Progetto Babele Rivista Letteraria
© 2002 - Progetto Babele Rivista Letteraria - fondata da Marco R. Capelli
Cos'è PB? Chi siamo? Collabora con PB
Audiolibri BookShop Arretrati
HomePage Contatta PB Pagina ufficiale Facebook Pagina ufficiale Youtube Pagina ufficiale Instagram Pagina ufficiale Linkedin Gruppo Telegram Whatsapp Community
Ardengo Soffici e il Fascismo     Ezra Pound: una breve nota     La poesia patriottica nel Romanticismo italiano     L’immanenza dell’incarnazione nella poesia di Mario Luzi     La storia alimentare di Porto San Giorgio, tra folklore, letteratura e testimonianze Di Edoardo Mistretta    TeleScrivente:     Fazil Iskander (1929-2016)     Shakespeare, William (1564-1616)     Svevo, Italo (1861-1928)     Deledda,Grazia (1871-1936)     Némirovsky,Irene (1903-1942)    Racconti    Traduzioni    Gordiano Lupi recensisce: Per difendersi dagli scorpioni di Fernando Sorrentino (29/09/2023)    31 amici per un progetto corale (17/09/2023)    Il foglio letterario. PROGRAMMA 23 Maggio – 11 Giugno (23/05/2023)     La luna blu di Alessandro Abate     I decapitati di Francesco Ciriòlo     Sara y la Facultad di Jorge edgardo López     L'intervista di Cinzia Baldini     Il temporale di Cinzia Baldini    [28/03/2024] 0 concorsi letterari in scadenza nei prossimi quattordici giorni    Biografie    EVENTI, PRESENTAZIONI, CORSI, SEMINARI, FIERE E SPETTACOLI    AUDIOLIBRI     Fazil Iskander (1929-2016)     Shakespeare, William (1564-1616)     Svevo, Italo (1861-1928)     Deledda,Grazia (1871-1936)     Némirovsky,Irene (1903-1942)     Un campionato incompiuto di Fernando Sorrentino trad. di Marco R. Capelli     Con la "de palo" di Fernando Sorrentino trad. di Marco R. Capelli     Barman Adgur di Fazil Iskander trad. di Aldona Palys     La signorina Cubbidge e il dragone del Romanzo di Lord Dunsany trad. di Manny Mahmoud     Dove sale e scende la marea di Lord Dunsany trad. di Manny Mahmoud    Traduzioni    Poesie     I decapitati di Francesco Ciriòlo letto da Alessandro Corsi     Il profumo dell'estate di Cinzia Baldini letto da Alessandro Corsi     Capitolo 6 - La perla di Labuan di Emilio Salgari letto da Marco R. Capelli     Capitolo 5 - Fuga e Delirio di Emilio Salgari letto da Marco R. Capelli     Capitolo 4 - Tigri e leopardi di Emilio Salgari letto da Marco R. Capelli    RECENSIONI     Un campionato incompiuto di Fernando Sorrentino trad. di Marco R. Capelli     Con la "de palo" di Fernando Sorrentino trad. di Marco R. Capelli     Barman Adgur di Fazil Iskander trad. di Aldona Palys     La signorina Cubbidge e il dragone del Romanzo di Lord Dunsany trad. di Manny Mahmoud     Dove sale e scende la marea di Lord Dunsany trad. di Manny Mahmoud     In punta di piedi di Paola Ceccotti     Lux di Alessio Romanini     Respiro di Valeria Vecchi     Stanno le cose di Teodoro De Cesare     Madre di Davide Stocovaz    Poesie     Billy Summer di Stephen King    Il nome di Abel di Andrea Meli     Io dentro ai tuoi occhi di Chiara Guidarini    Cinema     Come mio fratello di Uwe Timm     Sul margine di Maria Allo     In punta di piedi di Paola Ceccotti     Lux di Alessio Romanini     Respiro di Valeria Vecchi     Stanno le cose di Teodoro De Cesare     Madre di Davide Stocovaz    Il Parere di PB    Cinema     Shadows (Ombre) (USA 1959) regia di John Cassavetes     The Censor, un horror sociale britannico ( 