Il Piatto di San Valentino
Fusilli alle verdure
Ingredienti per 2 persone:
160 g di fusilli
150 g di passata di pomodori
Parmigiano grattugiato, q.b.
Foglie fresche di basilico, q.b.
Mezza zucchina
Mezzo peperone a polpa spessa
Mezzo cetriolo
Mezzo cipollotto
Burro, q.b.
Olio extra vergine d’oliva, q.b.
Sale e pepe, q.b.
Preparazione:
Lavate bene e pulite le verdure. Riducetele tutte quante in cubetti e fatele rosolare in olio e burro. Poi fatele cuocere a fiamma bassa per qualche minuto rimestandole. Unite la passata di pomodoro e aggiungete sale e pepe. Coprite la pentola e lasciate cuocere a fuoco lento. Quando la salsa comincia a bollire aggiungete le foglie di basilico. Continuate la cottura mescolando sempre. Portate a cottura i fusilli. Scolateli e metteteli in una terrina, versate il sugo alle verdure e mescolate bene. Cospargete con Parmigiano grattugiato e servite.
Durante la preparazione:
Benedici o Signore, il cibo che sto preparando per il mio uomo.
Benedici o Signore queste belle zucchine turgide, questo peperone, questo cetriolo fallico e il cipollotto, anche se il cipollotto mi fa lacrimare, adesso che il coltello lo riduce in cento pezzetti. Benedici questi magnifici ortaggi e la serra di Turchia che li ha prodotti, non è un errore, ho proprio detto serra; perché nella valle di Antalya non c’è più un metro di terra che non sia coperto dal tetto di una serra, così che io possa cucinare zucchine, peperoni, cetrioli e cipollotti anche in pieno inverno.
Poi benedici questo burro cremoso che il latte prodotto dalle abnormi mammelle delle vacche olandesi rende così buono e ricco di grassi. È un burro morbido o Signore, anche se l’ho appena tolto dal frigo. È una bella comodità il burro subito spalmabile, e dunque benedici anche chi si è impegnato ed ha lavorato per farcelo arrivare in cucina. E speriamo che l’additivo che non lo fa indurire non ci faccia troppo male, e che non influisca sulla virilità del mio uomo.
Benedici o Signore quest’olio d’oliva dell’Umbria, la terra dove è stato imbottigliato, ma benedici anche la Tunisia, la terra che ha prodotto le olive; sì perché tutte le olive dell’Umbria non basterebbero a produrre tutto l’olio umbro che viene venduto. E dunque benedici anche i contadini tunisini. Lo so, tu con i musulmani non hai un buon rapporto, ma quelli che coltivano le olive da cui è stato spremuto questo nettare sono brave persone, poveri diavoli curvi sui campi dall’alba al tramonto; più simili ai contadini dell’assolata Sicilia che ai Talebani dell’Afganistan: quindi fai uno sforzo o Signore, e benedici anche loro.
Benedici questo basilico e questi bei pomodori. Pomodori da passata, polpa rossa senza pelle, così dolci e buoni e che mi portano in casa un po’ di quel calore del sud, della mia Italia. Benedici dunque questi pomodori rossi come il sangue, come il sangue di quegli africani che li hanno raccolti in Campania e in Calabria in cambio di pochi soldi, di sputi, bastonate e disprezzo. Benedici anche loro, o Signore.
E benedici anche questo sale che migliora i nostri cibi; il sale che il mare e gli oceani continuano a regalarci, nonostante noi non li trattiamo troppo bene. La pressione alta deve essere la nostra meritata punizione. E benedici questo pepe che viene dall’Etiopia, dalla progenie di quegli alberi che il Negus fece piantare per abbellire i viali dei suoi palazzi di Addis Abeba e di Bahar Dar. Adesso sui loro rami sempreverdi gli uccelli tessitori appendono i loro nidi, perché l’odore pungente delle bacche tiene lontani i serpenti.
Benedici questa pasta, il grano duro da cui è fatta, e il contadino delle Murge che l’ha coltivato, che su quei campi ha sudato e anche bestemmiato, ma non per cattiveria, solo per mancanza di istruzione e carenza di vocaboli. E benedici anche il ricercatore che dopo anni di studio e di lavoro, di fallimenti e di successi, ha selezionato la varietà migliore e prodotto il seme. Quel ricercatore che adesso si ritrova espatriato, o disoccupato, perché in Italia i soldi per la ricerca non ci sono.
Benedici o Signore questo buon formaggio da grattugiare, che viene dalla mia regione e da lì soltanto, un formaggio che tutti cercano di imitare ma nessuno ci riesce. E benedici anche i disonesti imitatori, che con i loro Parmeggiani scadenti danno più valore all’originale e ne giustificano il prezzo.
E per ultimo benedici il mio uomo o Signore, perché se questo piatto gli piacerà me lo dirà e mi ringrazierà con un bacio. Perché se non gli piacerà non me lo dirà, ma mi ringrazierà comunque con un bacio. Perché mangerà la pasta che ho preparato per lui e per me, senza neanche rendersi conto del mondo che contiene, perché tutto il mondo che gli interessa la sera di San Valentino è qui, con lui, in questa stanza.