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Dall'Istria al Dandolo
di A.A.V.V.
Pubblicato su SITO
Anno
2004-
Edizioni L’omino Rosso
Prezzo €
15,00-
176pp.
ISBN
n/a
Una recensione di
Emiliano Grisostolo
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Autori del volume: Roberto Castenetto, Lucio Cesaratto, Laura Guaianuzzi, Adriano Noacco, Guido Porro e Lucio Sabadin
L’inizio polemico tra vecchia e attuale maggioranza, non ha impedito lo svolgersi della presentazione del volume finanziato dal Comune di Maniago dal titolo Dall’ Istria al Dandolo, ed ora distribuito dalla casa editrice pordenonese L’ omino Rosso. Dopo il botta e risposta sulla pubblicazione del libro “Dall'Istria al Dandolo”, in cui il gruppo di minoranza Per Maniago ha accusato la maggioranza di aver reso oggetto di mercimonio la storia degli esuli istriani, fiumani e dalmati, la serata ha avuto inizio come da programma con la partecipazione dell’ amministrazione comunale e della biblioteca di Maniago. Il libro nasce dall'omonima mostra del 2007, organizzata in collaborazione con l'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia di Pordenone. Un lavoro che vuole essere un contributo affinché non si perda la memoria del sacrificio delle genti istriane, cui è toccato subire dapprima il peso del totalitarismo fascista e in seguito la tragedia di quello comunista. Il volume testimonia i cinquant'anni di duro lavoro a Dandolo di Maniago, da parte di istriani, veneti e friulani che non solo sono stati capaci di trasformare un ambiente arido in una terra fertile, ma che sono anche riusciti a creare una comunità animata da valori umani e cristiani condivisi. Alla Casa Zecchin a Maniagolibero sono intervenuti alla presentazione gli autori del volume: Roberto Castenetto, Lucio Cesaratto, Laura Guaianuzzi, Adriano Noacco, Guido Porro e Lucio Sabadin. Alla serata di presentazione sono inoltre state proposte anche musiche da Arno Barzan (percussioni), Lorenzo Marcolina (clarinetto) e Romano Tedesco (fisarmonica). Un monito, dichiarano gli autori, alle giovani generazioni a non dimenticare le sofferenze causate alle genti istriane, fiumane e dalmate prima dal totalitarismo fascista, poi da quello comunista. Era stato questo il senso delle celebrazioni, a 50 anni dall'arrivo dei primi profughi a Maniago e Dandolo in particolare, tenutesi lo scorso anno nella frazione maniaghese. In occasione di tale ricorrenza era nata l'idea di scrivere un libro che riportasse le storie dei primi abitanti di Dandolo e del successivo sviluppo della comunità. La serata di presentazione inizia con un’introduzione musicale lenta, dalle sofferte e dense arie slovene. Si tratta della canzone di Gorizia, suonata a gennaio in occasione dell’abbattimento del confine tra Gorizia e Nuova Goriza. Raccontano gli autori di un lavoro lungo, articolato, che inizia con la storia dell’Istria che ha origini latine romane, già fa parte dell’ Impero nel 177 a.C., ma già dal paleolitico fa parte del mediterraneo e della sua cultura. Infatti forte è il legame tra l ‘Istria e l’ Italia, soprattutto con il Friuli dove la convivenza tra popoli, culture, etnie differenti, è fusa in un’ armonia inimmaginabile in altri luoghi. Questo dura fino alla seconda guerra mondiale, nel ’47 giunge il piano dell’esodo da Pola. Furono circa 350000 le persone, moltissimi di origini italiana, costrette ad andarsene perché l’ elemento italiano in Istria era di intralcio all’ insediarsi del regime socialista costituente. Fu Tito a dettare l’ordine di cacciare gli italiani perché popolo acculturato. Prove di una persecuzione anche etnica stanno tornando alla luce proprio in questi ultimi anni, rafforzando quelle leggende che oramai non sono più tali, di persone misteriosamente scomparse, rapite e uccise, gettate nelle foibe, fucilate nei boschi e mai più ritrovate. Parte di questo popolo dopo una rovinosa fuga, giunge così al Dandolo, a Campagna Ventunis, nel grande centro dei Magredi che formano un triangolo che va dal punto di incontro dei torrenti Cellina e Colvera, e sale verso le montagne a nord. Si riscontra proprio in questo punto una seconda linea di ricerca tra le molte, atte a costituire un volume che merita di essere letto sotto molti aspetti. Lunga la lista bibliografica. Capaci gli autori a ritrovare il filo del discorso e legare insieme i diversi aspetti di un luogo, un territorio storico, importante sotto il profilo ambientale, lavorativo e culturale della popolazione, che ne sfruttò la terra arida trasformandola in un fazzoletto fertile. Luoghi poco ristagnanti perché fortemente permeabili. Un terreno che può assorbire anche due metri cubi di acqua piovana senza che questa ve ne lasci traccia, perché grazie ad un terreno ghiaioso filtra sotto terra riaffiorando in risorgive nella zona del pordenonese. Questo ha permesso al terreno apparentemente inospitale, di dare frutti notevoli negli anni. Una terra fortemente sfruttata dalle genti che vi si sono insediate, molte cacciate dal loro paese natale durante la guerra, nella quale la flora originale è stata quasi completamente distrutta; solo ogni tanto si può incontrare la steppa originale del luogo con alcuni tipici fiori rarissimi in altre zone circostanti. Una serata diversa, un luogo magico la casa Zecchina a Maniagolibero dov’è stato presentato il volume dall’ Istria al Dandolo, che ha consentito alle numerose persone presenti di indossare i panni delle genti dei primi del novecento che si incontravano attorno ad un fuoco, all’ interno di una stalla, per raccontarsi storie e aneddoti. Musica e racconti popolari balcanici e di casa nostra si sono mescolati, dando vita alla storia che non dobbiamo dimenticare.
Una recensione di Emiliano Grisostolo
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