2021) regia di Guerrilla Metropolitana     Forbidden Voices - How to start a revolution with a laptop (Svizzera 2012) regia di Barbara Miller    Musica     Cambi di prospettive di Ilaria Ferramosca     Express Tramway di Vittorio Baccelli    Il lungo viaggio di Chaetodon Vagabundus di Francesco Sciortino    I buoni ed i cattivi frutti di Francesca Ricci     Dio tu e le rose di Brunetto Salvarani e Odoardo Semellini     Shadows (Ombre) (USA 1959) regia di John Cassavetes     The Censor, un horror sociale britannico ( 2021) regia di Guerrilla Metropolitana     Forbidden Voices - How to start a revolution with a laptop (Svizzera 2012) regia di Barbara Miller    Articoli e saggi    Musica     I Inside The Old Year Dying (2023) - PJ Harvey     La moglie in bianco … la Compilation al pepe (2023) - Diego Pavesi     RökFlöte (2023) - Jethro Tull     Ardengo Soffici e il Fascismo     Ezra Pound: una breve nota     La poesia patriottica nel Romanticismo italiano     L’immanenza dell’incarnazione nella poesia di Mario Luzi     La storia alimentare di Porto San Giorgio, tra folklore, letteratura e testimonianze Di Edoardo Mistretta     I Inside The Old Year Dying (2023) - PJ Harvey     La moglie in bianco … la Compilation al pepe (2023) - Diego Pavesi     RökFlöte (2023) - Jethro Tull    Racconti     La luna blu di Alessandro Abate     I decapitati di Francesco Ciriòlo     Sara y la Facultad di Jorge edgardo López     L'intervista di Cinzia Baldini     Il temporale di Cinzia Baldini    Biografie     Fazil Iskander (1929-2016)     Shakespeare, William (1564-1616)     Svevo, Italo (1861-1928)     Deledda,Grazia (1871-1936)     Némirovsky,Irene (1903-1942)    Traduzioni     Un campionato incompiuto di Fernando Sorrentino trad. di Marco R. Capelli     Con la "de palo" di Fernando Sorrentino trad. di Marco R. Capelli     Barman Adgur di Fazil Iskander trad. di Aldona Palys     La signorina Cubbidge e il dragone del Romanzo di Lord Dunsany trad. di Manny Mahmoud     Dove sale e scende la marea di Lord Dunsany trad. di Manny Mahmoud    Poesie     In punta di piedi di Paola Ceccotti     Lux di Alessio Romanini     Respiro di Valeria Vecchi     Stanno le cose di Teodoro De Cesare     Madre di Davide Stocovaz    Cinema     Shadows (Ombre) (USA 1959) regia di John Cassavetes     The Censor, un horror sociale britannico ( 2021) regia di Guerrilla Metropolitana     Forbidden Voices - How to start a revolution with a laptop (Svizzera 2012) regia di Barbara Miller    Musica     I Inside The Old Year Dying (2023) - PJ Harvey     La moglie in bianco … la Compilation al pepe (2023) - Diego Pavesi     RökFlöte (2023) - Jethro Tull    
Email
PSWD
AddsZone
Save the Children Italia Onlus
Facebook
La Rivista
Copertina
Scarica gratuitamente
l'ultimo numero della rivista
Cart ARRETRATI
BookShop
PB Interactive
>>Stazione di servizio
Consigli & indirizzi per aspiranti scrittori
>>Telescrivente
Le NEWS di PB - quasi un Blog
>>L'angolo di Simone
Dedicato ai più piccoli
>>Piccolo spazio pubblicità
Le vostre inserzioni su PB
PB consiglia
Concorsi e premi letterari
11 concorsi in archivio
Eventi Mostre Presentazioni Spettacoli
1 eventi in archivio
Novità in libreria
NOVITA' IN LIBRERIA
20 novità in archivio
Doc
Newsletter Conc.&Eventi
Iscriviti ora, per essere sempre informati su Concorsi Letterari ed Eventi Culturali!
Assaggi
Le Recensioni
     

