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Tungsteno
di Attilio Scatamacchia
Pubblicato su SITO


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Prologo
Un giorno avremmo dedicato più tempo alla progettazione di baluardi inutili rivolti verso le colonne d’Ercole, quando l’eroe separava fisicamente interi blocchi di roccia, mentre il ritmo dei nostri passi separava la notte dal giorno in una nuvola di pensieri vani.
Avremmo ricordato solo cento anni dopo di conoscere le leggi degli elementi chimici ed ora manipoliamo la materia come se fosse melma inutile.
Alcuni di noi, i più intraprendenti, viaggiavano per anni cercando dentro se stessi i segreti dell’impiantistica di base, in questa era robotica, di metallo e aria.

Tungsteno

Risveglio
Tungsteno: era la sola parola che mi venisse in mente dopo il risveglio dall’ibernazione, ma non riuscivo a capirne il significato.
I medici dicevano che sarei tornato alla vita normale, a quella che avrei ricordato presto… Potevo vedere, di là dalla finestra ed oltre il cortile, pannelli fotovoltaici a distesa sui tetti dei palazzi coloniali.
Erano passati già tre giorni dal risveglio ed io riuscivo a distinguere solo impianti tecnologici tra le pieghe di opere civili vecchie e nuove, inspiegabilmente. Le automobili a levitazione passavano a tratti di fronte alla finestra, lasciando una scia doppler nell’aria ferma.
Prima del “viaggio” le automobili LEV erano piuttosto rare e sentivo che anche tungsteno era una parola che poteva avere un senso.

Il resto della storia
Una volta dimesso una delle commissioni dei Tetravalenti mi assegnò un alloggio fuori dal centro ed un lavoro da commesso al Centro Commerciale: l’appartamento consisteva essenzialmente in un bilocale con tutti i servizi essenziali e nulla di cui lamentarsi, in fondo.
Un membro della commissione era stato incaricato, per il giorno del rilascio, di accompagnarmi personalmente fin sotto l’androne di un mostro condominiale di cemento e vetro, un cono d’ombra appena più freddo del cortile esterno pieno di sole.
Magliani – mi disse –, da questo momento in poi condurrai una vita assolutamente normale; vai al cinema, trovati una ragazza, magari sposatela ma sappi – aggiunse – che la tua memoria è solo una ricostruzione di una porzione del tuo passato. Quelli dei Servizi hanno volutamente tolto dalla tua mente i ricordi scomodi, o inutili…
Il membro della commissione, che si chiamava Rinaldi, sospirò lievemente, ma sapevo che si trattava di un refresh dei nuovi droidi a servizio dei Tetravalenti, utilizzato per nascondere l’impercettibile flusso di R407 , quando le CPU multiple incrementavano i processi di calcolo.
Ammiro la sincerità – dissi.
Non è solo questione di sincerità Magliani, il fatto è che voialtri non volete ammettere che vi state sbagliando, che la ricostruzione del pensiero serve a disperdere ogni forma di odio nei confronti dei Tetravalenti – Rinaldi stavolta mise della convinzione nelle sue parole.
Se lo dici tu… - la voce suonava amplificata nell’atrio di ingresso del condominio.
Sapevo che questi droidi non venivano programmati per fare opera di convincimento, ma solo per lavori impiegatizi: compilare moduli, imbucare lettere, fare telefonate o accompagnare gli umani alle loro nuove destinazioni, dopo la “rieducazione”.
Infatti Rinaldi non si scompose:
I Tetravalenti ammettono il dissenso, ma non tollerano ogni forma di violenza nei confronti delle forze dell’ordine o dei membri del Collegio; la violenza è sempre sbagliata, Magliani.
Il cognome in fondo alla frase: secondo calcoli statistici poteva succedere anche due volte consecutivamente. Un modo per riconoscere in modo certo i droidi dopo una serie di indizi.
La seconda fase dell’addestramento era anche più dura: riconoscimento prima dell’eliminazione.
Va bene ora vattene, adesso voglio andare a dormire, è ancora possibile o devo chiedere il permesso?
Certo, ma ci rivedremo tra un mese Magliani!
A volte le procedure di riconoscimento venivano accelerate se le CPU dei droidi erano costrette a rispondere a processi di calcolo più frequenti.

