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Fiaba
di Elio Zagami
Pubblicato su SITO


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In una grigia e piovosa giornata di novembre, Leonardo e Isak, compagni di scuola e amici inseparabili, non hanno nessuna idea su come far trascorrere il pomeriggio.
Uscire con le biciclette non si pu�; in salotto, la televisione non c��, � stata portata in citt� a riparare. Ieri Leonardo correndo in casa, l�ha fatta cadere dal mobile. Per fortuna non si � rotta in modo grave, lui non si � fatto male e la mamma non si � arrabbiata molto. Gi� domani lo schermo potr� ritornare al suo posto, ma oggi intanto con questo cielo scuro i due amici non sanno inventarsi un gioco comune che li diverta, ed il tempo non passa mai.

La mamma di Leonardo, Stella Marina, � in cucina, prepara con un occhio le patate da friggere per la cena della sera, e con l�altro controlla i ragazzi. Non si sa mai, basta cos� poco perch� combinino qualche guaio!
Leonardo � steso sul tappeto del salone, legge un fumetto di Tex Willer, mentre Isak seduto al tavolo usa matite colorate su un foglio bianco. Disegna nuvole cupe, un sole giallo giallo e un albero.

Stella Marina per� presto si accorge che qualche cosa non va, c�� troppo silenzio, rotto solo da profondi sospiri dei due amici che spesso alzano la testa dai loro passatempi , cercando con gli occhi il cielo fuori dalla finestra.

- �Questa � noia! � pensa la mamma attenta. Lo sa bene lei, che ricorda quando da bambina non sapeva che fare nei lunghi giorni di pioggia e andava in cerca del nonno per farsi raccontare qualche storiella.

-�Qui, serve un�idea! � si dice, e senza perdere altro tempo, si mette all�opera. Cerca nella credenza della cucina qualche cosa di allegro. Una tazza gialla, una tazza blu, una tazza verde. Cioccolata calda e biscotti bianchi di zucchero a velo per tutti.
Entra piano piano in salotto, posa il vassoio sul tavolinetto e si siede al centro del grande sof�.

-� Leonardo, Isak� chiama, �avvicinatevi! Sedetevi qui, vicino a me, facciamo tutti insieme merenda, ed io intanto vi racconter� una storia��

Non se lo fanno ripetere i ragazzi, lasciano fumetti e matite, prendendo veloci posto sul sof�.
Leonardo a destra e Isak a sinistra.
A Stella Marina pare di essere una chioccia che scalda i suoi pulcini proteggendoli sotto le ali.
Bevono tutti un sorso di cioccolata , Stella Marina si schiarisce la voce, sistema i cuscini dietro la schiena.

- � Siete pronti? �
I bimbi le si stringono vicino. Curiosi di avventure e contenti di cioccolata si preparano ad ascoltare e, come quando a scuola hanno provato il gioco del teatro, si spegne la luce, il pubblico tace, si alza il sipario, ed il racconto ha inizio.

�Santiago e Arturo sono due fratelli, non litigano mai fra di loro, e stanno sempre insieme. Hanno anche un fratello pi� grande, Pietro che ha gi� 16 anni � alto alto e sta sempre nella sua stanza, solo o con qualche amico. Ascolta musica alla radio e gi� da qualche tempo legge libri senza figure, fatti tutti di parole.
In famiglia c�� anche Al�, il cane barboncino. Bianco e ricciolino segue i piccoli ovunque vadano.

Santiago ha quasi 12 anni e boccoli colore dell�oro. Porta sempre larghi pantaloni con grandi tasche che gli servono per custodire le sue armi segrete: una lente di ingrandimento per vedere meglio le cose piccole, una torcia per vedere bene dove mette i piedi quando fa buio, un piccolo binocolo per vedere vicine le cose lontane, un accendino scarico che � il suo portafortuna e una lunga funicella con attaccato un gancio di plastica che gli serve per fare un sacco di cose. E� un bambino ingegnoso Santiago ed � sempre molto indaffarato.

Arturo � il pi� piccolo, ha appena compiuto 10 anni. La formica dei denti si � gi� portata via il suo ultimo dente da latte e ha lasciato al suo posto una bellissima bicicletta gialla, uguale a quella di Santiago. Adesso pu� ben dire anche lui di essere quasi grande! Arturo � agile, scattante, ha grandi occhi scuri e, almeno cos� dice lui, non ha pi� paura di niente, figuratevi, neanche del buio!
Come Santiago, Arturo nasconde i suoi tesori nelle tasche dei pantaloni. Ci tiene infatti un libricino con le illustrazioni delle piante carnivore che gli ha regalato il nonno e una torcia di metallo che fa la luce viola.
Inoltre, ci mette semi di piante che trova in giardino, sassi dalle forme strane e bastoncini di diverse misure che ruba ad Al� quando scava le sue buche in cerca degli ossi nascosti.

