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Qualcuno già conosciuto
di Bruno Magnolfi
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La ragazza si chiamava Caterina, e quel mattino si era recata alla stazione degli autobus, aveva brevemente osservato il tabellone delle partenze, e infine era andata a sedersi nella sala d’attesa. Accanto a dove lei si trovava, due signore parlavano sottovoce di qualcosa, di altre persone che loro due, scambiandosi con convinzione le proprie opinioni, mostravano di conoscere bene, tanto da apparire sicure nei loro giudizi, anche se pareva che ognuna conservasse il proprio punto di vista. La sala non era affollata, c’erano seduti soltanto sei o sette passeggeri, tutti in attesa della loro corriera, in silenzio, a parte quelle due donne.

Poi un uomo si era alzato dal posto dove stava seduto, era passato davanti alla ragazza, e a lei era parso di riconoscerlo, anche se non avrebbe saputo dire realmente chi fosse o dove lo avesse già visto. Quello si era fermato per un attimo davanti alle due donne che continuavano a parlare di tutti, aveva attirato la loro attenzione guardandole in faccia, ma non aveva detto niente, come se il suo parere fosse già dentro ad una semplice occhiata. Loro si erano immediatamente interrotte, come colte da una critica che dava loro fastidio, avevano gettato uno sguardo fuori dalle vetrate come per assicurarsi che il loro mezzo non fosse ancora arrivato, e infine erano rimaste ferme, in silenzio, almeno apparentemente in accordo con l’uomo.

La corriera era arrivata subito dopo, tutti si erano alzati e in un attimo si erano sbrigati a salire sulla vettura, andando a scegliersi i pochi posti a sedere rimasti liberi. La ragazza si era sistemata accanto a quell’uomo, per combinazione casuale, gli aveva sorriso leggermente, poi aveva messo a posto la sua borsa e le sue cose mentre il mezzo partiva. L’uomo non aveva detto niente, aveva soltanto aperto leggermente il quotidiano che fino ad allora aveva lasciato ripiegato dentro a una tasca, iniziando a leggerlo con attenzione, senza dare alcuna mostra di conoscere chi gli fosse seduta vicino. Le due donne avevano ripreso a parlare esattamente come poco prima, ma essendosi piazzate nei sedili più in fondo, le loro parole si perdevano nei rumori del traffico e del mezzo pubblico.

La ragazza osservava le case, le auto, tutto ciò che scorreva fuori da quei finestrini, e intanto continuava a pensare a dove poteva aver già visto quell’uomo, ma, nonostante tutto il suo impegno, quelle sue riflessioni non portavano a niente, se non a immaginare un vicino di casa o qualcosa del genere, anche se qualcosa continuava a farla sentire curiosa, come se ci fosse quasi un motivo per cui la memoria non volesse aiutarla. Il mezzo pubblico ogni tanto faceva una sosta, qualche passeggero scendeva, qualcun altro saliva, e la ragazza, che stava andando a far visita ad una sua amica, osservava chiunque passasse nel corridoio quasi attendendosi un aiuto da un nuovo arrivato.

Invece tutto proseguiva come all’inizio, con quella sensazione dentro di lei che pareva a tratti suggerirle qualcosa e spingerla a scrutare dentro alla mente tutte le facce che poteva ricordare, al contrario lasciandola, in altri momenti, vuota di tutte le sue congetture. La corriera proseguiva il viaggio, e tra non molto la ragazza sapeva che sarebbe arrivata nei pressi della casa della sua amica, ma mentre rifletteva su questo, ecco che l’uomo le aveva chiesto il permesso di passare, soltanto con un semplice gesto, ed era scivolato con attenzione fino nel corridoio, mostrando di essere ormai giunto alla sua destinazione. La ragazza si era leggermente alzata per lasciarlo passare, aveva osservato con tutto l’acume possibile il profilo di quel viso, e aveva riflettuto di nuovo, cercando, almeno in quell’ultima possibilità, la chiave di tutto. L’uomo, in questa sua operazione, aveva richiuso con calma il giornale, e si era spostato nel corridoio tenendo lo sguardo attento a dove metteva i suoi piedi, mostrando un leggero moto come di perplessità, ma solo nel momento in cui ormai era passato, proprio mentre quasi si allontanava da quella fila di sedili, e infine aveva detto, voltandosi, ma solo di poco: arrivederci Caterina; e con ciò, mentre la corriera ormai si stava fermando, era andato verso lo sportello di uscita.

© Bruno Magnolfi





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