Spesso se ne parlava in televisione: la rieducazione faceva parte di una riforma per l’eliminazione della violenza; all’inizio i Tetravalenti applicarono la norma per annullare gli episodi di scippo e di furto di appartamento.
Alcuni anni dopo il Dipartimento Crimini Violenti del SEM trattò in segreto i primi recidivi che si erano macchiati di reati gravi: omicidio, incidenti provocati dall’uso di droghe, lesioni nei confronti di organi di governo.

Bambini giocavano nel parco, alle spalle di Rinaldi, correvano trattenendo fili d’erba tra le mani e fiori che portavano alla madre, seduta a poca distanza.

Flashback
Durante un pattugliamento lungo il greto del fiume, dove un informatore ci aveva segnalato la presenza di pregiudicati e spacciatori di Blue Magic , una squadra del Movimento Rivoluzionario emerse dal buio di una baracca diroccata, rese inoffensivo il mio collega con una scarica di Trim ed immobilizzò me; in meno di un battito di ciglia.
Il cilindro cavo della canna della pistola premeva freddo dietro la nuca.
Cammina lentamente. – una voce nitida, ferma.
Il cappuccio nero scese veloce dopo le parole, un volo curvo da dietro la testa.
Procedemmo lungo il sentiero e poi su una strada asfaltata: dal rumore dei passi quattro persone oltre me; uno di loro trascinava un carico pesante.
Arrivati a quella che poteva ritenersi una destinazione, perché entrammo in una stanza anche troppo calda e semivuota, o vuota del tutto, a causa di rumori che di solito sarebbero attutiti da tende, scaffali, mobili ed armadi, fui messo a sedere.
La punta di un ago entrò muta e senza preavviso nella coscia destra, il rumore delle nocche del narcotico già si faceva sentire: entrò nella testa senza nemmeno chiedere permesso.
Al mio risveglio, all’apparenza istantaneo, la stanza ondeggiava avanti a me, il respiro di un pescecane, gonfio di rabbia.
Seduto.
Un uomo seduto ed una smith & wesson ciondolante sul suo ginocchio; occhi azzurri che emergevano dalla penombra.
Questo non è un rapimento, ma un atto di reclutamento, un esproprio di materiale umano dalla società appiattita dal livellamento.
Oblomov era solo un soprannome, un nome di battaglia. La smith & wesson brillava alla luce del neon.
Altri colleghi ne avevano già parlato; solo fra i poliziotti del mio dipartimento cinque di loro erano stati catturati in questo modo e rilasciati subito dopo, in caso di rifiuto.
Venivano descritti come pazzi visionari, gente convinta di essere sottoposta al controllo della mente.
Cose che già sappiamo. I Tetravalenti governano in un clima di fiducia; lo sanno tutti che la stimolazione cerebrale dei malviventi elimina i ricordi dei reati. E allora? Tanto meglio! Tutto questo facilita il nostro lavoro e riporta gli ex detenuti ad una vita normale. Troviamo loro un lavoro, una casa decente e la gente onesta vive tranquilla.
Nessuno credeva al resto della storia, alle teorie secondo cui il governo aveva introdotto nella società civile alcuni esemplari di droidi, robot di ultima generazione, del tutto simili alla razza umana.
Lo scopo, secondo quelli del Movimento Rivoluzionario sarebbe stato quello di introdurre modelli comportamentali realistici per fare in modo che venissero imitati dalla popolazione umana, senza fare distinzione fra quella rieducata e quella, per così dire, vergine.

Gli occhi di Oblomov si illuminarono, una luce azzurra si accese sul viso, mentre il rumore dei circuiti sfuggiti di mano e caduti sulle piastrelle di gres, unico segno di emozione, sembrò simile a quello dei tubi flessibili utilizzati dagli idraulici per riparare le perdite d’acqua, negli appartamenti di periferia.

