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Ore 10:30.
Ho sbagliato ancora una volta.
Mi sveglio, stazione Pisa Centrale.
Nel frattempo: ore 10:27, è già sottoterra.
Ore 9:30, sonno.
Tanto sonno.
Ore 9:18, gioco col display del telefonino, mi ipnotizza.
Ore 8:45: “Biglietti prego”.
Il controllore assomiglia a mio padre, lo saluto con un’innaturale cortesia.
Gli sto per chiedere del suo lavoro, mi blocco, si vede dalla faccia che non è contento del suo lavoro.
Ore 7:45: offro una gomma alla ragazza di fronte di lato a me, “sono buone, si sentono nella gola e anche nel naso, poi dipende dal naso”.
Non ride, guarda fuori dal finestrino.
Per venti minuti buoni guardo fisso fuori dal finestrino, forse è la moda del momento.
Ore 7:35, leggo il Corriere dello Sport: il Milan si sente al centro di un complotto, domenica c’è Milan-Roma.
La ragazza di fronte di lato a me guarda fisso fuori dal finestrino da almeno mezz’ora.
Ore 7:05, stazione di Civitavecchia, mi sveglio, sono stranito.
Alcuni amici lavorano al porto.
Ho sonno, molto sonno; posso dormire un po’.
Mia sorella ha fatto tutto in fretta; mi ha chiamato da Livorno per darmi la notizia e ha aggiunto “vieni se ti va, il funerale è alle 10:15, non un minuto di più”.
Quel “vieni se ti va”.
Ore 6:00 di mattina.
Arrivo alla stazione Trastevere, qui parte il treno che va a Livorno.
Diretto a Pisa Centrale, penultima fermata Livorno, arrivo previsto per le 10:00.
Era il momento di cancellare tutto, riavvolgere gli errori.
Giusto un quarto d’ora per fare mente locale, trovare il modo per salutare un’ultima volta mio padre.
Morto questa notte.
Ore 1:35.
©
Flavio Carbone
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