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I Seguaci del Male
di Pietro Giovani
Pubblicato su SITO
Anno
2005-
Editore La Lontra
Prezzo €
10-
160pp.
ISBN
9788890150524
Una recensione
diSimonetta De Bartolo
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Pietro Giovani, a soli quindici anni, con I Seguaci del Male, romanzo d’esordio, corredato dalla prefazione “Le atmosfere cupe del Male” di Fabrizio Fazzari, ci dà un’originale interpretazione dell’atavica lotta tra Bene e Male: Chiesa, cavalieri, crociati, esorcisti, cacciatori di mostri, ecc. da una parte, Satana, lupi mannari, spettri, vampiri e creature mostruose, disgustose e crudeli (bestevil, sterminatori, straziati, ecc.) dall’altra. Inoltre, sacrifici di giovani, furiosi combattimenti, lotte sanguinose. Horror tradizionale e horror moderno.
La composta struttura narrativa, un po’ incerta nelle prime pagine, sicura di sé nelle successive, rinvigorita da una variegata fantasia, ben calata, inizialmente tra atmosfere gotiche, nella realtà medioevale, capta da subito l’interesse del lettore. La Confraternita dei Satanassi deve svolgere un’importantissima missione per il Supremo: trovare la stella e il medaglione di Lazzaro, che darebbero al Bene la possibilità di distruggere il Male. Il gruppo si muoverà verso le “Paludi di Vetro” e, nel “tempio del cobra”, dovrà trovare la “lingua di cobra”, per entrare nel dungeon dove c’è il medaglione di Lazzaro, e verso le piramidi di Cordad, per prendere possesso dello “scettro di Rakash” e per ricevere da qualcuno armi particolari. Animano questi momenti narrativi lo spirito d’avventura, il fascino del mistero, dell’imprevedibile e del mostruoso, il disprezzo del pericolo, sicchè la mente del lettore va immediatamente a certa produzione cinematografica, per es., a I predatori dell’Arca perduta di Steven Spielberg, a La mummia di Stephen Sommers, ecc.
Nel secondo capitolo siamo lentamente trascinati in una specie d’Inferno dantesco, quasi ci trovassimo sul traghetto di Karun (Karonte). Siamo posti di fronte all’inquietante Cerbero, a Karun e, seduto sul grandissimo trono nero, al diavolo in persona: abbiamo la sensazione che l’autore voglia rassicurarci che tutto esista realmente.
I muri mobili di una delle stanze della piramide in cui si trovano i nostri protagonisti ci ricordano quelle omicide della prigione di Toledo nel racconto “Il pozzo e il pendolo” del grande E. A. Poe, mentre Dead, lo spettro che diviene invisibile, capo dei Satanassi, il gruppo più fedele al Supremo, il più temuto e il più agile, ci fa venire in mente Plutone, il dio dell’Ade. La ragazza, membro degli Imperatori della Notte, vestita di stracci, che semina morte con la falce e che non a caso si chiama Death (morte), ci fa pensare all’omonimo cavaliere dell’Apocalisse di S. Giovanni.
Quasi tutti i componenti della setta dei Satanassi sono turbati dalla mania di persecuzione, ma legati dalla fedeltà al Supremo e dal sentimento d’amicizia, pur non mancando i tradimenti; provano tenerezza e si affezionano ai bambini.
La concezione dello scrittore che dal Male si possa generare il Bene poggia sulla presa di coscienza del Bene e del Male, una cognitio che precede una malinconia dell’animo, un ravvedimento, ma non riesce a fugare del tutto l’acuto pessimismo di Pietro Giovani: la sfortuna, come un mantello, si appesantisce su di noi per la “pioggia improvvisa” e “Non sempre arriva aiuto dal cielo/ma qualcuno giunge sempre/anche se inviato da Lucifero in persona”.
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