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Il fantastico mondo dei sogni
di Sabina Rellini
Pubblicato su SITO
Anno
2005-
Editore EdUP
Prezzo €
12-
252pp.
ISBN
884211248
Una recensione di
Enrico Pietrangeli
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La dimensione del mondo onirico è da sempre parte di un accomunamento legato a fascino e mistero. Fin dai primordi inteso come elemento di contatto e comunicazione tra questa vita e l’oltre, oracolo ma anche strumento d’indagine interiore. “Noi siamo della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni, e la nostra piccola vita è circondata da un sonno” esordisce l’introduzione con Shakespeare su questo “fenomeno enigmatico dell’umanità” analizzato da filosofi, mistici, artisti, antropologi e medici. Sabina Rellini, psicologa e psicoterapeuta, fa esattamente questo, ne indaga l’essenza in termini interdisciplinari. Un libro concepito per essere divulgativo ma che trabocca di un certo nozionismo, comparativo e ben relazionato, vista la continua ed articolata associazione di elementi. Nondimeno la lettura scorre piacevolmente in una struttura fluida, corredata di glossario e galleria fotografica, che ne rende agevole anche la consultazione. Dalla ”notte dei tempi” sogni biblici ma anche testimonianze scientifiche, come quelle di Ippocrate. L’incubazione costituisce il mezzo, attraverso riti misterici, per ricevere rivelazioni celesti. Asclepio, il dio salvifico, v’interviene mettendo in atto la sua terapia divina. Sia Freud che Jung, vengono frequentemente richiamati e rapportati, nel corso della lettura, a rimarcare l’importanza dei padri della psicoanalisi per chi, svolgendo la stessa professione, ne scrive. Avvincente, nell’excursus antropologico, quello pertinente gli aborigeni australiani. Attraverso il mito dell’antica “era del sogno”, la creazione avviene non tanto per motivi geologici quanto per l’energia poetica scaturita dal sogno degli antenati, “corpi vibranti” in un’ ”onda sonora”. Demoni notturni sono Incubus e Succuba, maschile e femminile dei turbamenti di taluni sogni. Calvin Hall, tuttavia, cerca di spiegarceli come un’autopunizione maturata in un senso di colpa che l’individuo s’infligge. Buona parte del testo è dedicata a metodi e tecniche per ricordare ed analizzare i sogni. Unico appunto: un associare asettico, tra le sostanze allucinogene, della marijuana che, al contrario delle altre, induce una forma onirica cosciente, associabile all’idea del cinema, intesa come proiezione nella dimensione della veglia, mentre il sonno è quella fabbrica dei sogni che la Rellini indaga molto bene e da cui può nascere anche del cinema nell’elaborazione dell’inconscio. L’aspetto creativo dei sogni è certamente tra i più importanti, e, non a caso, tale argomento viene trattato a corredare il tutto nel finale del libro. Nel panorama artistico, non potevano non emergere i surrealisti, così intimamente connessi all’onirico nello spirito dei loro elaborati come nelle tecniche utilizzate. In ogni caso, se dovesse capitarvi “un sogno di cui non capite il senso”, sappiate che “è come una lettera non aperta”, così recita il rabbino Chisda nel Talmud. Dunque, abbiate cura della vostra corrispondenza, ci sarà un luogo e tempo debito per poi leggerla…
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