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Norwegian Wood
di Murakami Haruki
Pubblicato su SITO


Anno 2006- Editore Einaudi
Prezzo € 9- 379pp.
ISBN 2147483647

Una recensione di Luca Toni
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La scrittura di Murakami è una scrittura dell'assenza almeno quanto lo è della presenza. Ciò che non viene detto è altrettanto importante di quanto viene raccontato. Sembra quasi ci sia del pudore nel rivelare troppo dei personaggi. E' uno stile che ricorda. non a caso, la tecnica pittorica giapponese dove vuoti e pieni collaborano nel definire le figure, dove il nulla non è del tutto negativo ma è la forza da cui tutto scaturisce.

Questa sorta di minimalismo estetico non va a scapito dell'intensità emotiva e dello spessore dei personaggi. Per dare un esempio di questa sorta di "realismo straniante" è sufficiente osservare come viene affrontato il tema del suicidio.

Laddove i romanzieri tendono generalmente a voler soddisfare ogni curiosità del lettore Murakami ci presenta suicidi di cui ci sfugge ogni motivazione. In questo senso il vuoto, il nulla che lascia la morte è ancora più grande perchè si tratta di una voragine incolmabile con la logica razionale. Chi vive rimane con un senso di sperdimento totale. Proprio come nella realtà, dove il suicidio rimane sempre al di là del motivo, in un limbo inafferrabile.

Ecco che quindi si coglie la dimensione duplice di questo vuoto: se da un lato è una realtà "positiva", la condizione di esistenza di persone e cose come nella pittura giapponese, dall'altro è anche forza negativa, di distruzione; morte che sta all'origine (il suicidio del primo fidanzato di Naoko) e alla fine come cancellazione del ricordo.

In effetti il tono emotivo del romanzo è definito dal tema del ricordo: tutta la storia è un rievocazione di Watanabe, rievocazione di un passato che deve esser trascritto affinché ne rimanga traccia.

Watanabe è terrorizzato dall'idea che con il passare del tempo il ricordo dell'amata Naoko divenga sempre più labile: il tempo è un roditore lento ma implacabile che pian piano rosicchia ogni realtà riportandola al nulla. La memoria è labile e destinata pian piano a svanire.

E’ sorprendente come Norwegian Wood sia nello stesso tempo un romanzo in cui gli avvenimenti sono molto ordinari ma anche attraversati da temi grandi, enormi, classici come la Morte, la Bellezza, il Tempo, la Gioventù. L'universo è un unità in cui grandi eventi e piccoli eventi si riverberano l'un l'altro per cui il simbolismo di Murakami non ha bisogno di voli pindarici, di allontanarsi dal realismo. Quello di Norwegian wood è un realismo in cui la realtà non è mai quella neutra, oggettiva della scienza, è una realtà esteticamente sempre bella perchè capace di rimandare oltre sè stessa, di essere osservata con uno sguardo unitario, capace di coglierne l'intima, sebbene crudele, armonia e corrispondenza.

Un tema ricorrente che tocca la psicologia dei personaggi è quello della normalità. I protagonisti di Norwegian Wood sono tutti preoccupati dall'idea di non essere normali, si chiedono cosa sia la normalità etc. C'è indubbiamente quel tratto tipico dell'adolescenza che consiste nel sentirsi diversi, estranei al mondo e nel volere dunque fuggire in un universo parallelo, in un limbo idilliaco chiaramente esplicitato dalla casa di cura di Naoko, Eden naturalistico sperduto tra le montagne, lontano anni luce dal caos di Tokio, dalla vita reale. Nello stesso tempo però questa fuga è chiaramente insostenibile, mortale. La vita comprende al suo interno dolore e morte e non ci sono alternative: o la si rifiuta sciogliendo questa contraddizione optando per la morte, o la si accetta nel suo intrecciarsi inestricabile di bene e male, vita e morte, essere e nulla.

Watanabe è sospeso, come ogni giovane che si affaccia nel mondo adulto, tra queste due opzioni rappresentate chiaramente dalle due donne del romanzo : la fragile, malata Naoko e la vitale, esuberante, pragmatica Midori.

Alla fine la scelta appare obbligata, talmente obbligata che Watanabe non dovrà nemmeno compierla, aiutato come sarà dal destino, e come in tutti i migliori romanzi di formazione, non sarà più lo stesso ma si troverà catapulato nel mondo adulto.


Una recensione di Luca Toni



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