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Nel Dolore
di Barbara Becheroni
Pubblicato su SITO
Morrone editore Siracusa
Una recensione
di
Salvo Zappulla
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“Tu uomo lavorerai la terra con il sudore della tua fronte. E tu donna partorirai nel dolore”. Così, più o meno, il buon Dio disse ad Adamo ed Eva quando li scacciò dal Paradiso. Le parole precise non le ricordo. Forse non le ricorda più neanche Lui, adirato com’era per il furto della mela.
“Tu donna partorirai nel dolore”. E probabilmente i medici del reparto di ginecologia di Sicilandia l’hanno recepito alla lettera il messaggio, quindi fanno di tutto per non scontentare il Padreterno e complicare la vita alle loro pazienti. Un giallo? Un thriller? Sicuramente un libro-denuncia questo della Becheroni. Se la letteratura è menzogna, qualche volta è anche vero che riesce a raccontare la peggiore realtà. Un esordio carico di promesse, una storia gradevole (o sgradevole) scritta con maestria da una scrittrice che usa la penna con la precisione e la profondità di un bisturi. La Becheroni non si abbandona a fronzoli e svolazzi, la sua scrittura è decisa, essenziale, incide il cancro della Malasanità estraendone le putrefazioni e dandole in pasto all’opinione pubblica con rigore morale e professionalità estrema. Personaggi senza scrupoli si avvicendano, si manifestano sulla scena come un incubo, o un dipinto di Munch. Trasmettono angoscia i loro visi contorti e l’arroganza, nel lettore e nelle pazienti che hanno avuto la sventura di capitare sotto le loro grinfie. Il successo, il denaro, l’arrivismo senza scrupoli come ideali di vita. E che importa se per trascuratezza o incapacità un bambino è nato malformato o non è nato affatto. E omicidi, vendette, gelosie, ritorsioni per una storia che non concede al lettore il tempo di respirare. Sembra di rivivere certe atmosfere kafkiane, una di quelle che ti soffiano sul collo e accompagnano la lettura fino all’ultima pagina. Il commissario Marzia Leone, milanese, non fa in tempo a mettere piede in Sicilia che subito si trova alle prese con un caso bollente: l’omicidio di un medico trovato incaprettato, con i genitali in bocca, lasciato dentro una vasca a macerare nell’acqua. Strane telefonate si susseguono a intimidirla, a tentare di condizionarne l’operato. Iniziano le indagini in una Sicilia dai contorni grotteschi, in cui si susseguono personaggi ambigui, nobili e notabili, donne ciniche e arriviste al pari dei loro mariti, squarci di umanità e storie di degrado, di abbandono, di miseria senza fine. In questo bazar di squallore emerge la figura della protagonista, ligia al proprio dovere, mossa da ideali di giustizia e determinatissima a fare pulizia del marciume. In un periodo di consumismo letterario sfrenato ci capita un’autrice da presentare a pieno titolo nelle vetrine delle librerie. Barbara il suo romanzo non lo ha mutuato da nessuno, ha seguito l’ispirazione, senza fare calcoli o pensare alle mode del momento, come è giusto che un artista faccia. E’una scrittrice che ha una storia vera da raccontare. E come la racconta! Un libro da consigliare a tutte le donne che hanno conosciuto il travaglio del parto, molte delle quali si riconosceranno protagoniste di questa storia.
Una recensione di Salvo Zappulla
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