti dal genitore e rintracciati adesso con l’aiuto dei suoi amici branchii.
Seminata la polizia terrestre, è il momento di agire. Il fiore degli abissi di Marte, come Zaira sa, è tanto potente quanto delicato e fragile: il solo modo che ha di preservare il suo potere di dare la vita alla terra è raggiungere la superficie e prendere contatto con l’aria. Secondo gli studi fatti su alcuni campioni prelevati tempo addietro, il fiore aveva le ore contate.

Lasciata la deviazione per la regione est del Pianeta Rosso, la ragazza si rende conto di essere circondata da centinaia di pattuglie; sembra non esserci più via di scampo per lei.
Il piano originale prevedeva che la fanciulla sarebbe stata coperta da una tasc force ribelle di branchii che l’avrebbero aiutata ad atterrare indisturbata e con i quali ella avrebbe raggiunto il nucleo per poi estrarne il prezioso fiore. Ma le truppe governative erano arrivate prima, a causa di un’intercettazione telepatica compiuta dal padre della traditrice nel corso di una loro conversazione. Di Raul, del suo genitore capotribù, e dei loro amici, non restavano che frammenti scomposti e sanguinolenti sparpagliati nella polvere rossa più dell’Inferno.
Davanti alla visuale di Zaira non più la pioggia inquinante scagliata dalla volta terrestre, ma lacrime ancor’ più acide che corrodono uno ad uno i petali freschi di una virtù d’amore ormai abulica ed ammutolita.
Raul, a proposito dell’abnegazione con cui i branchii avevano deciso di perseguire la loro battaglia per la verità a dispetto di tutto, le disse un giorno affidandosi alla discrezione dei sospiri più intimi: "La vita è il dono più importante e nessuno mai ha o avrà il diritto di strapparlo a qualcun altro. Ma esistono circostanze particolari per le quali un’idea può superare il valore della vita stessa, per quanto sacra essa sia. Non sto parlando di ideali filosofici, religiosi, o tanto meno di questioni riguardanti i confini delle terre. Troppe volte l’uomo si è approfittato di tali scusanti spacciandole per la circostanza particolare! Ne esiste una, ed una soltanto: la menzogna che minaccia la conoscenza, e l’eclissi della conoscenza che a sua volta oscura la libertà di scelta. E dunque, dimmi tu, amore mio taciuto al sole: quale vita meriterebbe d’esser’ vissuta senza il potere della conoscenza, e senza la libertà di non doversi limitare a sopravvivere che la conoscenza dona a noi tutti?" . Queste parole ormai marchiate a fuoco nella carne, e soltanto queste, impediscono ora alla fanciulla triste di lasciar andare ogni scampolo di speranza e determinazione in balìa delle tempeste cosmiche.

