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Randagi
di Paola Mordiglia
Pubblicato su SITO


Anno 2006- Adnkronos libri
Prezzo € 6- 128pp.
ISBN 8871180941

Una recensione di Virginia Greco
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 Randagi

Letti di cartone e nasi di plastica

E’ così brutta che finisce per piacerti.

E’ così desolata da prenderla per mano e starla a coccolare.

Bucarest, per quanto assomigli ad un vecchio cappotto che vorresti cambiare, è abitata da ragazze che sembrano pallide fate, di nebbia e cannella, chiare come mezze lune, sottili e divorate dal vento. Sulle sue strade camminano uomini che nascondono nelle tasche sogni così accartocciati da sembrare inesistenti, è calpestata da gambe pesanti che hanno sempre marciato come un militare, ed è toccata e accarezzata da mani che non le sanno ancora dare piacere.

E’ malconcia, pure un po’ abbrutita, ma sulle sue strade, lungo i suoi marciapiedi, tra le sue case e i suoi balconi, c’è l’aria di un temporale che non vuole passare, come se la gente si fosse attaccata alle nuvole per non permettere che il sole caschi per terra.


Bucarest si sveglia ogni mattina nella sua luce grigia e polverosa e comincia una nuova giornata ancora stanca delle precedenti; dalle sue viscere, nell’aria umida e maleodorante dei canali sotterranei, emerge un esercito di piccoli uomini, selvatici e tristi, e con loro una specie di angelo, venuto da lontano. Si chiama Miloud Oukili, dice di fare il clown, indossa abiti neri e buffe scarpe gialle che lo rendono goffo; con il suo naso rosso e un monociclo, in undici anni, ha collezionato decine di “figli”.

Non si può realmente capire cosa accada nella città nascosta sotto le strade di Bucarest, quale sia la realtà attraverso la quale cercano di sopravvivere migliaia di bambini e adolescenti rumeni, se non si prova a vederla con i propri occhi, a respirarla con le proprie narici. E’ per questo che Paola Mordiglia, scrittrice e giornalista, ha raggiunto Miloud nella desolata città dell’est in cui vive da anni, ha parlato con lui, con i ragazzi, ma soprattutto ha ascoltato e ha toccato con mano. “Randagi” è lo splendido risultato di questa esperienza: un diario a più voci, un racconto violento e delicato allo stesso tempo.

Miloud arriva a Bucarest nel 1992, tramite un’associazione francese di volontariato, per portare la sua arte di clown per le strade della città: un mese e andrà via. Una fatalità, la perdita di un treno, rappresenta la trasposizione di un desiderio interiore: restare, penetrare nel mondo di chi ha fatto delle strade la propria casa, dei canali sotterranei il proprio letto e di una lotta alla sopravvivenza, lontano dai sogni e dalla felicità, il solo possibile scopo della vita. C’è chi li considera bestie, perché si aggirano per le strade come cani abbandonati, selvaggi e rabbiosi, ma in fondo restano bambini cresciuti troppo presto o adolescenti che non sembrano aver superato i 12 anni. Sono anch’essi esseri umani, eppure non sanno bene cosa significhi né si ricordano più come fosse sentirsi amati. Senza la pretesa di restituire quello che la vita aveva tolto loro, Miloud ha cercato di ascoltare i loro desideri, di abitare le loro case, regalando ai suoi giovani amici qualcosa di nuovo, come la possibilità di impegnarsi in un progetto, di dare un senso nuovo alle giornate, di realizzare uno scopo. Così dopo anni di lavoro e difficoltà di ogni tipo, nasce l’Associazione Parada e una singolare carovana di giovani clown autodidatti e autosufficienti, guidata da quel buffo angelo in scarponcini gialli, parte per il mondo, portando in ogni dove sorrisi semplici - fatti di nasi di plastica rossi, palline, birilli rudimentali -, sorrisi puri, di chi non aveva alcunché da perdere e ha trovato qualcosa per cui vivere.

“Randagi” è la storia di questo incontro, è un lungo viaggio, una specie di sogno, forte e non allegro, tremendo ma non brutto. Una fiaba di cruda realtà raccontata con i toni della poesia.


Una recensione di Virginia Greco



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