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Napoli è
di Ettore Bonato
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Guardando il film Lo spazio bianco, di Francesca Comencini, ambientato a Napoli, ho smesso la lente distorta con cui osservavo la capitale partenopea. Mia moglie è di Scampitella, un paesino di tre anime nella Provincia di Avellino, nei pressi del confine con la Puglia. Lei è una viola, come quella che narra il Pascoli in L’aquilone, una viola allegra e sola, nata nei rovi di quella terra arsa ed assolata. A Napoli le è morto il padre, e se la ricorda maestosa e triste, bellissima e inarrivabile. Nei suoi occhi osservo le vie vuote, un sottobosco di artisti, musicisti, pittori, persone che si dannano in questa esistenza che macina e in questa città che ti dona la vita eterna. Il mare di Napoli è simile ma diverso da quello di Rimini, la mia città. È di un azzurro stranito, compresso tra il Vesuvio, le colline che si diradano e i tetti catramati e antichi. I commercianti di piccole cose, caparbi, fieramente orgogliosi della loro mercanzia, li puoi trovare anche a Rimini, sul Lungomare domestico e pericoloso. La criminalità diffusa, la viabilità, l’amore che si cerca e si trova negli anfratti mistici e popolosi. I grandi contenitori, la gente di varie etnie che si mescola al vociare chioccio dei giovani. Nel film con Margherita Buy si coglie il silenzio, il non essere mai solo, la fratellanza che fuoriesce dalle case dignitose e speciali. Quando c’è l’addio, esso si consuma tra sognanti colori e gente che calpesta con violenza il pavé dei borghi. Il rosso del sangue che ti perfora le vene e quello dei cappelli di giovani metalmeccanici in gita. Il bianco dei cresimandi e degli sposi esterrefatti. Non esiste il tempo, è scandito solo dal seno magro di una donna che allatta, non scalfita dalla solitudine opprimente. L’insegnante, in una scuola media serale, con vecchi malati, segnati e giovani orgogliosi e timidi, è il mestiere più bello della terra. Insegni il sapere a chi ne sa più di te, questo è il succo. Forestiero integrato, perché le due città ti accolgono in toto.
La ragazza bianca con il velo da sposa e i jeans scoloriti che cammina nei tetti lastricati e vicini, è il viatico alla vita, il sogno che diventa reale e per questo sanguinante e misterioso. Un’immagine onirica che fa di Napoli quello che è Rimini, in fondo; i pattini bianchi e rosi dal sole e i baci in alto mare con le ragazze che non vedrai mai più. Il rivedersi e il dirsi addio, questo, moglie mia, ho trascorso prima di te. Le viole di Napoli e Rimini, i mari diversi e la gente simile. Tu sei tutto questo per me, compagna dolce, cresciuta tra rovi che odorano di vento.

© Ettore Bonato







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