Pandora
A confronto le armi del Movimento Rivoluzionario erano lance e frecce.
A confronto, ci muovevamo in bicicletta, o a piedi.
I mezzi in dotazione ai droidi di nuova generazione andavano dai LEV al teletrasporto ottimizzato.
Avevamo armi: è vero, ma si trattava di pistole semiautomatiche, fucili mitragliatori; solo anticaglie del secolo precedente.
I droidi avevano dispositivi modernissimi, alcuni di essi sconosciuti fino a quel momento. E scoprimmo a nostre spese che i Tetravalenti in realtà investivano segretamente ingenti somme di denaro per la ricerca di nuove armi o di nuovi sistemi di difesa ad altissima tecnologia.
Intere ronde di regolari costituiti in realtà in parte da droidi, in parte da fedelissimi del governo centrale disponevano di strumentazioni per la guerra elettromagnetica: campi di forza capaci di distruggere irreversibilmente l’impianto elettrico e quindi il sistema di avviamento delle automobili tradizionali, con cui noi ci spostavamo.
Diversi informatori infatti ci avevano avvertito della pericolosità delle automobili LEV: uscivano dalle fabbriche complete di una dotazione di microfoni e microspie che rendevano banale l’intercettazione del conducente, ovviamente all’insaputa di chi le comprava.
I nostri tecnici all’inizio non capivano. Azionare un sistema di interferenza elettromagnetica era un po’ come far esplodere una bomba atomica all’interno del bunker di lancio. I droidi infatti erano costruiti, almeno apparentemente, con le stesse tecnologie dei loro sistemi di distruzione.
Apparentemente è proprio la parola giusta!
Una testa emerse dal groviglio dell’assemblea, una matassa irregolare di voci e di tonalità di disappunto. Le riunioni si tenevano in locali dismessi e poco illuminati. Ci sentivamo come i primi cristiani nelle catacombe romane; e potevamo capirli.
Non si tratta della stessa tecnologia.
Ad un tratto il silenzio si impadronì della sala, assordante.
Oblomov e Kiril si guardarono interrogativi dal palco, poi allungarono il collo oltre le teste degli occupanti le prime file.
Kiril emerse dal fondo dell’interminabile silenzio.
Che cosa vuoi dire Lahrsson?
Che probabilmente le macchine ed i cinematismi che muovono i droidi non sono azionati da impulsi elettrici,
Lahrsson esitò per un attimo,
…ma oleodinamici. La tecnologia è già usata da qualche tempo, ma solo per le cpu dei computer di navigazione a bordo degli aerei da caccia dell’aeronautica militare.
Nulla esclude che i Tetravalenti abbiano voluto estendere l’idea anche ai loro…volontari del traffico.
E tu che ne sai di sistemi di navigazione oleodinamici?
La voce di Pandev rimbalzava polemica fra le mura scrostate del vecchio cementificio.
Lavoravo ai sistemi di difesa missilistica per una società accreditata presso le forze armate, prima del livellamento.
Così il mattino seguente tornammo ai nostri lavori di copertura sotto falsa identità, un passaggio necessario dopo la prima fase di addestramento, ma soprattutto dopo la progressiva scoperta, giorno dopo giorno, delle verità nascoste del “governo illuminato”, come era soprannominato dai network televisivi.
L’assemblea si era sciolta con la volontà di trovare prove valide alle ipotesi di Lahrsson.
Oblomov sosteneva che fosse impossibile un’ipotesi così assurda, che in tanti anni di rivoluzione e rabbia contro le macchine non aveva mai trovato dopo uno scontro a fuoco con i droidi, nessun residuo oleoso fra le carcasse che facesse pensare a sistemi così…approssimativi.
Kiril era più possibilista ed ormai ci attaccavamo a qualunque teoria che fosse anche almeno passabile.
Così liberò l’assembramento ed io mi ritrovai nel gelo della strada, in terra straniera.
Funzionava così, almeno per i nuovi arrivati. Venivamo prelevati dal nostro paese di origine e ci facevano addestrare in una nazione straniera, una di quelle con una accentuata scarsità di densità abitativa, come l’Australia.
Poi, se ritenuti idonei ci spedivano tramite voli clandestini, fra uova di gallina e maiali da macello, in una nuova nazione, preferibilmente in un altro continente, per cominciare le nostre missioni. La mia destinazione fu la Russia.
I non idonei dopo l’addestramento invece venivano accorpati nella milizia di caserma e di fatto contribuivano alla gestione della struttura diventando cuochi, meccanici, attendenti, portaordini o informatori.
Tutto questo ci spiegavano, per ragioni di sicurezza e per ridurre le probabilità di intercettazione da parte delle spie di governo, visto che i Tetravalenti avevano assunto il potere ormai su scala mondiale. Il modello di sviluppo era ormai diventato degno di imitazione secondo la KGS Network, che trasmette tramite antenna satellitare ormai ovunque, quindi ripetibile come un qualsiasi format televisivo e di conseguenza seppure sottoforma di differenti rappresentanti, la gerarchia dei Tetravalenti ed il loro sistema di voto, referendario e programmatico, divennero in pochi anni l’unica forma di governo accettata dalla quasi totalità della popolazione a livello mondiale.
Solo che i più non sanno, dicevano i nostri ufficiali di brigata, che in realtà ciascun organo tetravalente nazionale è costituito da prestanome, o meglio fantocci che giorno dopo giorno, anzi si potrebbe dire ora dopo ora, ricevono ordini direttamente dal governo occulto, che nessuno sa dove sia.
Alcuni giorni dopo per caso, vennero fuori le conferme alla teoria di Lahrsson.
Uno di noi sommersi, così soprannominati dal servizio spionistico per via della non rintracciabilità elettromagnetica dei nostri spostamenti, portò a termine una delle prime eliminazioni su piccola scala dei droidi di nuova generazione, quelli più difficili da individuare.
