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Anno
2010 -
Einaudi
Prezzo €
10,00 -
112 pp.
ISBN
9788806206802
Una recensione
di
Elisabetta Rotondi
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Ammaniti fa un piccolo capolavoro, fulmineo e affascinante. Si può leggere facilmente in un pomeriggio piovoso di quest’inizio d’inverno. Bellissima nella sua semplicità la storia dei due protagonisti, Lorenzo e la sorellastra Olivia, che nel momento della “malattia”, la dipendenza mortale da droga, appare ossuta e pallida come l’Olivia goffa di Braccio di Ferro. Roma - una cantina puzzolente come le ascelle del quattordicenne è il non luogo di incontro tra i due, che già avevano trascorso alcune vacanze insieme, da piccoli. Lui figlio di secondo letto, lei di primo, stesso padre che Olivia chiamerà più volte “tuo padre” nelle parole a valanga rivolte al pauroso compagno di sventura. Lui trova la salvezza, l’avvicinamento agli altri, agli estranei, al mondo intorno, a tutto ciò che era uno “schifo” come i drogati gettatisi sulle panchine ferrose e smagrite grazie alla volontà irrompente di aiutare lei. Una pulce davvero, come la madre definiva lo stesso piccolo Lorenzo. La settimana bianca di Lorenzo è la bugia detta alla madre per farle uno scherzo e anche per tranquillizzarla facendole credere di avere degli amici veri. Ma la paura che lo blocca quotidianamente “tra le braccia impietrite di un omone seduto” non gli consente di dire la verità e perciò finisce chiuso nella cantina dei suoi genitori. Un biglietto per salutarlo mentre sta dormendo e la promessa fatta di rivedersi, ma soprattutto di non bucarsi più… 12 gennaio 2010, dieci anni dopo, a Cividale del Friuli lui ha ventiquattro anni, lei trentatré. In una stanza di mattonelle bianche, sotto il lenzuolo, il corpo della bellissima giovane senza vita.
Una recensione di
Elisabetta Rotondi
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