Nella contemplazione dell'Universo sono soltanto tre i pianeti che ci separano da Urano, che porta il nome della divinità greca del cielo. Anche se è visibile ad occhio nudo, la sua bassa luminosità e la sua orbita particolarmente lenta, hanno fatto tardare il suo riconoscimento; così come le poesie di Carla De Angelis hanno tardato un pò ad essere comprese dall'animo di una società sempre più stressata dall'arrivismo imperante, il nichilismo che troppo spesso attanaglia il comportamento superficiale è lontano dagli intenti dell'autrice.
Carla De Angelis dà un periodo, stabilisce un tempo rivelatore, "A dieci minuti da Urano". E' questo il titolo della raccolta poetica, con cui la sensibile scrittrice tenta la conquista del "non luogo" rappresentato da Urano per confidare al lettore le sue emozioni più intime, le sue angosce, le sue paure.
Le liriche sono parte di un esame approfondito e accurato della propria condizione esistenziale. L'autrice è mossa dall'esigenza di scandagliare in profondità immagini, suoni e ritmi fino a giungere ad una autentica selezione del lessico.
Balza all'occhio una pulizia ed una delicatezza formale che arrichiscono rigorosamente l'intento poetico: "Mi vestirei di fiume/per vederti nel cerchio/ di un sasso lanciato per sfida".
La ricerca di riflessioni accorte ci riconduce a quell'essenzialità necessaria per superare tensioni e sofferenze.
Canti di disperazione si modellano in fragili ed inattese espressioni, quasi a confessione e supplica di liberazione: "Invece di morire / traghetto parole /fino a farne una culla / per le mie ferite."
L' amore materno, il rapporto con Dio, il libero sfogo dell'essere donna riempiono d'umanità una scrittura che sviscera dimensioni tese e pensieri traboccanti di drammaticità: "Prego/resto legata a questa vita/attutisco i ruggiti del mondo".
Il legame intenso con la figlia raggiunge un elevato valore affettivo che si consolida levigando di purezza e sincerità le parole: "Per l'ingenuità posata sul tuo riso/i capelli color del grano...burli il tempo, resti bambina".
Per afferrare un equilibrio interiore, Carla De Angelis sceglie di tradurre in versi quella zavorra esistenziale che la accompagna e le domina l'anima.
Dare corpo e compattezza alle emozioni, ai sentimenti, diventa l'antidoto per sopperire alla "fame" di innocenza e carezze.
Come un mare che ripete la sua onda, la voce poetica dell'autrice si fa dono di forza mentale e spirituale.
A conclusione di un'opera di indubbio spessore emotivo un messaggio che la poetessa lascia ai suoi lettori per affrontare con lealtà e maggiore dimistichezza tutte le sfumature scritturali:
"Entrate a piedi scalzi/non calpestate i disegni".