Scoprimmo esattamente un anno prima, che il governo dei Tetravelenti aveva una falla nel suo capillare sistema di controllo: non si occupava del monitoraggio delle persone a basso reddito che vivevano onestamente, anche se a stento, quelle che di fatto non riuscivano a comprarsi una automobile o un cellulare, quelle che non possedevano schede di prelievo e di accesso rapido ai conti correnti, né carte di credito o polizze assicurative per coprire le spese mediche.
Queste persone, percentualmente la minoranza secondo le stime del governo, venivano schedate nelle prefetture circondariali, o all’anagrafe, ma poi erano lasciate in pratica al loro destino, almeno fino a quando non avessero commesso un qualunque reato; il quale era un evento assai raro fra le vie dei loro quartieri.
Della stessa opinione erano del resto i matematici a servizio del governo, i quali stabilirono tramite elaborazioni statistiche che sarebbe stato sufficiente confinare i w.m. [without money] all’interno di semplici quartieri popolari per poter limitare le capacità di autonomia di queste persone.
Le famiglie a basso reddito erano tenute in vita da lavori scarsamente concettuali; la maggior parte dei w.m. erano operai, portalettere, addetti alle pulizie, fruttivendoli, venditori ambulanti, autisti.
Almeno due di noi sommersi venivamo inseriti in ciascuno di questi quartieri, sparsi nel mondo.
Di giorno intenti nei nostri lavori di copertura, in attesa del segnale, della parola nascosta tra le righe di giornale, di notte richiamati alle riunioni di aggiornamento e di coordinamento, nelle fabbriche abbandonate, o nel sottosuolo, negli spazi di attesa delle linee dismesse della metropolitana, freddi e poco illuminati.
La parola di adunata o di allerta era di fatto un vocabolo senza significato, inserita in un contesto assolutamente neutro ed inefficace, all’interno di un volantino appeso alla vetrina di un bar, fra gli articoli sportivi di un giornale locale o di quartiere, fra le locandine della pubblicità di un supermercato.
Raven entrò ad assemblea già incominciata con aria di trionfo:
Ho eliminato un droide!
Kiril sollevò lo sguardo dalla lista delle perdite di commilitoni, mentre Oblomov richiuse la porta dietro di lui con aria stanca.
Raven andò oltre la doppia ala dei presenti che progressivamente facevano spazio al suo passaggio. Poi disse rivolgendosi a Kiril:
Lahrsson aveva ragione, i droidi possiedono circuiti oleodinamici nascosti dentro protezioni in PEAD difficili da attraversare con le armi da fuoco.
Scusa ma come lo hai eliminato?
Una voce appena più alta di quella degli altri sommersi si sollevò rauca da una delle ali del corridoio fatto di vuoto, impossibile distinguere a chi appartenesse.
Raven si girò in direzione della voce:
Faccio il falegname giù nel ghetto ucraino, hai presente la sega a nastro? Una decapitazione perfetta!
Raven sapeva di essere formalmente immune da ritorsioni da parte delle ronde di controllo, visto che di fatto i Tetravalenti di tutto il mondo punivano solo reati fra umani, mentre nascondevano docilmente le perdite di macchine intelligenti.
Non vi era nessun dubbio del resto, che Raven come tutti quelli che erano stati direttamente coinvolti nell’eliminazione di un droide, venivano ricercati giorno e notte dagli “spazzini”, praticamente ovunque nel territorio nazionale e sovranazionale, all’insaputa di tutta la popolazione civile.
Nonostante il rischio che ciascuno di noi corresse, gli occhi di Oblomov, di Kiril e di tutti gli altri che facevano ala nella penombra del capannone abbandonato, scintillavano di impazienza di ascoltare e di raccontare, di testimoniare assalti o dare segnalazioni, informazioni di grande necessità, o dati di poca importanza.
Ogni frase aveva un senso, ogni parola aveva la massima importanza, ogni sguardo metteva significato e intelligenza ad un gesto o ad un sospiro di abbandono o di rassegnazione.
Da qualche tempo sono stati rilevati praticamente ovunque dai nostri osservatori [rivoluzionari non addetti alle eliminazioni],
Kiril parlava come sotto ipnosi.
Ormai lavorano nelle grandi fabbriche come dirigenti, detengono il potere per conto dei Tetravalenti all’interno dei grandi gruppi editoriali, come capi redattori o direttori dei telegiornali; sono diventati governatori regionali, alcuni di essi sono persino insegnanti, o presidi di scuola elementare.
Anche volendo,
Soggiunse Kiril,
sarebbe impossibile eliminarli tutti…
Ricordai allora quello che mi disse il medico del campo di addestramento, un vecchio ufficiale che fu reclutato fra i primi di una generazione che sperimentò quanto fosse ampio e profondo il vaso di Pandora:
I progenitori dei droidi non erano altro che robot telecomandati che eseguivano a distanza disposizioni dettate dagli uomini con la forza del pensiero. Ora sono in numero discreto e sono attivati solo per operazioni di routine. Presto saranno tanti e sempre più tecnologicamente avanzati. Alcuni pensano che la loro tecnologia proceda con la stessa velocità dell’informatica e dell’elettronica degli elettrodomestici comuni.
Il dottor Pauling utilizzava questo argomento per introdurre lentamente noialtri reclute nello stato di ipnosi per procedere all’inoculo della parola di innesco, che si sarebbe attivata solo nel giorno e nella circostanza stabilita dai vertici dell’organizzazione.
Al mio risveglio il dottore mi disse:
Quel giorno saprai cosa fare, non ci sarà bisogno di ordini di missione; ti rimarrà solo un lieve malessere, una piccola nevrosi, qualunque sia il tuo stato fisiologico: nel sonno, mentre guidi, dal risveglio dopo una lunga ibernazione.
Avrai una sorta di dipendenza rispetto alla parola di innesco.
Il dottore ad un tratto sembrò svagarsi, guardando di là dalla finestra in vetrocamera.
Se la parola è fiore, ad esempio – riprese,
verrai attratto da tutto ciò che riguarda i fiori, le piante e molto altro. Diventerai vegetariano, inizierai a prendere il pollice verde, alzerai serre nel tuo giardino , se ne avrai uno, o riempirai di piante il balcone della tua casa.
Senza sapere perché…