Gli ultimi, fatali secondi: la Mustang volante porta già montata a bordo la trivella laser che si sarebbe dovuta utilizzare per arrivare nelle estreme profondità. Lasciando di stucco tutti gli impettiti ed omologati poliziotti dall’aria androide, Zaira fa in modo che l’escavatrice a raggi si posizioni elettronicamente sul cofano, prendendo a scendere in picchiata verso il basso. Ancor prima di calarsi nell’antro nascosto di Marte, la fanciulla attiva il dispositivo di auto regolazione termica dell’abitacolo, portando alla bocca la maschera d’ossigeno.
Da un istante all’altro tutto è roccia, eco, e dunque silenzio, oscurità.
Superato il primo manto, Zaira segue la via già segnata dai pionieri minatori e scoperta grazie ai file che lei stava studiando durante la forsennata corsa nei cieli.
Il conto alla rovescia per salvare il fiore prosegue tuttavia inesorabile! Il fiore che mai ha potuto vedere la luce, che tutti hanno voluto senza mai poterlo avere… Eccolo! Migliaia di chilometri bruciati alla velocità della luce nel tentativo di annullare il tempo ed il suo incedere: tra gigantesche stalattiti di ghiaccio e le immani trivelle impiantate dai terrestri per estrarre acqua ed aria, il fiore degli abissi si erge in tutta la sua bellezza, come un piccolo giglio di cristallo in mezzo al nulla bianco.
Riportando i calcoli ai parametri temporali umani, non restano più che alcuni minuti. Zaira, con lentezza e rispetto reverenziale, esce dall’abitacolo sprezzante della pressione e dell’impossibilità di respirare senza supporti all’interno del nucleo, e fa per accostarsi al sacro portatore di vita; quel fiore che sembra quasi gemere per segnalare pur’ senza parole il suo progressivo spegnersi. Troppa distanza da risalire in troppo poco tempo.
D’impeto un nuovo improvviso evento, così affine e speculare all’epifania romantica vissuta in quel freddo e piovoso giorno di dicembre in cui Zaira e Raul si posarono l’uno sul cuore dell’altro. Forse la suggestione che era inconsapevolmente montata dentro di lei per tutta questa storia, forse lo scatenarsi tumultuoso delle emozioni maturate nell’aver finalmente raggiunto tale inestimabile simulacro; fatto sta che la ragazza non può trattenere un senso di commozione inaspettato. Senza spiegazioni, come accade quando esplode un innamoramento, Zaira si lascia pungere il pollice da una delle punte cristallizzate alle estremità del fiore glaciale. Goccia a goccia, il suo sangue si disperde al centro del fiore, diluendosi e rimettendosi in circolo al suo interno. Goccia a goccia, il fiore si illumina e prende addirittura ad aumentare le proprie dimensioni come fosse un essere di carne viva che cresce. Il prodigio arriva fino al punto di scuotere dall’interno il nucleo, provocando crolli di stalattiti. Ma Zaira non ha timori, come quando non si temono i sismi dell’anima pronta a crollare e riformarsi nuovamente per amore. E proprio come un’amante che non teme l’intimo assedio dell’anima gemella pronta a farla sua con ingordigia, Zaira si abbraccia con un sorriso disteso e gli occhi chiusi in abbandono al suo piccolo grande fiore degli abissi. Il resto è solo luce. Solo Amore.
La terra di Marte trema atterrita, ed il rosso implacabile e ardente del suolo si inumidisce; dapprima come fosse cosparso di macchie, e via via in modo più esteso ed intenso. Così, quando il terreno del pianeta si è mutato in un immensa distesa fertile, il nuovo seno marziano prende a germogliare e riempirsi orgoglioso dei più vari e colorati frutti! Specialità e primizie d’ogni stagione, frutti d’albero e di terra succosi e pieni di sapore. E Marte diventa verde d’erba e foglie, giallo di limoni, rosso di pomodori e fragole… E di fronte a tale spettacolo per noi terrestri così ordinario e scontato, termina la condizione subalterna di un nuovo mondo, e comincia la vita senza vincoli né ricatti; il Vivere!

Un giorno ormai lontano, il prodigio d’amore tra Zaira e Raul aveva fatto dono ai due amanti d’un evento assai curioso: era il loro compleanno, lo stesso dì d’aprile, ed ognuno aveva scritto all’insaputa dell’altro questa lettera, che è quanto di più emblematico ed eloquente resti oggi a narrare la loro esistenza:
"Ogni volta che sentirai di non poter’ restare a galla, agiterò quella marea che ti sovrasta, e forte la soffierò fino a farne aria nuova e pura per te.
Ogni volta che il tuo bagaglio peserà come un fardello, lastricherò sotto di te strade più lisce, metterò le mie spalle al fianco delle tue, così che il peso diverrà come un pargolo: leggero, necessario e bisognoso di te.
Ogni volta che un anno appena passato sarà per te una spina nel giardino dell’età, offrirò a quella spina il mio pollice, e la goccia d’affetto che ne scaturirà innaffierà quella terra di energia, e la spina muterà nell’orchidea più appariscente.
E quando sarai lì, saprai che io altro non sono se non la tua parte più vitale, e che tutte le orchidee di questo e quel mondo non basteranno mai a dirti che un anno è solo un anno, e che maree, bagagli e le età tutte non sono che messaggi, sparsi qui e lì per ricordarti che sei viva… Vivi, io e te. E così accogli un’altra orchidea nel tuo giardino. E Buon Compleanno!"

© Fabio Orefice







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