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Punto, punto e virgola, un punto e un punto e virgola. Meglio che abbondiamo.
di Stefano Lanuzza
Pubblicato su SITO
Anno
2004-
Editore Nuovi Equilibri
Prezzo €
7-
110pp.
ISBN
887226829
Una recensione di
Gordiano Lupi
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79.7%
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Fa piacere leggere un libro come questo che si propone sin dal frontespizio come un “antimanuale di scrittura e lettura” e che con un bel titolo alla Baraghini (il copyright però ce l’ha Totò) introduce al problema delle scuole di scrittura. Stefano Lanuzza oltre tutto è uomo di così grande cultura letteraria che io mi sento un po’ in soggezione a leggere tutte le citazioni che ha messo nel suo manuale, mi sa che ho trovato uno che ha letto parecchio più di me, devo mettermi in pari. Confesso che non mi pare possibile che Lanuzza parli dell’inutilità delle scuole di scrittura creativa, credevo di essere solo io a dirlo e invece no, sono in buona compagnia. Una scuola di scrittura sforna autori fotocopia, produce cloni degli insegnanti, autori senza idee che scrivono tutti allo stesso modo e soprattutto scrivono di niente, senza sangue e senza cuore. E allora invece di spendere milioni per frequentare una scuola di scrittura compratevi questo manuale di Stefano Lanuzza, che vi insegna tutto quello di cui avete bisogno prima mettervi al computer e cominciare a fare gli scrittori. Lanuzza sostiene (e questa cosa mi pare di averla già sentita) che scrivere non è un mestiere, quindi trovati un lavoro, aspirante scrittore, e dopo che hai un lavoro nel tempo libero scrivi e fallo secondo le regole della lingua italiana, della grammatica, secondo gli schemi guida che Lanuzza ti ricorda, ma che se hai frequentato le scuole superiori ti dovrebbero avere insegnato da tempo.
Il libro di Lanuzza è composto di tanti brevi capitoli che si leggono con piacere e interesse, soprattutto perché l’autore dà parecchi consigli di lettura che mi sento di condividere. Dice che dobbiamo riscoprire i classici e rileggere i libri importanti, cose come Paradiso di Lima, Ulisse di Joyce e tutto Shakespeare, mica di perdere tempo con Aldo Nove e Tiziano Scarpa! E tra i contemporanei consiglia Pedro Juan Gutierrez (che Danilo Manera su “Limes - Cuba dopo Cuba” definisce indigesto, santo Dio, ma a chi fanno parlare di Cuba e di autori cubani?), Italo Calvino e Luigi Pirandello, ma anche Alberto Moravia e Cesare Pavese. Mi sono sentito bene a leggere questo manualetto, ché mi pareva d’averlo scritto io a mo’ d’appendice di “Quasi quasi faccio anch’io un corso di scrittura”, mi si perdoni la citazione.
L’aspirante scrittore trova in questo libro un sacco di consigli utili per affrontare tutte le difficoltà da lettore e da scrittore, ché non si può essere l’uno senza l’altro, sono due cose in simbiosi.
Mi va di citare due frasi di Lanuzza che mi sono appuntato: “Non sono scrittori coloro che leggono solo se stessi” e “La pretesa di poter insegnare la scrittura è ingannevole quanto l’idea qualunquistica secondo cui tutti scrivono...”. E poi ve li raccomando gli insegnanti di scrittura creativa di oggi, gente che si chiama Alessandro Baricco e Giulio Mozzi, mica Shakespeare e Bukowski. Pure se è vero che i corsisti di solito pretendono di clonarsi su Baricco (che ha successo e quello attira mica la scrittura) e non su Gadda o su Calvino. Di sicuro è più facile imparare a scrivere come Baricco, Nove, Nori, Scarpa, Drago e De Carlo che assomigliare vagamente a Pavese e Moravia.
Un corso di scrittura non vi servirà a niente, solo a buttare i vostri soldi, ché pure se lo tenessero Fenoglio e Bianciardi non vi trasmetterebbero le idee e la loro genialità. A scrivere non si insegna, purtroppo, a scrivere si impara solo scrivendo e leggendo, con tanto allenamento e conoscenza delle regole. E per farvi conoscere le regole questo piccolo libro di Lanuzza è fondamentale, pure perché vi mette in guardia dai recensori e dai consigli interessati, vi dice che in Italia non c’è più la critica indipendente. I recensori parlano bene dei libri editi dalla casa editrice che paga lo stipendio e guarda caso gli unici libri recensiti sono quelli degli editori che possiedono riviste e periodici. Poi ci sono i libri degli amici che vanno trattati come piccoli geni, c’è l’Aldo Nove di turno che fa comodo parlarne bene, poi lui parlerà bene di te alla prima occasione. Su questo gioco al sostegno reciproco si regge l’asse Mozzi-Covachich passando per Scarpa-Nori e tutti gli altri del giro Einaudi Stile Libero e Monadori Strade Blu. Chi resta fuori dal giro può consolarsi con la libertà di dire le cose che pensa, senza sederi da omaggiare e favori da rendere. Se ci pensate non è cosa da poco poter consigliare un libro controcorrente come questo “Punto, punto e virgola…” al posto di un’inutile stage alla Scuola Holden. Chi pubblica le sue riviste con Baricco sponsor mica se lo può mica permettere...
Una recensione di Gordiano Lupi
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