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Giuliano Mitelis
di Silvia Bruno
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RACCONTO SEGNALATO DALLA GIURIA NELLA
II EDIZIONE DEL CONCORSO LETTERARIO UNIBOOK - PROGETTO BABELE

Giuliano Mitelis si svegliò con un gran mal di testa.
Si preparò per andare a lavorare e uscì di casa, come tutti i giorni. Fuori dal portone trovò il signor Prazzi, ottantenne del primo piano che, come tutti i giorni, stava seduto sulla sua seggiolina guardando la gente passare per strada. Giuliano Mitelis notò che, stranamente, aveva un piede infilato in un buco dell’asfalto, giù penzoloni nella terra. Il vicino gli disse:
- Buongiorno signor Mitelis.
- Buongiorno a lei. Come va?
- Eh, ormai ho un piede nella fossa!
Il signor Prazzi era un vecchio depresso ma Giuliano Mitelis non poté non pensare quanto fosse buffa quella combinazione del modo di dire con il piede nel buco dell’asfalto. Sorrise e proseguì.
La strada fino all’ufficio non era lunga, quindi Giuliano Mitelis la percorse a piedi, come tutti i giorni in cui c’era bel tempo. Mentre imboccava via Pirandello, sentì due comari chiacchierare. Colse solo una frase di una delle due che, lamentevole, spiegava:
- …e così adesso ho questo peso sulle spalle.
Si voltò e la vide con un enorme sacco sulla schiena, da fare invidia a Babbo Natale. Giuliano Mitelis sorrise ancora ma cominciò a sentirsi un po’ a disagio. Non gli piacevano le combinazioni. Poi però scollò la testa e provò a immaginare quanto sarebbe stato divertente raccontarlo quella sera a sua moglie. Nel frattempo, camminando di buona lena, era arrivato sotto il palazzo dove lavorava.
Proprio davanti al portone c’era una coppietta che litigava aspramente. La giovane accusò il ragazzo di averla tradita, lui la fulminò con gli occhi e… i capelli di lei presero fuoco! Giuliano Mitelis non poté davvero credere ai suoi occhi e, spaventatissimo, scappò dentro l’edificio senza neanche pensare di prestare soccorso.
I suoi battiti cardiaci riuscirono a placarsi solo alcuni minuti dopo essersi chiuso la porta dell’ufficio alle spalle e essersi seduto sulla sua sedia nera coi braccioli. Cercò di concentrarsi disperatamente sul proprio lavoro dicendosi più e più volte che era solo uno sciocco, che sicuramente c’era una spiegazione e che si faceva impressionare peggio di una zitella credulona. Stava finalmente cominciando a ridere della propria stupidità quando entrò la sua segretaria.
- Buongiorno Luisella.
- Buongiorno signor Mitelis.
rispose lei con voce singhiozzante e il viso coperto da un grosso fazzoletto.
- Che succede?
s’informò subito lui.
- Oh, signor Mitelis, il mio povero gatto Basilio… era vecchio ma gli volevo tanto bene…mi scusi ma ora mi riprendo
- Mi spiace molto per il povero Basilio. Suvvia, non fare così. Hai una voce!
- Sì, io… ho un tale nodo alla gola…
e così dicendo scostò il fazzoletto dal volto. Sul suo collo Giuliano Mitelis vide allora un enorme bitorzolo, grande come un noce.
- Luisella… tu… tu…
ma non riuscì a dire altro e schizzò via dall’ufficio lasciando la segretaria con gli occhi sgranati.
Giuliano Mitelis iniziò a correre quanto più velocemente possibile verso casa sua. Che cosa stava succedendo? Quale bizzarro sortilegio? Oh, ma lui non credeva ai sortilegi! E dunque, come spiegarselo? Giuliano Mitelis stava risalendo via Pirandello quando sentì una mamma sgridare il figlio.
- … hai proprio le mani di burro!
Non voleva voltarsi, no, no, non poteva vedere ancora ma la scena si rifletté in una vetrina proprio davanti a lui e scorse involontariamente quelle manine bianche, flaccide, che colavano giù…
Giuliano Mitelis entrò in casa di slancio e si chiuse la porta alle spalle
- Tesoro sei già a casa?
urlò la moglie dall’altra stanza.
- Io… sì.
fu l’unica cosa che riuscì a rispondere.
- Ah, guarda, oggi ho davvero l’acqua alla gola.
e così dicendo entrò nell’ingresso. Giuliano Mitelis scoprì allora che sua moglie aveva intorno al collo un enorme collare pieno d’acqua che la fasciava.
- Io… lo vedo…
balbettò. Era pietrificato. Ma la moglie parve non farci caso e, baldanzosa, chiese:
- Non sei andato a fare la spesa? Ah, ma sei proprio una testa di legno
- No! No!
sbraitò Giuliano Mitelis. Ma ormai era troppo tardi. Cominciò a sentire i muscoli della faccia irrigidirsi, diventare insensibili mentre la vista gli si appannava, la figura della moglie si faceva sempre più confusa, distante, laggiù…
Giuliano Mitelis si svegliò con un gran mal di testa.
Un brutto incubo gli aveva rovinato il sonno. Come tutti i giorni, si alzò e andò in bagno per prepararsi. Davanti allo specchio vide che in testa aveva l’aureola di cartone che suo figlio, il piccolo, aveva usato per la recita di Natale.
- Che buffo!, pensò, Chissà come ci è arrivato questo cerchio alla testa…

© Silvia Bruno





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