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Il salto
di Alexia Mangione
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Non era affatto pronto per quel salto. - Dai Roby, fallo. Cazzo, salta! - urlava Luca, a pochi metri di distanza. Suo fratello rimaneva lì, bloccato, senza batter ciglio, con lo sguardo fisso verso l'orizzonte. Anche il vento sembrava essersi placato in attesa che Roby si buttasse. - Sei una gran testa di cazzo, Roby! - sbraitò di nuovo Luca. Il ragazzo era di poche parole e le usò tutte per insultare suo fratello. Poi prese lo zaino che aveva appoggiato sugli scogli e se ne andò. In lontananza, con fare minaccioso, gridò ancora: - Lo dirò a tutti! Dirò a tutti che mio fratello è un cacasotto! Alle sette il cielo si era fatto arancione. Intorno si respirava una quiete quasi innaturale. Il mare si era pacificato e sulla spiaggia la gente aveva smesso di vociare, rubando alla natura il suo silenzio. Roby era rimasto immobile per tutto quel tempo; un ciuffo di capelli si agitava sulla fronte togliendogli la visuale. Eppure sembrava non volersi muovere. A lui, degli altri, non importava. Non era pronto per quel dannato salto. Lo avrebbe ripetuto all'infinito. E poteva presentarsi la ragazza più bella della scuola, promettergli un bacio o una carezza. Neanche allora si sarebbe buttato. E suo fratello poteva urlare, minacciarlo. Non avrebbe cambiato lo stato delle cose: lui sarebbe rimasto lì, a guardare il mare dall'alto di quella roccia. Non avrebbe ascoltato altro che quella quiete. E poi un giorno, guardando in basso, si sarebbe reso conto di quanto potesse essere facile. Di quanto poco ci voleva a sollevare il piede destro, camminare verso l'estremo punto della roccia e cadere giù. Ci voleva solo quel momento di volontà. Qualche secondo. Ma non era quello il giorno. Prese lo zaino, la maglietta, i pantaloni ancora stropicciati e corse via. Lontano, dal salto. Lontano dalla roccia e dal mare. A cena Luca non faceva altro che umiliarlo. - Papà, non sai che scena. Roby stava lì, fermo. Io gli dicevo "Dai salta!" e lui niente. Secondo me se la stava facendo sotto - E rideva. Roby abbassò lo sguardo. - Luca, smettila! - disse sua madre. - Roby, domani andremo insieme allo scoglio. Voglio andare a pescare. Ci vieni con me? - Sì, papà - rispose il ragazzo, sospirando. Luca gli fece la linguaccia, infastidito. Il giorno seguente Roby e suo padre andarono a pescare allo scoglio. Adorava il modo in cui il padre srotolava il mulinello e lanciava la lenza. Era un gesto quasi sensuale. - Guarda bene come si fa. Ricordati che sei sempre tu che decidi - e gli mostrò ogni piccolo movimento. Roby era contento. Suo padre gli stava insegnando a pescare. Riuscì a prendere anche dieci piccoli pesci e si sentiva orgoglioso di aver imparato con l'aiuto di un grande maestro. Poi suo padre si tolse la maglietta. - Dai Roby, vieni con me. Facciamoci un bel tuffo per rinfrescarci. Roby lo guardò, intimorito. Guardò la sua mano grande che lo invitava. Si tolse la maglietta, il pantalone. Si tolse di dosso anche la paura. Saltò.
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Alexia Mangione
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