Durante un giorno di vacanza, ventilato e caldo, i due fratelli e l�inseparabile cane si avviano alla scoperta di nuovi pianeti con le loro biciclette spaziali. Fanno un gran giro per i prati e per le vie intorno al paese. Pedala e pedala arrivano un poco stanchi ad un bivio e, indecisi se andare di qua o andare di l�, seguono il cane che saltellando ha imboccato una stretta stradina di sassi che scrocchiano sonori sotto le ruote delle loro navicelle.
Non c�� cancello a chiudere il vialetto , solo un cartello di legno con su scritto � PAXTON� . Ogni lettera che compone quello strano nome, ha un colore diverso. La P � rossa, la A � gialla, X in blu, T in verde , O in arancione per finire con un N viola.
Alla fine della strada un ombroso giardino di alti alberi secolari, in fondo al giardino una grande e vecchia costruzione. Ha la struttura di ferro e le pareti fatte solo di vetri.
- � E� una serra ! � dice Arturo, che ne ha vista una uguale sul suo libro di piante carnivore.

Il cane Ali si � fermato proprio l� davanti, intorno non c�� nessuno e la porta a vetri � socchiusa.
Sono incuriositi i ragazzi, ma anche un poco timorosi. E se dentro ci fosse qualcuno?
Non sanno che fare , hanno tanta voglia di entrare ma stanno l� fermi a guardare quella porta aperta.
Ci pensa Al� ad aiutarli, senza esitazioni muove il suo buffo naso nero nell�aria e si infila dentro.
I ragazzi si prendono per mano e lo seguono senza fare rumore. Fatti pochi passi dentro la serra vengono investiti da un forte odore. No, non � odore, � profumo, non uno solo, sono mille i profumi che ci sono l� dentro. Mille profumi mescolati insieme che li avvolgono e si posano sulle loro narici. Profumi nuovi , che i ragazzi non hanno mai sentito, ma non c�� da spaventarsi, basta alzare un poco lo sguardo, fare ancora qualche passo per capire da dove arrivino quegli odori.
Ci sono centinaia di piante, con grosse foglie, verdissime, carnose e lucide, con lunghi tentacoli bianchi e contorti. Sono appese in aria, o sedute su strane sedie di ghiaino, e da l� stanno a guardare i nuovi arrivati.

- �Una jungla! Esclama Santiago.
- �Una casa con una jungla dentro!� aggiunge Arturo.
Che stupidi sono stati ad avere paura, si dicono, �qui ci sono solo piante e fiori!�.
Al� intanto non si ferma, annusa e scodinzola, scodinzola e annusa, avanza sicuro e sembra abbia fiutato qualcosa di molto speciale.
Avanti allora, si dice Santiago, andiamo avanti. Ecco, ora Al� si � fermato, guaisce contento, come quando fa festa ai padroncini che rientrano da scuola.

- �Che cosa avr� visto mai? � si interrogano i ragazzi.

Uno strano insetto ronza sulle loro teste, fa dei giri di ricognizione, i due lo seguono con gli occhi, e in cuor loro sperano che non abbia il pungiglione. Ecco che si ferma sospeso nell�aria muovendo le ali a ritmo veloce, in picchiata ora scende. Lo guardano sparire dentro la bocca di un grande fiore.
Emana un profumo intenso, dolce e non riescono i due a distogliere il naso dalla scia di miele e gli occhi dal lavoro dell�insetto che sta perlustrando quella delicata caverna posandosi e rialzandosi, posandosi e rialzandosi . Sulle sottili zampette nere ed un poco sulle ali si attaccano piccoli granelli, come di sabbia finissima, che sono parte del fiore, ma che esso lascia andare con l�insetto e non sembra soffrire per questo. L�insetto, col suo carico di polvere d�oro si alza in volo e se ne va rapido e ronzante per infilarsi subito in un altro fiore che sta poco lontano.
Nel silenzio della jungla fiorita, un rumore, secco e improvviso. Zac! Zac! Rumore metallico di forbici che tagliano. Al� adesso, abbaia.
- � C�e qualcuno! � sussurra Santiago ad Arturo. Si guardano spaventati. Non sanno se stare fermi immobili o se scappare a gambe levate .
Da dietro un cespuglio di foglie folte, lunghe e sottili, esce un uomo, vecchio e bianco come Babbo Natale . Ha occhi piccoli, chiari e sorridenti.
Al� gli si avvicina, annusa, scodinzola e i ragazzi, dapprima impietriti da quella apparizione inaspettata si fidano ancora una volta del cane che non � per nulla impaurito, e si avvedono che egli ha una faccia simpatica, pochi capelli e orecchie a punta come gli gnomi delle fiabe che racconta il nonno.
Il vecchio si avvicina e accarezza Al� che si lascia coccolare.