Avresti dovuto essere un uccello
di Patricia Blasi
Pubblicato su SITO


VOTA QUESTO TESTO
Insufficiente Sufficiente Discreto Buono Ottimo

Votanti: 228
Media 79.04%



”Avresti dovuto essere un uccello!”. Attraverso il sentiero più angusto del cuore, come piccoli chiodi che trafiggono senza pietà, mille sentimenti scalfivano l’ultimo frammento d’amore. Di fronte a me, stava mio padre. Rabbia, odio, paura e amore, erano i sentimenti contrastanti che, come demoni infuriati, facevano scempio della mia anima. Mio padre, il “gigante libero”, avrebbe dovuto essere un uccello. Non un uccello qualsiasi, ma uno di quei grandi uccelli solitari che sorvolano spazi infiniti, che abbracciano l’immensità senza fermarsi a pensare, con dentro solo la voglia di volare. Uccelli che si librano in volo senza una meta, perché l’unica meta che inseguono è la loro stessa esistenza. Lui, il mio gigante libero, inseguiva la sua libertà.
Ero così arrabbiata con la vita che avrei voluto indossare l’odio in eterno.
Lei, mercante senza cuore, me lo avrebbe portato via ancora.
“Avresti dovuto essere un uccello papà”. Era l’unica frase che potevo pronunciare prima che le lacrime avessero superato le ciglia, prima che cadesse la mia maschera d’indifferenza. Avevo conservato così tanto amore dentro di me da rifornire il suo sguardo per altri lunghissimi anni prima di rivederlo ancora. A lei non importava, me lo avrebbe portato via ugualmente.
Lei, millantatrice maliosa e fredda, seducente come una baldracca di lusso, me lo avrebbe portato via senza dargli neppure il tempo di prendere un sorriso o un pezzo di cuore per ricordarsi di me.
Odiavo quella ventiquattrore carica di sogni e vuota d’anima.
Attraverso l’avello naufragavano i sogni e le speranze di quella bambina nascosta dietro lo specchio dei miei trentotto anni. Quegli stessi occhi che videro il vuoto delle attese e il dolore di una madre. I castelli cadevano giù perché i miei sogni erano così poveri da essere costruiti in aria.
Sogni costruiti con brandelli di cuore, murati dal manovale più efficiente: l’amore.
Me ne stavo lì, davanti a lui, con lo sguardo attento e un disagio profondo nel cuore, attraversavo la memoria in cerca di un ricordo felice che potesse aiutarmi a ricostruire la maschera. Erano sepolcri senza fiori i miei ricordi. Da babordo osservavo lo scorrere dei miei anni, senza poter fermare l’attimo in cui lo strinsi per la prima volta tra le mie braccia. Mi barcamenavo appena tra ricordi, perché molti avevo deciso di reciderli per non farmi male.
Cadetto nel suo cuore, non ero mai riuscita ad avanzare di grado, forse non avevo quella grazia nell’aspetto e nel cuore da costringerlo a restare. Tirai su la draglia e ripresi a respirare.
Ora la mia nave poteva spiegare le vele, avevo trovato l’unico ricordo che avrebbe dilaniato quel groviglio insanguinato che pulsava dentro per ricordarmi d’esistere.
Vedere la mia infanzia tra le immagini sbiadite dal tempo che riprendeva l’originaria forma, mi fece provare ancora una volta quel senso di vuoto che aveva accompagnato tutta la mia esistenza. E intanto conscia d’essere io, navigavo in quel mare investigando ora la mia anima ora il mio essere straniera.
I minuti divennero ore e queste pian piano si mutarono in anni. La dolcezza che doveva accompagnare quegli anni, io non la vidi mai.
Ricordai quella stanza come fosse un santuario di disgrazie:una sola finestra che dava sulla strada, da lì si poteva osservare la gente con la loro bella famigliola felice, con i loro gesti comprensivi e gli occhi indifferenti. L’odore del caffè attraversò la mia anima come un treno in corsa. Mi colse d’improvviso un’angoscia terribile. Dovetti chiudere gli occhi per poter respirare ancora, ma quel profumo richiamava alla memoria troppi vuoti, troppe assenze. Mi parve perfino di sentire il rumore della macchina per cucire e di vedere mia madre seduta a battere con i piedi sul pedale, il metro attorno al collo e il filo bianco per il pavimento. Per la strada della mia agitazione non mancai di vedere quella bambina invisibile giocare con bambole di carta. Quella bambina dai morbidi ricci neri, dal naso a patata e dalle labbra sottili. Avrei voluto guardarla negli occhi e urlarle di scalciare e picchiare forte sulla parete perché l’invisibilità te la porti per sempre prima come paramento per proteggerti dal freddo e dopo, con il trascorrere del tempo, come abito da indossare per vivere.
