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Il generale De La Moriciére una vita per la causa pontificia
di Massimo Coltrinari
Pubblicato su SITO
Anno
1991 -
Editrice La Postulazione
Prezzo €
5,00 -
149 pp.
ISBN
n/a
Una recensione
di
Emanuela Ferrari
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Lo Stato Pontificio, durante il Risorgimento, può contare sul valido aiuto del generale Cristoforo De La Moricière (1806-1865), conosciuto come uomo d’armi, sostenitore della causa pontificia e buon diplomatico. Questi “percorre tutti i gradi della carriera militare” fino a divenire generale. Conduce una brillante campagna in Africa e nel 1847 sposa Amelie Abeiville; inizia poi l’impegno politico con aderenza al partito national, in contrasto con quello radicale. E’ un sostenitore della Repubblica e quando a Parigi, nel giugno 1848, inizia la guerra civile riesce a riportare l’ordine, per tale intervento viene identificato come “il salvatore della Repubblica”.Riceve successivamente la nomina di Ministro della Guerra. Il Papa, Pio IX, nel frattempo chiede aiuto alla Francia per mantenere ordine nello Stato Pontificio durante i moti liberali; l’opinione pubblica francese si divide tra i fautori di un pronto intervento e tra quelli contrari alla questione romana. Il ministro considera il Pontefice un uomo coraggioso e vorrebbe dare sostegno alla sua richiesta, ma di fatto non prende parte nella vicenda. In secondo tempo De La Moricière, insieme all’Assemblea Nazionale, decide di inviare aiuti a Roma. Ma quale è effettivamente la situazione della Francia nel 1848? Nel dicembre di quell’anno ci sono le elezioni presidenziali; Luigi Napoleone cerca alleati e propone a De La Moricière di sostenere la sua candidatura, ma questi dimostra fedeltà all’amico Cavaignac. La maggioranza dei voti va a Luigi Napoleone, poi segue il suo avversario, l’amico del ministro. Da questo momento la frattura tra il ministro e il neo-vincitore diventa irrecuperabile. Al primo viene proposto, da parte dei moderati, di creare un partito a contenuto repubblicano per fare opposizione, ma De La Moriciére comprende che i tempi non sono ancora maturi per questo tipo di strategia. Dal 1850 i bonapartisti prendono una serie di iniziative volte a “restringere” progressivamente “l’essenza” repubblicana e la legge sulla restrizione del suffragio universale ne è una conferma. Il colpo di Stato è imminente, infatti a dicembre (nel 1850) De La Moricière viene arrestato nella sua casa. Può andare in esilio, ma si oppone, di conseguenza è portato, insieme ai suoi amici, a Mazas poi a Colonia. Nel frattempo la classe media si accosta sempre più a Luigi Napoleone che consolida il suo potere. Negli anni seguenti il generale, oramai ridotto alla completa inattività sia politica che militare, si accosta alla fede. Occupa il tempo in letture fino a quando non viene revocato il suo esilio nel 1858, ma ad una condizione: non svolgere più attività politica. Ben presto però assumerà un nuovo ruolo: il comando dell’esercito pontificio. I primi contatti per questo incarico avvengono tramite un parente dello stesso generale, Monsignor Xavier e, di fatto, l’8 aprile 1860 questi “assume il comando dell’esercito”. Tale decisone, maturata dalla Santa Sede, deriva appunto dalla consapevolezza che la politica militare deve essere migliorata e rafforzata, infatti a De La Moricière é affidato il seguente compito: “garantire il territorio dello Stato, oltre che fronteggiare rivoluzioni e sommosse”. L‘abilità del comandante si manifesta in occasione delle operazioni militari del settembre 1860. Con l’ultimatum di Cavour al Cardinale Antonelli iniziano le manovre di De La Moricière che si sposta da Spoleto, dirige le truppe verso Ancona, poi a Loreto e a Castelfidardo, ma, nonostante una attiva resistenza in attesa di un vano soccorso franco-austriaco, è costretto a capitolare. Questa vicenda evidenzia il notevole impegno e maestria del comandante e degne di nota rimangono le sue strategie militari frutto di una professionalità acquisita nel tempo. Dopo questo impegno questi decide di trascorrere gli ultimi anni della sua vita “vicino” alla religione, muore il 10 settembre 1865.
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