- �Dunque non � cattivo ! meno male,� pensa Santiago, e quasi senza rendersene conto, sente la sua voce uscire dalla bocca :
- �Chi � lei ? perch� abita qui con tutti questi fiori ? �

Un largo sorriso si apr� sul volto del vecchio, da molto tempo non riceveva visite, da molto tempo non rispondeva a domande. Ma quei ragazzi, cos� curiosi e coraggiosi, gli ricordano la sua fanciullezza.
- �Mi chiamo Paxton, bambini, questa � la mia casa e i fiori sono la mia famiglia �.

Aveva una voce profonda che usciva lenta, scandendo piano le parole, quasi le volesse misurare per non dirne qualcuna di troppo che potesse in qualche modo spaventarli.

- � Con i fiori io vivo, e loro vivono con me. Ci siamo solo noi qui. �

Santiago e Arturo immobili, pensano ora di essersi cacciati proprio in un bel guaio, ma quella voce profonda
sembrava una voce che uscisse dall�acqua, parole come le onde lunghe di un mare calmo e piatto, adatto per nuotare senza paura e tuffarci la testa in cerca di tanti tesori.

Sono un poco frastornati dal denso odore, dal calore umido e pesante della stanza, ma non c�� pi� nessuna paura solo tanta voglia di sapere di lui e della sua grande famiglia, di tutto questi figli-fiori che sono uno diverso dall�altro. E allora le domande arrivano alla lingua e trattenerle non ha senso, si dicono. Anche la mamma lo ripete spesso : �le cose che non si conoscono, vanno chieste a chi te le pu� spiegare.�
Chi meglio di Paxton dunque, poteva svelare loro i segreti della jungla fiorita? Solo lui poteva, solo lui che viveva con le piante e con i fiori come fossero i figli suoi.

Cominci� il piccolo Arturo, curioso e quasi irriverente come al suo solito.
� Io mi chiamo Arturo e questo � mio fratello Santiago. Come si chiamano i suoi fiori? �
- � Questi fiori, attacc� egli, fanno parte della grande famiglia delle orchidee. E� una delle famiglie pi� grandi del regno vegetale e ogni pianta che tu qui vedi ha un suo nome specifico. Purtroppo per voi, la loro pronuncia non � molto semplice perch� dal loro nome si devono capire molte cose, chi sono i loro antenati per esempio, la forma delle foglie, il colore del loro fiore, se amano la luce o se preferiscono l�ombra. E ancora, il terreno che bisogna preparare affinch� crescano sane e rigogliose.�
- �Ognuna di loro, continu�, �viene dai pi� diversi angoli del mondo. Qualcuna arriva dalle alte montagne, qualcuna invece dalle foreste tropicali e altre ancora dalle isole pi� lontane che l� uomo conosca.
Dalle Americhe all� Asia, passando per l�Europa e anche per l �Italia dove ne troviamo diverse specie, piccoline e molte belle.
Ognuna ha una sua temperatura preferita e per questo bisogna sistemarle in punti diversi della casa. Io poi, che le conosco bene so quando hanno fame o sete, se hanno sonno o se mi vogliono dire qualcosa di particolare. �

- � Vedi questo bel fiore bianco ? Sembra una coppa per bere vero? � Ha un nome molto difficile, si chiama Cattleya Eldorado Splendens, � molto rara e delicata e per lei ho preparato un cibo speciale di cui va ghiotta. Tieni, daglielo tu .�
E consegn� ad Arturo del terriccio scuro che lui mise con molta delicatezza nel vaso di quel bel fiore.

- � Hai visto ? E� stato facile vero ? ora fai attenzione, il fiore ti ringrazier� con un sorriso�.

Arturo fissava quel fiore magnifico, contento di avergli dato da mangiare e cercava ora in quei petali un segno di qualche tipo, come aveva detto il vecchio. Ma non vedeva nulla. Si stropicci� gli occhi , riguard� ma ancora non vide nulla. Forse Paxton � pazzo, pens�.

