Ciao cucciola,
amorevole tiranna che ci hai sconvolto l’esistenza.
Cogliamo l’attimo di tregua per lasciarti questa breve dichiarazione d’amore prima che, bianca e rosea con la pelle serica e delicata, paffuta e imbronciata ti porterai la manina alla bocca e inizierai a suggere il piccolo pollice, come un’ape il nettare di un fiore. «Non è ancora l’ora della pappa» ti ricorderò ma tu, spalancando i tuoi occhioni innocenti, con adorabili smorfiette ci farai capire che non sei d’accordo e l’avrai vinta.
Sei così minuscola eppure già così decisa che non posso che capitolare, così ti attaccherò al seno mentre papà ci osserverà con un filino di gelosia sentendosi un po’ escluso.
Abbiamo condiviso la stessa vita, siamo state un unico essere per nove lunghi, meravigliosi mesi. Ho respirato, mangiato, dormito per te e tu, minuscola cellula creata dall’amalgama di due gocce d’amore, cullandoti al battito del mio cuore, giorno dopo giorno ti sei impegnata a crescere fino a diventare una piccola donna. Non riesco a smettere di provare meraviglia per come sei piccola ma già così perfetta.
Da quando non sei più dentro di me, e me ne dispiace un po’, questo contatto, intenso e fondamentale alla tua crescita, sostituisce quello intimo e profondo che ci ha legate per tanti mesi. Non ti proteggerò più nel pancione dove, avvolta nel tuo bozzolo come un bruchino, attendevi di divenire una meravigliosa farfalla e sospesa nel liquido vitale tutto ti arrivava attutito ed ovattato, filtrato dal mio corpo, ma non per questo devi sentirti abbandonata. Ora saremo in due a vegliare su di te.
Sapessi in quale stato confusionale ci hai messi, a me e al tuo papà quando hai chiesto la tua autonomia e la tua indipendenza. Che ansia mentre attendevamo che facessi il tuo ingresso nel mondo! Poi, quando sei spuntata gridando come un’ossessa la tua voglia di esistere, siamo rimasti inebetiti e tremanti ad osservarti, senza riuscire a proferire una sola parola del lungo discorso di benvenuto che ci eravamo preparati.
Ci hai sedotti a prima vista quando, ancora sporca degli umori fetali, ti raggomitolavi sul mio ventre cercando istintivamente il seno. E che emozione quando hai aperto i tuoi occhietti stupiti e ci hai guardati abbozzando un angelico sorriso! «Questo è il tuo papà» ti ho sussurrato presentandotelo e tu hai ricambiato con qualche mugolio e agitando i pugnetti grinzosi sbalordendolo. Per lui i nove mesi di attesa erano sembrati eterni mentre noi siamo state sempre insieme e ci siamo tenute compagnia a vicenda.
Nostra figlia… Il sentimento che si è fatto respiro.
Un legame ferreo, granitico, solido e resistente fatto di cellule e di sangue, di pensieri e di sogni, di emozioni e sensazioni, di gioie e dolori, di buio e colori, di giochi e di responsabilità, di diritti e doveri, di consapevolezze e incoscienza, di ragione e istinto, di tenerezza e inflessibilità, di profumi seducenti e aromi pungenti, di dolcezza e amarezza.
Il calore del tuo corpicino che si agita tra le nostre braccia annulla la volontà e ci rende tuoi schiavi.
Da oggi e finché ci sarà concesso dalla sorte ti guideremo, se lo vorrai, incontro all’avvenire.
Ti sosterremo con vigore quando sentirai le forze mancare e riempiremo il vuoto delle tue giornate di solitudine.
Ti insegneremo a non vendere la dignità al migliore offerente perché la libertà non ha prezzo e che l’onesta è superiore a qualunque altro valore morale anche se tenteranno di farti credere che il denaro è l’unico dio a cui dovrai consacrarti, a non piegarti al tradimento e all’inganno, a tirare diritto e a rialzare orgogliosamente la testa quando le sferzate della vita tenteranno di sopraffarti, a non perdere mai la speranza nemmeno quando tutto sembrerà tramare contro di te.
Ti saluteremo quando partirai e ci troverai ad attenderti ad ogni ritorno.
Ci saremo sempre anche quando ti sembreranno troppo ridotti i nostri confini e cercherai nuovi orizzonti da scrutare.
Io e tuo padre selezioneremo i ricordi più belli da conservare nel cuore per riassaporarli quando altre orme si appaieranno alle tue e il tempo impreziosirà di fili d’argento i capelli e si raggrinzerà sui nostri volti.
Non dovrai piangere né dispiacerti quando per noi inizierà il “Viaggio” perché, ovunque arriveremo, saremo il tuo legame inscindibile con il passato e il ponte proteso sul futuro.
Ti sorrideremo tra le pieghe dorate di un tramonto e ti baceremo con gli sbadigli assonnati dell’alba, ci ritroverai nel rosso dei papaveri o tra l’oro delle spighe di un campo di grano, nel gelo dell’inverno tra le sue trine di ghiaccio o nelle gocce indisponenti di un malinconico giorno di pioggia, quando alzerai gli occhi, negli accecanti raggi del sole o nel lattiginoso alone lunare.
La tua presenza ha dato un senso alla nostra vita e con te, siamo diventati una vera famiglia.
Siamo innamorati di te. Ti amiamo di quell’amore unico, intramontabile, immenso che unisce per la vita i genitori ai figli.
Mamma e papà