Kiril aveva smesso di parlare interrotto da una irruzione di fedelissimi all’interno della fabbrica.
I faretti alogeni delle torce vagavano sghembi, proiettando ineguali i coni di luce fra i pavimenti e le pareti degli uffici dell’area di accettazione delle merci.
Passi dal piano terra.
Passi lungo le scale.
L’idea di nascondersi nei seminterrati era stata buona, come al solito.
Ciascuno infilò ordinatamente l’uscita di sicurezza, che una volta dava verso le scale di risalita verso il piano terra, ma che adesso proiettava verso una deviazione ricavata nebulosamente nelle condotte di scarico delle acque di pioggia.
Un mese prima Oblomov aveva fatto praticare un foro nel punto in cui secondo i suoi calcoli, doveva esserci la condotta di scarico di almeno un metro di diametro.
Ma come facevi a sapere che qui c’era un canale di scolo?
Serov gli fece la domanda senza nessuna nuvola di stupore, mentre si piegava sulle ginocchia, entrando.
Ho “prelevato” il progetto degli scarichi delle acque bianche un giorno in cui mi sono trovato di passaggio dalle parti della Municipalità locale; entra.
Kiril richiuse il falso muro in cartongesso dietro di sé ed in silenzio incominciò a procedere, al buio.
Acqua limacciosa, odore soffocante, un senso di oppressione e di aria che manca, ad ogni bracciata.
Apnea per trenta secondi, trenta secondi di respirazione e così procedere, per un intero chilometro.
Un percorso di fuga più lungo avrebbe significato la morte, per molti di noi. Ma nessuno avrebbe potuto resistere anche per duecento metri di più.
Alcuni già interrompevano a metà la propria marcia e dovevano farsi aiutare a rialzarsi nel buio.
La luce avanzava lentamente dal fondo della lieve discesa, fioco barlume della luna e delle lampade al sodio della città periferica.
Insieme alla luce, aria fresca incominciava a provenire lenta dal basso.
I primi ad uscire caddero subito.
Sotto le scariche dei trim ad alta potenza. Bagliori rapidi si stampavano sulle pareti convesse del canale di uscita.
I droidi armati erano ovunque, materiale metallico in struttura ordinata governavano le nostre menti dirigendoci verso l’uscita come animali al macello.
I primi di noi provarono a reagire accavallandosi fra di loro, rigenerati da castelli di rabbia ricostruiti dalla rivoluzione della coscienza, scandalizzata da migliaia di soldati in abito blu che venivano vomitati dai maxi schermi ipnotici di comune sorveglianza, in cui si protendevano simulacri di città vetrificate da politici oziosi eletti al trono grazie all’apparenza; immagini di immagini di immagini; inutili come i loro governi.
Molti caddero nell’acqua limacciosa, riflessi mobili della rivoluzione del’uomo tecnologico; mentre i droidi avanzavano lungo i sentieri tracciati dalla luce delle fotoelettriche, Kiril annaspava fra il fango e le pietre, cercando nascosto fra le murate d’ombra degli alberi periferici, i rumori dei gruppi elettrogeni che distribuivano odio fra i circuiti dei droidi.
Nulla di tutto questo.
Potevo sentire il respiro ansimante di Kiril, ma non il fragore tecnologico dei gruppi, né avrei potuto vedere il fumo aspro e scuro, che sarebbe stato visibile nella controluce del non-luogo dell’imbrunire.
Una sorgente magnetica produce elettricità indotta, oppure celle a combustibile alimentano una fila parallela di motori elettrici, lontani, dissi.
Kiril guardò oltre il bosco e sorrise al fango della notte di pioggia tempestosa.
So cosa vorresti fare ma è impossibile.
Impossibile è una parola che non esiste
…che non esiste disse Kiril.
Frugai fra le tasche alla ricerca di qualcosa di concreto, a trovai solo un fazzoletto di carta appallottolato. Meccanicamente cercavo le cose che sapevo già di trovare e fra queste, le risposte alle mie domande – alle nostre – non c’erano.
Ma Kiril non si tirava mai indietro.
Andiamoli a cercare.
Dove?
Non importa dove ma perché…
Non ti interessa nient’altro?
Guardati intorno Magliani cosa vedi?
Fango-dissi- alberi, droidi e noi avvolti nel bosco violato dalle luci tremolanti delle torri faro di sicuro installate molti giorni prima, pronte per un attacco premeditato chissà da quando, e poi tanti dei nostri laggiù senza orientamento più tremolanti delle luci in lontananza, in piena Fata Morgana, dissi.
Kiril rispose: io vedo solo Tungsteno [materiale di cui è composta la calotta cranica dei droidi].

