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Testa e croce
di Silvia Zoico
Pubblicato su PB18
Anno
2006-
Valentina Editrice PADOVA
Prezzo €
10-
96pp.
ISBN
8889709022
Una recensione di
Pietro Pancamo
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Nei versi di «Testa e croce», premurosamente introdotti dai commenti critici di Stefano Valentini e Paolo Ruffilli, la veneziana Silvia Zoico (ben lungi dal particolare v(u)oto di castità che impedisce ad alcuni d’accumulare esperienze e vita) non rinuncia a confrontarsi con la pienezza tangibile del reale, né per un attimo accenna, del resto, a nascondersi o ritrarsi. Anzi – come una moneta piroettante, lanciata in alto nell’aria vorticosa della poesia e del mondo concreto – ci svela, ovviamente “a rotazione”, entrambe le sue facce (in ultima analisi, forse coincidenti): quella di rimatrice estremamente abile nell’amministrare con tatto ironico le risorse metriche di uno stile anfibio e ibrido – che dalla tradizione sa distillare una modernità variegata (giocosa e afflitta ad un tempo) –, e quella di donna costantemente alle prese con una quotidianità molto ricca, pimpante (dunque difficile, molesta e assai dispendiosa), che pulsa imperterrita come “[...] uno spasmo alla gola senza freno”. Oppure come un crampo sbigottito e di parole: parole che – nei componimenti, sempre ironici, di quest’autrice – si creano a vicenda, trasmigrando l’una nell’altra per il tramite instancabile di calembour continui (sia folti che forti) o anche paronomasie interminabili, se non a catena, che gettando su eventi e cose della normalità significati sbalorditivi e stranianti, strisciano sulla realtà come le macchie eruttive e cangianti di un Rorschach turbolento, non solo in eterna convulsione, ma pronto persino a svergognare l’esistenza umana, accusandola per ciò che è davvero: un gorgo smanioso che ribolle di contraddizioni e in cui l’ironia e basta (in quanto capace di smussare la sofferenza in riflessione, cioè in pensiero, cioè in diretta emanazione della mente, della ragione e insomma della “testa”) può schermare alla radice la delusione amorosa, lo smarrimento, il dolore... in breve, la “croce” d’ogni giorno.
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