Recensire un libro di poesia non è mai semplice, perché è come entrare in una camera privata. Questo accade, soprattutto, con autori che nelle loro parole mettono tutto il loro sentire, con semplicità e sensibilità. Ecco che il critico, in queste occasioni, ha paura di comportarsi come il classico elefante in un negozio di porcellane! La Stremiz, ecco perché ho fatto questa premessa, è una donna estremamente sensibile, di una emotività semplice e cristallina. Nei suoi brani non troviamo la mano di un poeta esperto, ma versi intessuti di concetti porti al lettore senza fronzoli. Nel suo scrivere spiccano i valori autentici della vita che non è mai un male ricordare. I suoi occhi si posano sui tasti più puri: quelli della vita, della speranza, dei ricordi. Descritti con un radicato ottimismo. “Non ci sono sogni irrealizzabili, ma solo sogni non realizzati”. La certezza cede solo quando si concede di pensare alla morte e a Dio: i misteri insoluti dell’uomo. Per la Stremiz sono argomenti ricorrenti.
LA MORTE
Puoi non volerla ma non rifiutarla,
a prescindere dalla tua volontà,
si prenderà quello che il tempo,
di te ha lasciato.
Nella seconda parte del libro, intitolata “I miei pensieri sparsi”, ci sono dei… consigli. Una sorta di filosofia di vita esplicata in parole povere. “Di sbagli se ne fanno tanti e non sempre serve trovarne il motivo”. Si ritrovano pensieri rivolti alle persone alle quali il libro è dedicato. Quelle più care: i figli, i genitori, l’amato, gli amici. “Quando conto le cose che ho ti conto sempre due volte”.