Kiril uscì dal cono d'ombra avvolto da una nuvola di malessere procedendo nella direzione opposta rispetto alle luci sghembe delle fotoelettriche. Forse le immagini diluite sullo sfondo erano più irreali di quanto potessi immaginare. Non riuscii a credere di essere rimasto da solo a contemplare il mare dellamia inquietudine. Tutto sembrava cadere persino gli alberi in lontananza, persino le poche stelle oscurate dall'inquinamento luminoso. A seguito della prima esplosione alcuni minuti dopo, una torre faro a nord est si piegò su se stessa come un cane addormentato. Decisi infine di correre al buio verso il cane azzurro bilingue e da oltre la collina riuscii a leggere i messaggi che Kiril mi mandava.
Non ti muovere: l'arma enorme era puntata sul petto e ad un tratto capii di essere l'unico umano superstite destinato al trattamento di ibernazione.

Alla Fine.
Rinaldi sorrise per un attimo, per rispondere ad una procedura di saluto fatta ad imitazione di quella degli umani, dopo aver effettuato la perquisizione.
Rinaldi emerse da una nuvola di farfalle azzurre, il volto coperto di luce; attraverso la finzione della formalità Rinaldi vagava fra le strade del’informatica, ripercorrendo i codici di calcolo accavallati tra le pieghe delle strutture immaginarie.
Un giorno avremmo perso tempo a contare il numero delle stelle più vicine ad Alpha Centauri senza arrivare ad una soluzione ragionevole, avremmo desiderato a lungo la distruzione di Venere, per sconfiggere l’effetto serra senza consentire alle nostre coscienze di navigare a vista fra le colonne d’Ercole, di notte dentro al mare in burrasca, ma non avremmo mai deciso di abbandonare, di lasciare che etere di petrolio saturasse le nostre narici e addormentasse le nostre menti autunnali.
L’ago, un singolo ago, di quelli da iniezione di antibiotici a rilascio lento, è più che sufficiente per abbattere un robot da combattimento.
Ed è facile che sfugga alle perquisizioni di polizia.
Rinaldi voltò le spalle e fece per andarsene, irregolare attraverso l’andatura meccanica; forse c’era troppo caldo fra le colline asfaltate della metropolitana, e nessuno avrebbe avuto nulla da obiettare; se le parole prendono forma all’ultimo momento, senza rassegnazione, mentre l’ago entra docile come nella carne degli umani, solo con più convinzione …e destrezza, fra la scapola destra e la colonna vertebrale.
Il freon evaporò più rapidamente di quanto immaginassi, mentre Rinaldi ricadeva su se stesso come una bambola di gomma morbida.