Questa faccenda del fiore sorridente, affamato e parlante incurios� molto Santiago che voleva, a questo punto a tutti i costi vedere la faccia vera dei fiori. Nessuno gliene aveva parlato mai. Possibile? Si chiedeva, eppure in giardino abbiamo molti fiori, ma non li ho mai visti sorridere e tanto meno li ho sentiti parlare.
Il vecchio intu� i pensieri del ragazzo, lo prese per mano. S fermarono al centro della serra, davanti ad un grande vaso.

- � Guarda �

Santiago fissava quella maestosa pianta, rigogliosa di foglie verdi e brillanti. Molti steli lunghi e sottili partivano di fra le foglie e si ergevano verso il sole che entrava dal tetto di vetri di quella insolita abitazione.
Alcuni steli andavano dritti dritti in alto, ed erano colmi di boccioli rosati pronti a schiudersi. Altri steli uscivano contorti direttamente dalla terra. Di un colore pi� chiaro, pareva cercassero qualcosa nell�aria.

Arturo si avvicin�, era molto attirato da quei fili contorti e subito chiese:

- �Scusi signor Paxton, ma cosa sono questi tentacoli che escono da sotto ?�

- � Radici,� rispose egli. �Attraverso questi fili sottili la pianta prende il suo nutrimento. Un poco dalla terra, un poco dall�aria ed un poco dalla luce. Non dimenticarlo,� aggiunse,�si tratta di una ricetta ben dosata che io e pochi altri conosciamo. Se tu riuscirai a dare ad ogni pianta ci� che vuole, ogni fiore ti sorrider� e se sarai attento, bada, molto attento alle loro richieste potrai ben sentire i loro ringraziamenti.�. Poi aggiunse: �avvicinatevi bambini ho da mostrarvi ancora qualcosa.�
Si avvicinarono di pi� alla pianta. Il signor Paxton le si rivolse come ad una persona e piano le sussurr�: Ciao mia piccola venere, come stai oggi ? �

A sentire quelle parole Santiago sussult�. Proprio la sera prima , prima di dormire aveva letto un libro preso a caso dalla biblioteca della scuola. La storia narrava dell�immortale Dio Adone e della bellissima Dea Venere che, innamorati e felici, insieme vanno a caccia fra i monti dell�Olimpo. Sorpresi da un forte temporale, scappano via e la bella Venere nella corsa, perde un calzare. Cessata la tempesta, un semplice mortale che ripercorre quegli stessi sentieri, trova la scarpa divina ma non fa in tempo a chinarsi per raccoglierla che quel cuoio e quei lacci si ancorano alla terra trasformandosi in una splendida orchidea. La � Scarpetta di Venere� , appunto.
- � Eccola! � era lei, era la scarpa di venere, quella del suo libro !
Lo prese una grande emozione. Era la prima volta che trovava nel mondo reale un fatto letto nel mondo dei libri.
- � E� tutto vero, dunque ! Paxton, non � pazzo! �
Intanto il signor Paxton continuava a sussurrare parole alla sua Venere in un dialogo segreto e intimo.
Santiago guardava quella bellissima forma di fiore, quel suo colore quasi di vetro trasparente, fragile apparentemente, che rivolgeva al cielo i suoi bracci contorti.
Ed ecco, il miracolo. Un bocciolo fra i tanti, gonfio e di un tenue rosa, si mosse. Dapprima pianissimo, e Santiago pens� di avere le traveggole, ma poi, no si disse, si muove veramente! E la scarpetta di venere che fino a pochi minuti fa era bocciolo, gli apparve completamente dischiusa. Emanava un soave profumo e il suo colore ricordava la purezza della neve di dicembre appena caduta.

Rimasero i bimbi attoniti di fronte a tanta bellezza, e non riuscivano a distogliere lo sguardo da quel fiore, grande e immacolato che mostrava loro le sue parti pi� belle.
Ad Arturo ora, immobile, gli occhi grandi spalancati, fissi sulla bocca del fiore, parve di sentire un suono. Guard� subito il fratello, come a chiedergli se fosse stato lui a parlare. Ma no, Santiago aveva la bocca chiusa. �Chi ha parlato dunque?� pens� � Possibile, veramente che sia stato questo splendido fiore? �
Non ne era del tutto convinto, ma cominciava a guardare quelle creature con occhi diversi.
Mosse qualche passo in avanti, ed ecco un altro fiore, un'altra figlia di Paxton, gli si par� davanti al viso.