La bambina parlava a bambole di carta e costruiva con essa mobili, che dipingeva e ritagliava con cura. Personaggi sbiaditi con sorrisi enormi, anche lì il protagonista aveva un amico invisibile con cui parlare, un amico a cui accadevano le cose più brutte perché lei potesse poi consolarlo come una mammina premurosa. Nella sua casetta non mancava nulla, c’era anche il bagno con una vasca enorme, camere da letto, camerette per bambini e persino una camera per gli ospiti. Spesso invitava l’amico invisibile a dormire a casa sua. Ricordo che ci trascorreva giorni interi senza tornare a casa. C’era tanto amore in quella famiglia di carta che pareva quasi quei personaggi avessero vita. Vidi il padre seduto sul pavimento a giocare con i figli, vidi il sorriso di quella madre e la loro complicità, ma la cosa più strana fu che, nonostante lei facesse di tutto per consolarlo, lui, l’amico invisibile, non trovava né posto a quella tavola né sorrisi che potessero mutare quel suo sguardo assente e triste. Osservai la tazzina del caffè, quell’odore mi parve di sentirlo così intensamente da gustarne il sapore arabico senza appoggiarlo tra le labbra. Poi improvvisamente i miei occhi si posarono sul comodino e
videro quel crocifisso spezzato prendere forma tra le mie dita, e fu quel sentimento tenero e religioso ad addolcire quell’attimo di amarezza che aveva assalito la mia anima.
Mia madre continuava a battere il piede sul pedale, e assorta dai suoi pensieri, non vide mai quegli occhi neri osservarla né vide mai le lacrime rigare quel viso minuto.
La nonna Rosina, una donna forte sia per mole che per carattere continuava a trafficare in cucina, la sentii richiamare più volte mia sorella per il suo modo d’essere testarda e prepotente. Ricordo le sue carezze, erano le uniche che mi appartenevano.
Agli albori della mia primavera, nonna Rosina fu l’unica a occuparsi dei miei bisogni di sapere, certo i suoi commenti sugli uomini non appartenevano ai miei tempi, ma riuscii lo stesso a comprendere che l’universo maschile riservava non pochi misteri. Lei lo ha sempre saputo che eri un uccello migratore.
Rammento che abbassavi lo sguardo quando incontravi i suoi occhi. Non so se fosse vergogna o solo un modo per dire che non avresti potuto far nulla. Odiavo il tuo desiderio di libertà così come odiavo la tua valigia, così come adesso odio queste linee che salgono e scendono a scavare buche nel mio cuore. Erano ore interminabili. Continuavo a fissare quelle linee maledette e il loro salire e scendere su quel display. Accennai a un sorriso. Che strana l’esistenza! Se soltanto la tua vita fosse stata quasi regolare come quelle linee, ora lei non ti avrebbe portato via da me. Taci . Quel silenzio io lo conosco bene perché è lo stesso di sempre. Spiegherai le ali ancora e sentirò quel tuo profumo d’anice dolce e intenso allontanarsi pian piano. Vorrei mi dicessi qualcosa, che magari riuscissi a sorprendermi.
Avresti dovuto essere un uccello!gli uccelli non hanno bisogno di dare spiegazioni, loro spiccano il volo e vanno altrove. Loro non hanno nulla da perdere. Non so se tu lo sai o se tu puoi sentirmi, ma ti prego non lasciare che lei ti porti via, preferisco che tu voli altrove perché so che potresti ritornare. Lei, lei non ti ama!La morte non ha mai amato. La morte prende tutto, perché lei non ha bisogno di indossare maschere per vivere né di chiedere. Lei vive della vita altrui. Le linee non salgono più… ! Avresti dovuto essere un uccello papà!

© Patricia Blasi





Recensioni ed articoli relativi a Patricia Blasi

Nessun record trovato

Testi di Patricia Blasi pubblicati su Progetto Babele

(1) Avresti dovuto essere un uccello di Patricia Blasi - RACCONTO



>>ARCHIVIO RACCONTI
>>GLI AUDIOLIBRI DI PB




-

dal 2010-09-25
VISITE: 1.322


Segnala un malfunzionamento in questa pagina
© Copyright Note:
Tutto il materiale qui pubblicato è proprietà intellettuale degli autori.
Come tale non può essere riprodotto, tutto o in parte, senza preventivo consenso degli autori stessi.
GDPR 2016 - Privacy & Trattamento dati personali