Allegoria, allegoria!
Lo schermo al plasma da duecento metri quadrati emetteva immagini trasmesse da un luogo sconosciuto, forse India, o Pakistan.
Inquadrature immobili su mani intrecciate o su volti nascosti elettronicamente. Anche la voce sembrava campionata.
Signori a quanto siamo arrivati: 150? Mi dicono dalla cabina di regia 153!
Ebbene allora che significa questo?
(nessuna risposta retorica da parte dei partecipanti, seduti ciascuno nel proprio scranno da realtà virtuale; un sorriso di scherno o di approvazione avrebbe caratterizzato il comportamento della compagine asiatica degli affiliati).
Significa che il governo dei Tetravalenti è il Buon Governo, libero e democratico!
Ed ecco le direttive di questa settimana: i nostri collaboratori provvederanno ad inviarle via Internet ovviamente attraverso un canale protetto, direttamente sui vostri PC decisionali, fra meno di un minuto.
Intanto vi raccomando di continuare ad insistere attraverso i vostri ambasciatori in terra straniera; l’opera di convincimento per l’adesione al nostro format politico-amministrativo deve essere una missione per un membro del governo dei Tetravalenti.
Ricordatevi: il numero perfetto è quattro.

© Attilio Scatamacchia





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(1) Universitario di Attilio Scatamacchia - RACCONTO
(2) La città degli specchi di Attilio Scatamacchia - RACCONTO
(3) Tungsteno di Attilio Scatamacchia - RACCONTO



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