Prima pubblicazione: 1948
Può un titolo azzeccato decretare il successo mondiale ed imperituro, per un libro ed il suo autore?
Osservando 1984 oserei affermare di sì. Il libro, infatti, è aspro, duro, difficile, senza misericordia alcuna per il lettore, senza entusiasmi o rombanti colpi di scena. Molto probabilmente “L’ultimo uomo in Europa” (il titolo che Orwell propose) non avrebbe reso il Grande Fratello altrettanto popolare.
Cosa resta, dunque, oltre al titolo? TUTTO. Resta la lucida consapevolezza dell’autore, che tenta invano, come una novella Cassandra, di avvertire i suoi contemporanei e le generazioni dell’immediato futuro. Il Pericolo, Il Grande Fratello, il Terrore, ESISTE; esso è “vero”, si tocca con mano. Non arriva in uno scenario apocalittico, accompagnato da catastrofi immani; no, egli s’introduce, palese e riconosciuto, nella grigia, spenta, quotidiana esistenza dell’impiegato qualunque.
La prima parte del libro è, forse, la migliore, la più attraente. Nel lungo monologo interiore del protagonista, tra le macerie desolate di un mondo amorfo, s’intravede una pallida fiammella di speranza. Finché resta solo con se stesso, l’uomo è vivo. Non c’è azione: solo pensiero. Quando l’azione entra nel narrato, quasi di forza, a turbare la monotonia dell’esistenza, si comprende che ogni libertà è finita, ogni desiderio resterà incompiuto, ogni sogno privo di speranza. La catastrofe, (attesa, prevista, inevitabile), è l’unica possibile conclusione. Ma fino all’ultima pagina il lettore resta con gli occhi incollati alle singole parole, perché non può, non DEVE finire.
Invece, il libro finisce. Si chiude con una stravagante Appendice: monito, beffa, illusione, speranza …. Ciascuno può trarne la conclusione che preferisce.
Un libro attualissimo, senza tempo; un libro che tutti dovrebbero leggere e che, forse, per intero non sarà capito mai. Molto semplicemente, un Capolavoro.