Oggi c'è il sole, i suoi raggi mi scaldano e mi fanno sentire vivo.
Sono vecchio e pieno di rughe ma nonostante questo, nelle giornate come oggi, mi sento vigoroso e forte e pronto ad affrontare il vento che spazza le fronde degli alberi intorno a me.
Sono solo ma il leggero rumore del ruscello che passa poco lontano mi fa compagnia ogni giorno.
La primavera è arrivata e stormi di rondini interrompono il blu del cielo.
Mi guardo intorno e rimango affascinato ad osservare i giochi di luce tra le foglie; hanno un colore verde brillante che risalta al sole e mette in evidenza ogni piccola venatura.
Oggi il mondo è un'esplosione di colori: i fiori vicino a me hanno tinte vivaci e profumano di buono e io mi sento in pace.
La sto aspettando, non dovrebbe tardare molto.
Tutti i giorni, alla stessa ora, lei mi raggiunge e mi fa compagnia.
Arriva con passo calmo, è giovane e carina e ha lunghi capelli neri.
Si siede vicino a me e sta in silenzio; a volte piange, a volte mi parla.
Mi racconta di quanto, solo qui in mezzo al verde, riesca a rilassarsi e ritrovare l'armonia.
Di come il silenzio di questo parco la aiuti a mettere insieme i pezzi della sua vita, a trovare il filo conduttore dei suoi pensieri e a prendere le decisioni importanti.
Spesso piange in silenzio e mi parla di lei.
Quello che le pesa di più è l'attesa: mi ha spiegato che l'attesa logora.
L’attesa è un animale che ti cresce dentro e ti divora le viscere.
L’attesa ti costringe a vivere una vita sospesa, in cui ogni dettaglio sfuma e perde consistenza.
L’attesa ti paralizza e ti impedisce di pensare che possa esserci un domani diverso dall’oggi.
Ascoltandola in silenzio sono riuscito a capire che aspetta una telefonata che le comunichi che ce l'ha fatta, che finalmente può smettere di sentirsi diversa dagli altri.
Mi racconta che, dopo questa telefonata, per lei e suo marito inizierebbe una nuova vita, fatta di fatiche diverse da quelle affrontate finora, fatiche produttive e feconde.
Vorrei tanto consolarla, sostenerla nell'attesa e dirle che ogni giorno al sorgere del sole possiamo lottare per cambiare quello che ci fa soffrire.
Vorrei dirle di provare a farsi scaldare il cuore dai raggi del sole, dai colori meravigliosi della natura di questo giardino e dal dolce ciangottio degli uccelli.
Vorrei allungare le mie dita, accarezzarla e farle sentire che non è sola.
Vorrei ma non posso.
Mi accontento quindi di ascoltarla ogni volta che sente il bisogno di venire qui.
Spesso questo non mi basta e una rabbia incontrollabile mi prende, ma poi il vento torna a soffiare e io mi ripeto per l'ennesima volta che di più non posso fare.
Del resto altro non sono che un salice.