��..Arturo, Arturo�.Ciao Arturo, Riesci a sentirmi? �
- � chi mi chiama? �

� �sono io Arturo, sono il fiore, guardami�, sono l�orchidea della Nuova Zelanda.�

Arturo a quel punto non sapeva che fare. Paxton era sparito e anche Santiago non si vedeva.
Solo Al� stava l� con lui , tranquillo e scodinzolante puntava il suo naso nero e mobile, dritto al fiore parlante.
Le gambe non si muovevano, e allora decise di fidarsi ancora una volta del fedele amico a quattro zampe.
Si sedette a gambe incrociate sotto quella bella campana violacea, non disse nulla e fu il fiore a parlare:
- � Ti voglio raccontare la mia storia. �
- � Devi sapere caro Arturo, che nell�isola dove sono nata, dove abitarono i miei antenati, e dove ancora vivono i miei parenti, i Maori, l�antico popolo che in quella terra si ferm�, raccontano che le orchidee non sarebbero affatto nate sulla terra, ma create direttamente dalle mani degli Dei.
All�inizio dei tempi, sul nostro pianeta, si scorgevano soltanto le vette delle alte montagne ricoperte di ghiacci.
Il calore del sole all�arrivo della primavera, sciolse la neve. Nacquero cos� spettacolari cascate che scendendo a valle, formarono torrenti e fiumi che rapidi e gonfi raggiunsero il mare. Il mare pagava il suo tributo al dio Sole, lasciandosi evaporare e creando nuvole e nebbia.
Il sole, con il suo grande potere, decise di disperdere la foschia che gravava sul mondo e cre� un grande arcobaleno che attravers� il cielo con i suoi sette colori intensi e puri.
Le divinit� del cielo, venute per vedere lo spettacolo, si sedettero su quell�arco delicato che per� per il troppo peso si frantum�. I sette colori si dispersero in una moltitudine di brillanti frammenti che danzando e cantando scesero sulla terra. Quei frammenti, catturati dagli alberi e deposti sulla terra, si trasformarono in orchidee. �

Arturo aveva delle domande da fare al fiore, ora che il racconto era finito, ma quello chiuse subito la sua coppa, gir� la sua testa, e si ritir� al riparo di una lunga foglia.
Il bimbo si alz�, non aveva pi� nessuna paura della voce del fiore, anzi, durante tutto quel racconto si era sentito come un Dio seduto sull�arcobaleno. Si allontan� in cerca del fratello che da tempo non era con lui, e lo trov� seduto in silenzio a gambe incrociate sotto alcune larghe foglie maculate.
Non lo disturb�, fece ancora un giro nella grande serra in cerca di Paxton ma lui non c�era pi�.
Il cane usc� dalla porta di vetro e lui lo segu�.
Fuori, le biciclette stavano dove le avevano lasciate, il sole stava calando ed era proprio ora di fare ritorno a casa.
Dopo pochi minuti infatti,arriva anche Santiago. Ha gli occhi che brillano ed un sorriso gioioso.
Insieme, seguiti dal barboncino riprendono in silenzio la via del ritorno. Il sole � una grande palla rosso fuoco e sta andando a dormire dietro la collina.
Non hanno bisogno di parole, nel cuore hanno un segreto, nella mente immagini colorate.

Il cancello di casa � aperto, la mamma � alla finestra e li aspetta.


- � Dove siete stati tutto il pomeriggio, bambini? Forza salite, ho preparato la cioccolata con la vaniglia.

Santiago sale di corsa, il suo fiore gli ha raccontato che la vaniglia � il frutto di una orchidea e che gli Atzechi che vivevano pi� di mille anni fa nel Messico preparavano per il loro Re Montezuma la cioccolata con la vaniglia. Lui ne andava ghiotto e la voleva bere anche cinquanta volte al giorno. I suoi sudditi gliela servivano in tazze d�oro girandola con cucchiai di tartaruga.

Si leccano i baffi i bimbi, la cioccolata messicana di Montezuma � veramente ottima.
Anche Pietro � con loro, ed � contento di quella cioccolata profumata di fiore. Prima della merenda stava leggendo un libro che � ora al centro del tavolo.

-� State attenti a non sporcarlo di cioccolata � raccomanda ai fratelli. � E� un libro molto delicato� .

Era un grosso volume ricco di minuziosi disegni di foglie e di fiori. Ogni pagina un disegno, ogni disegno un fiore, ogni fiore il suo nome scritto in caratteri colorati.
A lettere d�oro sulla copertina di cuoio � impresso il titolo e l�autore di quel libro: Paxton, �Storia delle orchidee�.�



La voce di Stella Marina si fa pi� bassa, una carezza a destra sulla testa di Leonardo ed una a sinistra sulla testa di Isak.

�Vi � piaciuta bambini ? �

© Elio Zagami





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